POLITICA
Jobs Act
Decreto lavoro, Ncd pronto a dire no alla fiducia. Vertice di maggioranza a palazzo Chigi
Ncd e Sc contro il jobs act di Matteo Renzi. Formigoni twitta: "E' invotabile" anche se il ministro Padoan promuove la riforma: "Porterà più lavoro". In corso vertice di maggioranza prima dell'arrivo in Aula del provvedimento
Roma
“Il provvedimento sul lavoro è invotabile”. I mal di pancia del Nuovo Centro Destra sul decreto lavoro che oggi approderà alla Camera trovano la loro sintesi in un tweet di Roberto Formigoni, senatore Ncd, che cinguetta: “La fiducia non la votiamo”. Ipotesi fiducia ventilata nei giorni scorsi proprio a causa delle contrarietà emerse non solo tra le fila degli alfaniani, ma anche tra i montiani. E mentre il ministro Pier Carlo Padoan difende la riforma: “Aiuterà l’occupazione”, a Montecitorio è in corso un vertice di maggioranza per cercare di trovare un accordo prima dell’arrivo a Montecitorio del provvedimento. Pomo della discordia gli emendamenti introdotti dal Pd.
Corsa contro il tempo per l’esecutivo di Matteo Renzi che sul decreto lavoro se la deve vedere con i “no” di Ncd e Scelta Civica. Il decreto, il cosiddetto “jobs act”, va infatti convertito entro il 19 maggio e, dopo il passaggio di oggi alla Camera, deve ancora passare per il Senato. Per questo motivo, per superare i dissensi in tempi rapidi, il governo aveva pensato ad apporre la fiducia al testo che dalle 15 sarà a Montecitorio. Fiducia a cui l’Ncd voterà contro, almeno secondo Formigoni e Fabrizio Cicchitto.
All’origine del dissenso, le modifiche apportate al testo in commissione Lavoro lo scorso venerdì che irrigidirebbero i vincoli a carico delle imprese a scapito della flessibilità di uscita che era alla base del decreto varato da Palazzo Chigi, e sostenuto dagli ex Pdl. Le modifiche più contestate del nuovo testo sono la riduzione delle proroghe consentite per i contratti a tempo in 36 mesi, che passano da 8 a 5, e l’obbligo per le imprese con oltre 30 dipendenti di assumere il 20% degli apprendisti. Gli altri emendamenti riguardano la conferma e l’ampliamento del diritto di precedenza per i lavoratori e lavoratrici in maternità con contratto a termine nelle future assunzioni a tempo indeterminato con la stessa mansione. Per quanto riguarda l’apprendistato, viene ripristinata una quota di formazione pubblica, la redazione scritta del piano relativo alla formazione ‘on the job’ da inserire nel contratto di assunzione.
Dopo l’appoggio del ministro Padoan al provvedimento, arrivato questa mattina in un’intervista radiofonica: "La riforma del Lavoro portata avanti dal ministro Poletti accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando", è in corso a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza. Vertice a cui partecipano i capigruppo di Camera e Senato, i ministri del Lavoro e delle Riforme Giuliano Poletti e Maria Elena Boschi, il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano e il presidente dei senatori di Ncd, Maurizio Sacconi. Assente Matteo Renzi, impegnato a Palazzo Chigi con il sottosegretario Graziano Delrio sul dossier dei fondi europei.
Corsa contro il tempo per l’esecutivo di Matteo Renzi che sul decreto lavoro se la deve vedere con i “no” di Ncd e Scelta Civica. Il decreto, il cosiddetto “jobs act”, va infatti convertito entro il 19 maggio e, dopo il passaggio di oggi alla Camera, deve ancora passare per il Senato. Per questo motivo, per superare i dissensi in tempi rapidi, il governo aveva pensato ad apporre la fiducia al testo che dalle 15 sarà a Montecitorio. Fiducia a cui l’Ncd voterà contro, almeno secondo Formigoni e Fabrizio Cicchitto.
Repetita juvant: il provvedimento sul lavoro presentato alla Camera con gli emendamenti del PD è invotabile, la fiducia #Ncd non la vota!
— Roberto Formigoni (@r_formigoni) April 22, 2014
All’origine del dissenso, le modifiche apportate al testo in commissione Lavoro lo scorso venerdì che irrigidirebbero i vincoli a carico delle imprese a scapito della flessibilità di uscita che era alla base del decreto varato da Palazzo Chigi, e sostenuto dagli ex Pdl. Le modifiche più contestate del nuovo testo sono la riduzione delle proroghe consentite per i contratti a tempo in 36 mesi, che passano da 8 a 5, e l’obbligo per le imprese con oltre 30 dipendenti di assumere il 20% degli apprendisti. Gli altri emendamenti riguardano la conferma e l’ampliamento del diritto di precedenza per i lavoratori e lavoratrici in maternità con contratto a termine nelle future assunzioni a tempo indeterminato con la stessa mansione. Per quanto riguarda l’apprendistato, viene ripristinata una quota di formazione pubblica, la redazione scritta del piano relativo alla formazione ‘on the job’ da inserire nel contratto di assunzione.
Dopo l’appoggio del ministro Padoan al provvedimento, arrivato questa mattina in un’intervista radiofonica: "La riforma del Lavoro portata avanti dal ministro Poletti accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando", è in corso a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza. Vertice a cui partecipano i capigruppo di Camera e Senato, i ministri del Lavoro e delle Riforme Giuliano Poletti e Maria Elena Boschi, il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano e il presidente dei senatori di Ncd, Maurizio Sacconi. Assente Matteo Renzi, impegnato a Palazzo Chigi con il sottosegretario Graziano Delrio sul dossier dei fondi europei.