MONDO
Incontro nella basilica di San Paolo Fuori le Mura
Giubileo sacerdoti, Papa lancia monito ai preti: "il popolo non perdona attaccamento denaro"
"E non è tanto per la ricchezza in sé, ma perché il denaro ci fa perdere la ricchezza della misericordia" ha spiegato il Papa che ha voluto anche invitare i sacerdoti a vedere "con occhi di misericordia, chi giace a terra, in ospedali da campo, in treni e barconi pieni di gente per far sì che si risvegli una speranza"
Roma
"Il nostro popolo perdona molti difetti ai preti, salvo quello di essere attaccati al denaro": è il monito che il Papa ha rivolto ai sacerdoti nella basilica di San Paolo Fuori le Mura per la terza e ultima meditazione per il Giubileo dei sacerdoti. "E non è tanto per la ricchezza in sé, ma perché il denaro - ha spiegato il Papa - ci fa perdere la ricchezza della misericordia. Il nostro popolo riconosce 'a fiuto' quali peccati sono gravi per il pastore, quali uccidono il suo ministero perché lo fanno diventare un funzionario, o peggio un mercenario".
Bergoglio ha incitato i sacerdoti a vedere "con occhi di misericordia, chi giace a terra", "possiamo chiedere la grazia di gustare con Lui sulla croce il sapore amaro del fiele di tutti i crocifissi, per sentire così l'odore forte della miseria, in ospedali da campo, in treni e barconi pieni di gente; quell'odore che l'olio della misericordia non copre, ma che ungendolo fa sì che si risvegli una speranza".
Per il giubileo dei sacerdoti sono migliaia i preti arrivati da tutto il mondo per ascoltare papa Francesco nelle basiliche maggiori di Roma. Il papa si è recato in mattinata a San Giovanni in Laterano, dove ha svolto la sua prima meditazione, poi alle 12 è andato a predicare a Santa Maria Maggiore e alla 16 a San Paolo Fuori le Mura. I sacerdoti, dislocati nelle diverse basiliche papali, hanno potuto comunque seguire tutte e tre le meditazioni, grazie ad un video-collegamento.
Il Santo Padre a San Giovanni in Laterano, rivolgendosi ai sacerdoti, ha detto che è "sempre alla portata di tutti agire con misericordia, provare compassione per chi soffre, commuoversi per chi ha bisogno, indignarsi, il rivoltarsi delle viscere di fronte ad una patente ingiustizia e porsi immediatamente a fare qualcosa di concreto, con rispetto e tenerezza, per porre rimedio alla situazione", aggiungendo che, "partendo da questo sentimento viscerale, è alla portata di tutti guardare a Dio dalla prospettiva di questo primo e ultimo attributo con il quale Gesù ha voluto rivelarlo per noi: il nome di Dio è Misericordia". Il Papa ha anche volutamente creato dei neologismi sulla misericordia, "Misericordiare ed essere misericordiati". Bergoglio ha definito la misericordia "un eccesso di Dio, un inaudito straripamento" e, per il Santo Padre, "la prima cosa da fare è guardare dove il mondo di oggi, e ciascuna persona, ha più bisogno di un eccesso di amore così". Nel mondo, ha detto, "il male è tanto grande e devastante che non si risolve solo per mezzo della giustizia" ma occorre "una misericordia infinita come quella di Cristo" perché "la misericordia va oltre la giustizia", sottolineando che la misericordia "si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l'altro, si rivolge a ciò che è personale con ciò che è più personale, non 'si occupa di un caso' ma si impegna con una persona, con la sua ferita".
Nella seconda meditazione a Santa Maria Maggiore, Bergoglio ha detto ai sacerdoti che la misericordia "non ci 'dipinge' dall'esterno una faccia da buoni, non ci fa il photoshop, ma con i medesimi fili delle nostre miserie e dei nostri peccati, intessuti con amore di Padre, ci tesse in modo tale che la nostra anima si rinnova recuperando la sua vera immagine, quella di Gesù". Poi, ricordando il suo viaggio in Messico, dice ai sacerdoti che "momento trascorso da solo con Maria, che mi è stato regalato dal popolo messicano, con lo sguardo rivolto alla Madonna, la Vergine di Guadalupe, e lasciandomi guardare da lei, le ho chiesto per voi, cari sacerdoti, che siate buoni preti". Poi il papa ha evidenziato come "anche il più ricco, quando muore, si riduce a una miseria e nessuno porta dietro al suo corteo il camion del trasloco". "Di solito - ha fatto notare il Papa parlando ai sacerdoti - pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad un'opera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdono... Ma se le guardiamo insieme, il messaggio è che l'oggetto della misericordia è la vita umana stessa e nella sua totalità. La nostra vita stessa in quanto 'carne' è affamata e assetata, bisognosa di vestito, di casa e di visite, come pure di una sepoltura degna, cosa che nessuno può dare a sé stesso"
Domani e dopodomani in Vaticano ci sarà un incontro tra magistrati, procuratori e giudici di diversi paesi, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, con al centro la lotta alle diverse forme della schiavitù moderna, della tratta di persone, del lavoro forzato, della vendita di organi e del crimine organizzato. "Papa Francesco ha confermato la sua presenza, nella serata del primo giorno, 3 giugno", riferisce un comunicato della sala stampa della Santa Sede.
