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MONDO

Lo scontro

Botta e risposta Cohen-Trump: "Presidente razzista e truffatore", "Mente per avere riduzione pena"

La testimonianza davanti al Congresso dell'ex legale del presidente, che risponde con un tweet. Ma il quadro dipinto da Cohen è impietoso: dalla candidatura per interessi personali agli assegni per pagare il silenzio di alcune donne, dai neri stupidi alle menzogne ai rapporti con la Russia. E lascia intendere che ci siano indagini su Trump non ancora rese pubbliche

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L'anticipazione
"Io so chi è Donald Trump. E' un razzista, un truffatore, un imbroglione": è uno dei passaggi dell'intervento con cui l'ex legale del presidente, Michael Cohen, apre la sua testimonianza davanti ai membri della commissione vigilanza della Camera del Congresso americano, testo anticipato dal New York Times.

La critica
Il deputato repubblicano, Mark Meadows, ha attaccato Michael Cohen per aver anticipato il contenuto della sua audizione prima di comprare davanti alla Commissione vigilanza della Camera. Meadows ha chiesto di rinviare l'audizione ma la maggioranza ha bocciato la proposta.

Il tweet
"Michael Cohen era uno dei molti avvocati che mi ha rappresentato (sfortunatamente). Aveva anche altri clienti. E' appena stato radiato (dall'albo degli avvocati) dalla Corte suprema per falso e frode. Ha fatto brutte cose non legate a Trump. Sta mentendo per ridurre la sua condanna in carcere": il tweet è la prima reazione di Donald Trump alla testimonianza pubblica del suo ex legale davanti alla commissione di sorveglianza della Camera.

Cohen: proteggete la mia famiglia
"Ho chiesto a questa commissione di garantire che la mia famiglia sia protetta dalle minacce presidenziali". Lo afferma durante la sua audizione pubblica al Congresso l'ex legale di Donald Trump, Michael Cohen, secondo quanto riferito dal New York Times, che ha potuto anticipare il testo.

Trump minacciò liceo e college
Donald Trump minacciò i vertici del liceo e del college da lui frequentati perchè non rilasciassero i risultati sul suo rendimento e dei suoi esami. Per dimostrarlo Cohen ha portato in Congresso copia delle lettere che il presidente gli ordinò di scrivere per inviare il messaggio che se quelle informazioni fossero state diffuse sarebbero scattate azioni civili e penali.

Gli assegni a Stormy Daniels
Come annunciato, Cohen ha presentato alla Commissione vigilanza della Camera dei Rappresentanti, a Capitol Hill, un assegno per un valore di 35 mila dollari firmato da Trump come rimborso per i pagamenti in cambio del silenzio alle donne che sostenevano di avere avuto rapporti con lui, tra le quali molto probabilmente anche la pornostar Stormy Daniels. "Vi sto consegnando una copia di un assegno da 35.000 dollari che il presidente Trump ha firmato, e proviene dal suo conto bancario personale, e datato il primo agosto 2017 - quando era presidente degli Stati Uniti - a seguito della copertura che ho fornito per il denaro clandestino di Trump e per rimborsarmi del denaro che ho versato io. Questo assegno da 35 mila dollari era uno degli 11 assegni pagati durante l'anno, quando era presidente", ha spiegato Cohen. "Il presidente degli Stati Uniti ha quindi firmato un assegno personale per il pagamento di somme di denaro come parte di un piano criminale per violare le leggi sui finanziamenti della campagna", ha aggiunto l'ex legale.

"Il presidente mentì sul Vietnam"
"Pensi che io sia così stupido da andare in guerra in Vietnam?": cosi' Donald Trump avrebbe risposto a Michael Cohen quando gli chiese di raccontare ai giornalisti di essere stato riformato per motivi medici. Lo racconta lo stesso Cohen, spiegando come Trump raccontava di avere una malformazione ossea: "Ma dai referti medici non risultava nulla", chiosa Cohen. L'ex avvocato di Trump racconta anche come il tycoon, ricevendo un rimborso di 10 milioni di dollari dal fisco disse: "Puo' essere il governo così stupido da dare così tanti soldi indietro a uno come me?".

"Donald Trump si candidò solo per i suoi interessi"
Donald Trump si è candidato alla presidenza "per rendere grande il suo marchio, non per rendere grande il Paese", continua Cohen, nella sua testimonianza davanti al Congresso, anticipata dai media americani. "Non aveva il desiderio di guidare questo Paese ma solo di commercializzare se stesso e costruirsi il potere e la ricchezza", aggiunge. "Trump diceva spesso che questa campagna sarebbe stata la più grande pubblicità della storia politica. Non si sarebbe mai aspettato di vincere le primarie e nemmeno le elezioni generali. La campagna per lui è sempre stata un'opportunità di marketing".

