POLITICA
Il governo pone la questione di fiducia
Decreto lavoro, alla Camera si va allo scontro sul voto di fiducia
Dopo il via libera della Commissione bilancio e del vertice di maggioranza, l'esecutivo blinda il testo. Nunzia De Girolamo: "Da Ncd sì alla fiducia ma sarà battaglia al Senato". Alle 13.30 le dichiarazioni di voto sulla fiducia, domani il voto finale. Renzi al Tg1: Polemiche sul Jobs Act? Qualcuno si sente in campagna elettorale. Dalle 14 alle 15 il premier risponde su twitter alle domande dei cittadini
Roma
Continua lo scontro sul decreto Lavoro del governo. Sul testo del 'Jobs Act' l'esecutivo ha chiesto infatti la fiducia al Parlamento dopo le critiche sollevate da Nuovo centrodestra e Scelta Civica. La votazione con chiama nominale è da poco cominciata.
La decisione di porre la fiducia è stata presa dopo la riunione, ieri pomeriggio tra i ministri delle Riforme Boschi e del Lavoro Poletti e i capigruppo di maggioranza. "A nome del Governo - ha annunciato Boschi - pongo la questione fiducia senza emendamenti nè articoli aggiuntivi". Il governo cerca di stringere i tempi perché il decreto va convertito entro il 19 maggio e, dopo il passaggio alla Camera, dovrà approdare in Senato.
Le critiche di Ncd e Scelta Civica
Nel vertice di maggioranza, i ministri Boschi e Poletti hanno tentato una mediazione, ma tra Pd e Ncd non si è raggiunto un accordo sulle modifiche. Il partito di Alfano voleva modifiche sulle sanzioni per l'apprendistato e il Pd che scendesse da 5 a 4 il numero dei contratti a termine. Ma alla fine, come annunciato dalla capogruppo alla Camera Nunzia Di Girolamo, il sì arriverà ma "sarà battaglia al Senato". Posizione condivisa anche da Scelta Civica che subordina il suo ok alla necessità di correggere il testo a Palazzo Madama. Per vedere comunque se Ncd e Scelta civica rispetteranno il voto annunciato sul decreto bisognerà aspettare. La contrarietà di Ncd e Scelta civica si era manifestata già ieri mattina, davanti all'ipotesi del governo di blindare il testo con la fiducia: gli esponenti dei due partiti minacciavano di non votarlo senza modifiche. Ncd chiede, per voce del capogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, il "ripristino sostanziale delle semplificazioni ai contratti a termine e di apprendistato, essenziali a incoraggiare la maggiore occupazione". Ma lo stop all'esecutivo è stato intimato anche da altri esponenti di primo piano del partito di Alfano: da Roberto Formigoni che ha definito "invotabile" il testo presentato in aula con gli emendamenti del Pd, fino a Nunzia De Girolamo secondo cui "solo un accordo nella maggioranza può consentire l'ulteriore iter del provvedimento". Di "maggioranza allo sbando" ha parlato invece Forza Italia e il capogruppo a Montecitorio, Renato Brunetta, ha chiesto che "si torni all'impianto originario" del provvedimento.
I 5 Stelle protestano con codice a barre
Un codice a barre (incollato) sulla fronte. Così i deputati del Movimento 5 stelle si sono presentati in Aula, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al dl Lavoro.
Alle 15.30, poi, è partita la chiamata nominale per il voto. Domani, alle 12, il voto finale. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno scade alle 10.
Renzi: Polemiche sul Jobs Act? Tipiche nella campagna elettorale
Il riferimento alle polemiche sul decreto lavoro ieri sera è intervenuto al Tg1 anche il premier Renzi. "Le polemiche dentro la maggioranza - ha detto il presidente del Consiglio - sono tipiche di un momento in cui si fa campagna elettorale, ma con rispetto della campagna elettorale noi vogliamo governare. Sui dettagli discutiamo ma alla fine si chiuda l'accordo perché non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione". "Bisogna decidere - ha concluso - non voglio perdere la faccia". Oggi, dalle 14 alle 15 il premier risponderà su twitter ai cittadini.
Il ministro del Lavoro: "Necessaria approvazione urgente"
Ieri sera, il ministro Poletti ha ribadito di essere "convinto dell'assoluta necessità di un'approvazione urgente del provvedimento di conversione del decreto lavoro". L'esame si è concluso rispettandone "i contenuti fondamentali" - ha detto poi Poletti - "anche la discussione di ieri ha evidenziato come le distanze sul merito ci sono, ma sono limitate". In vista della discussione che continuerà al Senato dopo il voto sulla fiducia da parte della Camera, Poletti ribadisce "l'esigenza della massima celerità possibile nella conclusione dell'iter parlamentare. Anche in considerazione delle aspettative che questo provvedimento ha suscitato sia nelle imprese sia a livello internazionale", conclude il ministro in una nota.
La difesa di Padoan
Sul decreto ieri mattina è intervenuto anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che ha difeso il provvedimento voluto dal Governo: dalla riforma Fornero "le condizioni recessive sono peggiorate - ha detto - c'è una ripresa ancora fragile, anche se positiva, e questo stenta a tradursi in occupazione. Una riforma come quella presentata dal governo e portata avanti da Poletti accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando". Secondo l'inquilino di via XX Settembre con la riforma del mercato del lavoro cambierà il meccanismo di allocazione delle risorse anche per gli ammortizzatori. "Si tratta", ha aggiunto, "di cambiare il meccanismo attraverso cui si offre sostegno ai lavoratori". I soldi per rifinanziare gli ammortizzatori comunque, ha assicurato Padoan, "li troviamo".