Tra i partecipanti italiani figurano il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il Procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, il Magistrato Maria Monteleone, specializzata in crimini contro le donne e i bambini e il Procuratore antimafia, allievo di Falcone e Borsellino, Antonio Ingroia.
Bergoglio ha incitato i sacerdoti a vedere "con occhi di misericordia, chi giace a terra", "possiamo chiedere la grazia di gustare con Lui sulla croce il sapore amaro del fiele di tutti i crocifissi, per sentire così l'odore forte della miseria, in ospedali da campo, in treni e barconi pieni di gente; quell'odore che l'olio della misericordia non copre, ma che ungendolo fa sì che si risvegli una speranza".
Per il giubileo dei sacerdoti sono migliaia i preti arrivati da tutto il mondo per ascoltare papa Francesco nelle basiliche maggiori di Roma. Il papa si è recato in mattinata a San Giovanni in Laterano, dove ha svolto la sua prima meditazione, poi alle 12 è andato a predicare a Santa Maria Maggiore e alla 16 a San Paolo Fuori le Mura. I sacerdoti, dislocati nelle diverse basiliche papali, hanno potuto comunque seguire tutte e tre le meditazioni, grazie ad un video-collegamento.
Il Santo Padre a San Giovanni in Laterano, rivolgendosi ai sacerdoti, ha detto che è "sempre alla portata di tutti agire con misericordia, provare compassione per chi soffre, commuoversi per chi ha bisogno, indignarsi, il rivoltarsi delle viscere di fronte ad una patente ingiustizia e porsi immediatamente a fare qualcosa di concreto, con rispetto e tenerezza, per porre rimedio alla situazione", aggiungendo che, "partendo da questo sentimento viscerale, è alla portata di tutti guardare a Dio dalla prospettiva di questo primo e ultimo attributo con il quale Gesù ha voluto rivelarlo per noi: il nome di Dio è Misericordia". Il Papa ha anche volutamente creato dei neologismi sulla misericordia, "Misericordiare ed essere misericordiati". Bergoglio ha definito la misericordia "un eccesso di Dio, un inaudito straripamento" e, per il Santo Padre, "la prima cosa da fare è guardare dove il mondo di oggi, e ciascuna persona, ha più bisogno di un eccesso di amore così". Nel mondo, ha detto, "il male è tanto grande e devastante che non si risolve solo per mezzo della giustizia" ma occorre "una misericordia infinita come quella di Cristo" perché "la misericordia va oltre la giustizia", sottolineando che la misericordia "si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l'altro, si rivolge a ciò che è personale con ciò che è più personale, non 'si occupa di un caso' ma si impegna con una persona, con la sua ferita".
Nella seconda meditazione a Santa Maria Maggiore, Bergoglio ha detto ai sacerdoti che la misericordia "non ci 'dipinge' dall'esterno una faccia da buoni, non ci fa il photoshop, ma con i medesimi fili delle nostre miserie e dei nostri peccati, intessuti con amore di Padre, ci tesse in modo tale che la nostra anima si rinnova recuperando la sua vera immagine, quella di Gesù". Poi, ricordando il suo viaggio in Messico, dice ai sacerdoti che "momento trascorso da solo con Maria, che mi è stato regalato dal popolo messicano, con lo sguardo rivolto alla Madonna, la Vergine di Guadalupe, e lasciandomi guardare da lei, le ho chiesto per voi, cari sacerdoti, che siate buoni preti". Poi il papa ha evidenziato come "anche il più ricco, quando muore, si riduce a una miseria e nessuno porta dietro al suo corteo il camion del trasloco". "Di solito - ha fatto notare il Papa parlando ai sacerdoti - pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad un'opera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdono... Ma se le guardiamo insieme, il messaggio è che l'oggetto della misericordia è la vita umana stessa e nella sua totalità. La nostra vita stessa in quanto 'carne' è affamata e assetata, bisognosa di vestito, di casa e di visite, come pure di una sepoltura degna, cosa che nessuno può dare a sé stesso"
Domani e dopodomani in Vaticano ci sarà un incontro tra magistrati, procuratori e giudici di diversi paesi, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, con al centro la lotta alle diverse forme della schiavitù moderna, della tratta di persone, del lavoro forzato, della vendita di organi e del crimine organizzato. "Papa Francesco ha confermato la sua presenza, nella serata del primo giorno, 3 giugno", riferisce un comunicato della sala stampa della Santa Sede.
Tra i partecipanti italiani figurano il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il Procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, il Magistrato Maria Monteleone, specializzata in crimini contro le donne e i bambini e il Procuratore antimafia, allievo di Falcone e Borsellino, Antonio Ingroia.