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MONDO

La nuova Casa Bianca

Donald Trump contro i "bad hombres":la minaccia (smentita) di mandare i marines americani in Messico

L'Associated Press svela i presunti retroscena della telefonata al presidente Pena Nieto. Il Messico smentisce ma intanto Trump alza la voce anche con il premier australiano Turnbull e gli sbatte il telefono in faccia. Nella notte in fiamme il campus di Berkeley in California: manifestanti impediscono l'intervento di Milos Yannopoulos, personaggio dell'estrema destra che collabora con Breitbart, il sito del consigliere strategico di Donald Trump, Steve Bannon

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Meno di 2 settimane alla Casa Bianca e l'America già non è più la stessa. Ogni giorno una polemica, uno scontro, una protesta nelle strade. Questa volta oltre al Messico l'obiettivo degli strali di Donald Trump sarebbe anche il premier australiano Turnball, che avrebbe subito una sfuriata epocale sul tema dei rifugiati che Obama aveva promesso di accogliere, una promessa che Trump non intende onorare. E poi c'è l'Università di Berkeley in fiamme, chiusa dopo le proteste per il previsto intervento di un esponente dell'estrema destra vicina alla Casa bianca.

I "bad hombres" di Trump
Donald trump ha minacciato il presidente messicano Enrique Pena Nieto di inviare le truppe americane se il suo governo non fermera' quelli che ha definito i 'bad hombres'. E' quanto emerge da una trascrizione - ottenuta dalla Associated press - della telefonata tra i due leader venerdi' scorso, all'indomani del decreto della casa bianca per la costruzione del muro tra gli Usa e lo stato confinante.

Il documento non specifica a chi si riferisca trump con 'bad hombres' e non contiene la risposta del presidente messicano. "Avete un sacco di 'bad hombres' (persone cattive) laggiu'", avrebbe detto Trump, aggiungendo: "non state facendo abbastanza per fermarli. penso che i vostri soldati abbiano paura. i nostri no, potrei inviarli laggiu' per occuparsi della questione".    

Messico smentisce telefonata con minacce a Pena Nieto    
Il ministero degli esteri messicano ha smentito il contenuto della telefonata. "E' ' una "assoluta falsita'" fatta con "una evidente cattiva intenzione", ha precisato via twitter il ministero, sottolineando che nella telefonata trump e pena nieto "sono giunti all'accordo di continuare a lavorare e che gli staff dei due paesi continueranno ad incontrarsi per giungere ad un'intesa positiva".   



Il ministero ha puntualizzato che alla telefonata erano presenti soltanto Pena Nieto e il capo della diplomazia messicana, Luis Videgaray.

Trump blocca anche l'Australia: "Non mandateci terroristi"
Non solo il presidente messicano Pena Nieto. Donald Trump - secondo quanto riporta il Washington Post - ha 'strapazzato' al telefono anche l'alleato australiano Malcolm Turnbull, accusandolo di voler esportare negli Stati Uniti terroristi, come gli attentatori della maratona di Boston.    Secondo il racconto fatto al post da una fonte dell'amministrazione, Trump ha reagito alla posizione di Turnbull che ha chiesto alla Casa Bianca di rispettare l'accordo secondo cui gli Usa dovrebbero accogliere 1.250 rifugiati al momento nelle carceri australiane.    "E' la peggiore intesa di sempre", avrebbe tagliato corto Trump, definendo la telefonata col premier australiano "di gran lunga la peggiore della giornata", e troncandola bruscamente dopo 25 minuti sui 60 previsti.   


 

Il premier australiano Turnbull: "Nostro rapporto "molto forte"
Dal canto suo il primo ministro australiano  ha detto che i rapporti tra australia e stati uniti restano "molto forti", ma ha rifiutato di commentare la notizia secondo la quale un irritato presidente americano donald trump avrebbe troncato bruscamente la prima telefonata intercorsa tra di loro a causa del tema rifugiati.    "E' bene che queste cose, queste conversazioni, siano condotte in modo chiaro, franco e in privato", ha detto Turnbull ai giornalisti. "Vi posso assicurare che il nostro rapporto e' molto forte", ha aggiunto.

Tensione in California, si infiamma la notte di Berkeley
Sul fronte interno violente proteste sono esplose nel campus dell'universita' di Berkeley, in California, dove era previsto l'intervento di Milos Yiannopulos, personaggio dell'estrema destra che collabora con Breitbart, il sito del consigliere strategico di Donald Trump, Steve Bannon.   

L'evento e' stato annullato, ma nonostante cio' sono proseguiti tafferugli tra studenti e polizia. il campus e' stato messo in lockdown.


Alcuni manifestanti col volto coperto hanno tentato di entrare nell'edificio dell'ateneo dove si doveva svolgere l'evento, cercando di sfondare la porta di ingresso e le vetrate. c'e' stato anche il lancio di qualche bottiglia incendiaria.    Dentro l'edificio numerosi agenti a difesa dei presenti. nel piazzale antistante una grande folla di studenti con striscioni anti-trump, contro la deportazione degli immigrati e contro bannon definito fascista e razzista.


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