ECONOMIA
"Necessario mix di politiche per accelerare la crescita"
Crisi, Confindustria: "Il mondo è a rischio stagnazione secolare"
Così in una nota il Centro Studi di Viale dell'Astronomia. Le cause, riferisce il Csc - sono il rallentamento demografico, minori investimenti e una più debole dinamica della produttività
Roma
L'economia mondiale rischia la "stagnazione secolare" e occorre un mix di politiche per accelerare la crescita. Lo riferisce in una nota il Centro Studi di Confindustria dove si afferma che la crescita mondiale è molto più lenta del passato e delle attese.
Le cause della crescita lenta sono il rallentamento demografico, minori investimenti
"Le previsioni correnti per il Pil globale - riferisce il centro Studi - sono +3,2% nel 2015 e +3,6% nel 2016, molto distanti dal +5,1% medio annuo pre-crisi e potrebbero rivelarsi ottimistiche". Le cause sono il "rallentamento demografico, minori investimenti, più debole dinamica della produttività". A rallentare maggiormente sono le economie emergenti: dall'inizio della crisi le prospettive di crescita sono diminuite di mezzo punto percentuale nei paesi avanzati (da +2,6% medio annuo nel 2008 a +2,1% nel 2015) e di quasi due punti in quelli emergenti (da +7,0% a +5,1%). E' necessario quindi "fare politiche per rilanciare la domanda, favorire la spesa in ricerca e sviluppo, procedere con le riforme strutturali, puntando sul manifatturiero, motore dello sviluppo". ùù
"Sostenere la domanda, la ricerca e lo sviluppo"
In base alla ricetta del Csc "è fondamentale sostenere la domanda, soprattutto di investimenti; stimolare l'attività di ricerca e sviluppo; procedere con le riforme strutturali; adottare una vera politica industriale coerente con la riscoperta del ruolo centrale del manifatturiero". Nel dettaglio, dal lato della domanda, occorre proseguire con gli stimoli monetari non convenzionali, dati i tassi di interesse nominali già ai minimi, e attuare significativi interventi di bilancio pubblico, soprattutto con spesa in investimenti e infrastrutture. Ciò vale particolarmente in Europa. Dal lato dell'offerta, è necessario favorire la spesa in R&S e puntare sulla qualità dell'istruzione, sul collegamento tra scuola e lavoro e sulla formazione permanente. E costruire una seria politica industriale per rafforzare il manifatturiero, settore ad alta dinamica della produttività e innovazione, con ricadute positive verso il resto dell'economia. In generale, conclude il Centro studi Confindustria, occorre accelerare lungo la strada delle riforme strutturali, per favorire un'efficiente riallocazione delle risorse e cogliere così le opportunità di crescita, là dove queste si presenteranno.
Le cause della crescita lenta sono il rallentamento demografico, minori investimenti
"Le previsioni correnti per il Pil globale - riferisce il centro Studi - sono +3,2% nel 2015 e +3,6% nel 2016, molto distanti dal +5,1% medio annuo pre-crisi e potrebbero rivelarsi ottimistiche". Le cause sono il "rallentamento demografico, minori investimenti, più debole dinamica della produttività". A rallentare maggiormente sono le economie emergenti: dall'inizio della crisi le prospettive di crescita sono diminuite di mezzo punto percentuale nei paesi avanzati (da +2,6% medio annuo nel 2008 a +2,1% nel 2015) e di quasi due punti in quelli emergenti (da +7,0% a +5,1%). E' necessario quindi "fare politiche per rilanciare la domanda, favorire la spesa in ricerca e sviluppo, procedere con le riforme strutturali, puntando sul manifatturiero, motore dello sviluppo". ùù
"Sostenere la domanda, la ricerca e lo sviluppo"
In base alla ricetta del Csc "è fondamentale sostenere la domanda, soprattutto di investimenti; stimolare l'attività di ricerca e sviluppo; procedere con le riforme strutturali; adottare una vera politica industriale coerente con la riscoperta del ruolo centrale del manifatturiero". Nel dettaglio, dal lato della domanda, occorre proseguire con gli stimoli monetari non convenzionali, dati i tassi di interesse nominali già ai minimi, e attuare significativi interventi di bilancio pubblico, soprattutto con spesa in investimenti e infrastrutture. Ciò vale particolarmente in Europa. Dal lato dell'offerta, è necessario favorire la spesa in R&S e puntare sulla qualità dell'istruzione, sul collegamento tra scuola e lavoro e sulla formazione permanente. E costruire una seria politica industriale per rafforzare il manifatturiero, settore ad alta dinamica della produttività e innovazione, con ricadute positive verso il resto dell'economia. In generale, conclude il Centro studi Confindustria, occorre accelerare lungo la strada delle riforme strutturali, per favorire un'efficiente riallocazione delle risorse e cogliere così le opportunità di crescita, là dove queste si presenteranno.