La decisione di porre la fiducia è stata presa dopo la riunione, ieri pomeriggio tra i ministri delle Riforme Boschi e del Lavoro Poletti e i capigruppo di maggioranza. "A nome del Governo - ha annunciato Boschi - pongo la questione fiducia senza emendamenti nè articoli aggiuntivi". Il governo cerca di stringere i tempi perché il decreto va convertito entro il 19 maggio e, dopo il passaggio alla Camera, dovrà approdare in Senato.
Le critiche di Ncd e Scelta Civica
Nel vertice di maggioranza, i ministri Boschi e Poletti hanno tentato una mediazione, ma tra Pd e Ncd non si è raggiunto un accordo sulle modifiche. Il partito di Alfano voleva modifiche sulle sanzioni per l'apprendistato e il Pd che scendesse da 5 a 4 il numero dei contratti a termine. Ma alla fine, come annunciato dalla capogruppo alla Camera Nunzia Di Girolamo, il sì arriverà ma "sarà battaglia al Senato". Posizione condivisa anche da Scelta Civica che subordina il suo ok alla necessità di correggere il testo a Palazzo Madama. Per vedere comunque se Ncd e Scelta civica rispetteranno il voto annunciato sul decreto bisognerà aspettare. La contrarietà di Ncd e Scelta civica si era manifestata già ieri mattina, davanti all'ipotesi del governo di blindare il testo con la fiducia: gli esponenti dei due partiti minacciavano di non votarlo senza modifiche. Ncd chiede, per voce del capogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, il "ripristino sostanziale delle semplificazioni ai contratti a termine e di apprendistato, essenziali a incoraggiare la maggiore occupazione". Ma lo stop all'esecutivo è stato intimato anche da altri esponenti di primo piano del partito di Alfano: da Roberto Formigoni che ha definito "invotabile" il testo presentato in aula con gli emendamenti del Pd, fino a Nunzia De Girolamo secondo cui "solo un accordo nella maggioranza può consentire l'ulteriore iter del provvedimento". Di "maggioranza allo sbando" ha parlato invece Forza Italia e il capogruppo a Montecitorio, Renato Brunetta, ha chiesto che "si torni all'impianto originario" del provvedimento.
I 5 Stelle protestano con codice a barre
Un codice a barre (incollato) sulla fronte. Così i deputati del Movimento 5 stelle si sono presentati in Aula, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al dl Lavoro.
Alle 15.30, poi, è partita la chiamata nominale per il voto. Domani, alle 12, il voto finale. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno scade alle 10.
Renzi: Polemiche sul Jobs Act? Tipiche nella campagna elettorale
Il riferimento alle polemiche sul decreto lavoro ieri sera è intervenuto al Tg1 anche il premier Renzi. "Le polemiche dentro la maggioranza - ha detto il presidente del Consiglio - sono tipiche di un momento in cui si fa campagna elettorale, ma con rispetto della campagna elettorale noi vogliamo governare. Sui dettagli discutiamo ma alla fine si chiuda l'accordo perché non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione". "Bisogna decidere - ha concluso - non voglio perdere la faccia". Oggi, dalle 14 alle 15 il premier risponderà su twitter ai cittadini.
Prima della riunione sulla riforma della pubblica amministrazione (ore 15), torniamo ai vecchi tempi? Dalle 14 alle 15 #matteorisponde
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 23 Aprile 2014
Il ministro del Lavoro: "Necessaria approvazione urgente"
Ieri sera, il ministro Poletti ha ribadito di essere "convinto dell'assoluta necessità di un'approvazione urgente del provvedimento di conversione del decreto lavoro". L'esame si è concluso rispettandone "i contenuti fondamentali" - ha detto poi Poletti - "anche la discussione di ieri ha evidenziato come le distanze sul merito ci sono, ma sono limitate". In vista della discussione che continuerà al Senato dopo il voto sulla fiducia da parte della Camera, Poletti ribadisce "l'esigenza della massima celerità possibile nella conclusione dell'iter parlamentare. Anche in considerazione delle aspettative che questo provvedimento ha suscitato sia nelle imprese sia a livello internazionale", conclude il ministro in una nota.
La difesa di Padoan
Sul decreto ieri mattina è intervenuto anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che ha difeso il provvedimento voluto dal Governo: dalla riforma Fornero "le condizioni recessive sono peggiorate - ha detto - c'è una ripresa ancora fragile, anche se positiva, e questo stenta a tradursi in occupazione. Una riforma come quella presentata dal governo e portata avanti da Poletti accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando". Secondo l'inquilino di via XX Settembre con la riforma del mercato del lavoro cambierà il meccanismo di allocazione delle risorse anche per gli ammortizzatori. "Si tratta", ha aggiunto, "di cambiare il meccanismo attraverso cui si offre sostegno ai lavoratori". I soldi per rifinanziare gli ammortizzatori comunque, ha assicurato Padoan, "li troviamo".