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ECONOMIA

Molte le preoccupazioni nel documento finale

G20: "ripresa modesta e incerta". Guerre, terrorismo, migranti e Brexit possono portare al ribasso

Un'analisi poco incoraggiante quella che emerge dal documento finale del G20 di Washington. Cauto anche il presidente della Bce, Draghi, che avverte: la stabilità del sistema finanziario "è migliorata'' ma la redditività ''resta bassa''

G20 di Washington
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Il documento finale del G20, a Washington, sostiene che la ripresa economica resta ''modesta e incerta'', alle prese con molte incertezze e rischi al ribasso. Diversi i fattori che influenzeranno negativamente la ripresa economica, tra cui i ''conflitti geopolitici, il terrorismo, il flusso di rifugiati e lo shock di una potenziale Brexit''. Il G20, a fronte di questo quadro, si impegna a usare ''tutti gli strumenti disponibili per rafforzare la fiducia e la crescita'', agendo allo stesso tempo sul fronte fiscale.

La ripresa procede a un tasso moderato - afferma Mario Draghi, presidente della Bce - anche nell'area euro, con un'inflazione che si attende scenda in territorio lievemente negativo prima di salire. Draghi mette in guardia dall'esistenza di rischi al ribasso sull'outlook e ribadisce: la Bce è pronta a fare tutto quello che è necessario per la stabilità dei prezzi. Il presidente della Banca centrale europea esorta ad agire sugli istituti di credito. La stabilità del sistema finanziario, mette in evidenza Draghi, ''è migliorata'' ma la redditività ''resta bassa''. A pesare sono ''in alcune giurisdizioni'' i non-performing loans, i crediti deteriorati: ''Un'azione determinata è necessaria. La collaborazione dei maggiori stakeholder, inclusi governi, banche, autorità e investitori, è necessaria per fare progressi''.

All'interno dell'area euro resta da sciogliere il nodo Grecia. ''Ci auguriamo un accordo a breve'' afferma Poul Thomsen, responsabile del Dipartimento Europeo del Fmi, prevedendo un ritorno della missione del Fondo ad Atene la prossima settimana. ''Servono scelte difficili'' e ''parametri realistici'' aggiunge Thomsen, secondo il quale una ristrutturazione del debito della Grecia è possibile anche senza un haircut.

Per il G20 i rischi all'economia globale sono però altri. La Brexit è uno di questi: l'esito del referendum del 23 giugno preoccupa i grandi, così come il Fmi che, nel corso delle riunione di primavera, ha più volte ribadito i suoi timori. Lo ha ha fatto nel World Economic Outlook, poi nel Global Financial Stability Reform e lo ha fatto di nuovo con Christine Lagarde. A preoccupare è anche lo scandalo dei Panama Papers, ritenuto però da alcuni positivo per la spinta in grado di dare alle riforme e alla trasparenza. Il G20 nel comunicato finale non ne parla espressamente, ma si minacciano ''misure difensive'', ovvero sanzioni, nei confronti di chi non aderisce agli standard di trasparenza e condivisione di informazioni.

La politica monetaria - aggiunge il G20 - non può portare da sola a una crescita bilanciata. ''Le nostre strategie puntano a sostenere la crescita e continueremo a usare la flessibilità di bilancio per rafforzare la crescita, l'occupazione e la fiducia''. Ribadendo il proprio no al protezionismo e alle svalutazioni competitive, il G20 si impegna, infine, a ridurre gli squilibri di globali e spingere l'agenda per gli investimenti.
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