Cohen: "Per Trump i neri troppo stupidi per votarlo"
"Trump è un razzista e un giorno mi disse che le persone nere non avrebbero mai votato per lui perchè erano troppo stupide", ha raccontato Michael Cohen, aggiungendo: "Quando l'ho conosciuto, era un uomo di successo, sentivi di essere coinvolto in qualcosa di ancora più grande di te stesso. Ho lavorato all'inizio per i suoi affari immobiliari, ma poi mi ha fatto entrare nei suoi affari privati. Ma il signor Trump è un enigma. E' il male e il bene. E' capace di atteggiamenti gentili, ma non lo è. E' capace di comportamenti leali, ma fondamentalmente non lo è. Mentire era normale e nessuno attorno a Trump lo ha mai sottolineato".

La Trump Tower a Mosca, "il Presidente ha mentito agli americani"
Donald Trump nel 2016 sapeva e diresse i negoziati sulla Trump Tower a Mosca attraverso la sua campagna e ha mentito su questo agli americani: lo dice con forza Cohen proseguendo nella sua audizione.

"Trump sapeva in anticipo delle mail anti-Clinton di Wikileaks"
"Donald Trump fu informato in anticipo da Roger Stone della pubblicazione delle mail da parte di   Wikileaks", ha rivelato, affermando che "nel luglio 2016, giorni prima della convention democratica, ero nell'ufficio di Trump quando la sua segretaria annunciò una telefonata di Roger Stone, e Trump lo mise in   viva voce". Il consigliere ed amico di lunga data di Trump, Stone, è stato arrestato, e poi rilasciato su cauzione, nell'ambito dell'inchiesta del Russiagate con l'accusa, tra l'altro, di falsa testimonianza  riguardo ai suoi contatti con Wikileaks per la pubblicazione della mail rubate al comitato democratico ed alla campagna di Hillary Clinton da hacker che l'intelligence Usa ritiene legati alla Russia. "Stone ha detto a Trump che aveva appena finito di parlare con Julian Assange e che Mr Assange gli aveva detto che, in un paio di giorni, vi  sarebbe stata la pubblicazione di un massiccio numero di mail che avrebbe danneggiato la campagna di Clinton", ha detto ancora Cohen. A questo punto "Mr Trump ha risposto dicendo 'non sarebbe grande?'', riferendosi a questa possibilità.

"Non ho le prove di collusione di Trump con la Russia, ma ho sospetti"
"Sono state avanzate domande riguardo al fatto che io sia a conoscenza di prove dirette della  collusione di Mr Trump o della sua campagna con la Russia. Non le ho e voglio essere chiaro, ma ho i miei sospetti", ha proseguito Michael Cohen che poi, rispondendo  alla domanda se, in via ipotetica e sulla base della sua conoscenza del tycoon, Trump avrebbe potuto collaborare con una potenza straniera  per vincere, ha risposto "sì". "Il desiderio di Mr Trump di vincere l'avrebbe fatto lavorare con chiunque", ha detto ancora l'ex avvocato, sottolineando però di non voler usare la parola "collusione".

Cohen ha anche detto che quando, nell'estate del 2017, lesse sulla stampa dell'incontro alla Trump Tower nel giugno del 2016 "tra Don jr ed altri della campagna e dei russi, compreso un rappresentante del governo russo, qualcosa mi è scattato in mente". "Mi sono ricordato di essere nella stanza di Mr Trump, probabilmente all'inizio del giugno 2016, quando qualcosa di strano è successo: mi ricorda che Don jr si avvicinò a Trump parlando a bassa voce dicendo, 'l'incontro è organizzato'. Mi ricordo che Trump disse 'Ok bene, fammi sapere". Cohen ha sottolineato che Trump era solito dire che il figlio maggiore "aveva la peggiore capacità di giudizio" e che quindi sarebbe stato strano per Don jr prendere qualsiasi decisione senza consultare il padre.

"Procura indaga su accuse a Trump non ancora rese pubbliche"
Michael Cohen ha lasciato intendere che la procura di New York stia indagando su altre vicende relative al presidente americano che ancora non sono state rese note. Quando un deputato gli ha chiesto se era a conoscenza di "qualsiasi atto illecito" relativo al presidente di cui non si era parlato durante la sua testimonianza in aula, Cohen ha risposto di "sì". "Fanno parte delle indagini che si stanno facendo nel distretto meridionale di New York", ha aggiunto.

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