POLITICA
Scintille in Aula tra i deputati M5S e quelli del Pd
La Camera approva il decreto legge lavoro
Il provvedimento è passato con 283 voti a favore, 161 contrari e un astenuto. Prossimo passaggio al Senato
Roma
Sì dell'Aula della Camera al decreto legge lavoro. Il testo è stato approvato con 283 voti a favore, 161 contrari e un astenuto, e ora passa al Senato.
Prima del voto finale ci sono state scintille tra i deputati di M5S e quelli del Pd, che hanno coinvolto la presidente Boldrini. I Pentastellati hanno cercato di tenere a raffica interventi sul regolamento, alla fine, però, dopo proteste del Pd, si è arrivati alla votazione finale.
Tutti i deputati di M5S hanno alzato le braccia incatenate con manette di plastica e hanno mostrato la scritta "schiavi moderni" durante le dichiarazioni di voto finali sul dl lavoro. La presidente Laura Boldrini ha ordinato la rimozione dei cartelli e delle manette da parte dei commessi.
Walter Rizzetto di M5S ha anche citato una frase di Roosevelt secondo cui è libero solo chi ha una sicurezza ed un’indipendenza economica, quando tutti i colleghi hanno alzato le mani, componendo la scritta "Schiavi moderni" con diversi cartelli.
Il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha criticato il fatto di "aver fatto tutto questo solo per una foto sul giornale, mentre noi stiamo dando 80 euro ai lavoratori". E alle interruzioni dei M5S, Speranza ribatte: "Ci vuole pazienza e tempo per abituarsi alla democrazia...".
Cosa prevede il testo
Il decreto estende da 1 a 3 anni la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato senza causale, ovvero senza ragione dell’assunzione. Il testo approvato dal governo prevedeva un massimo di otto proroghe contrattuali in 36 mesi, la commissione ha abbassato il tetto a cinque proroghe. I lavoratori `a termine´ non possono però essere in ciascuna azienda più del 20% degli assunti a tempo indeterminato (1 per le imprese fino a 5 dipendenti). La commissione ha previsto che se si supera il limite, i contratti in eccesso si considerano a tempo indeterminato. Le norme si applicano alla somministrazione di lavoro a tempo determinato. La commissione ha ripristinato l'obbligo di un piano formativo individuale in forma scritta, inizialmente cancellato dal governo, ma prevede modalità semplificate di redazione.
Prima del voto finale ci sono state scintille tra i deputati di M5S e quelli del Pd, che hanno coinvolto la presidente Boldrini. I Pentastellati hanno cercato di tenere a raffica interventi sul regolamento, alla fine, però, dopo proteste del Pd, si è arrivati alla votazione finale.
Tutti i deputati di M5S hanno alzato le braccia incatenate con manette di plastica e hanno mostrato la scritta "schiavi moderni" durante le dichiarazioni di voto finali sul dl lavoro. La presidente Laura Boldrini ha ordinato la rimozione dei cartelli e delle manette da parte dei commessi.
Walter Rizzetto di M5S ha anche citato una frase di Roosevelt secondo cui è libero solo chi ha una sicurezza ed un’indipendenza economica, quando tutti i colleghi hanno alzato le mani, componendo la scritta "Schiavi moderni" con diversi cartelli.
Il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha criticato il fatto di "aver fatto tutto questo solo per una foto sul giornale, mentre noi stiamo dando 80 euro ai lavoratori". E alle interruzioni dei M5S, Speranza ribatte: "Ci vuole pazienza e tempo per abituarsi alla democrazia...".
Cosa prevede il testo
Il decreto estende da 1 a 3 anni la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato senza causale, ovvero senza ragione dell’assunzione. Il testo approvato dal governo prevedeva un massimo di otto proroghe contrattuali in 36 mesi, la commissione ha abbassato il tetto a cinque proroghe. I lavoratori `a termine´ non possono però essere in ciascuna azienda più del 20% degli assunti a tempo indeterminato (1 per le imprese fino a 5 dipendenti). La commissione ha previsto che se si supera il limite, i contratti in eccesso si considerano a tempo indeterminato. Le norme si applicano alla somministrazione di lavoro a tempo determinato. La commissione ha ripristinato l'obbligo di un piano formativo individuale in forma scritta, inizialmente cancellato dal governo, ma prevede modalità semplificate di redazione.