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ECONOMIA

La crisi di Atene

Grecia, Varoufakis: "Accordo a breve". Dijsselbloem: "Ristrutturazione debito non è tabù"

Il ministro di Atene si dimostra ottimista e dice che il governo greco ha intenzione di "ripagare tutti i creditori e in particolare il Fondo monetario internazionale". E il presidente dell'Eurogruppo apre ad una ridefinizione dei debiti greci

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"La discussione su un alleggerimento del debito non è un tabù" anche se potrà avvenire solo completato il secondo programma della Grecia: lo dice il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in un'intervista a Le Monde. "La sola cosa impossibile politicamente è una riduzione del suo valore nominale" (320 miliardi di euro).

C’è dunque una cauta apertura di principio degli europei sulla posizione dell’Fmi, che sarebbe favorevole ad una riduzione del debito greco (haircut), oggi al 180,2% del Pil secondo le stime della Commissione europea. Una frase che sembra voler chiarire che non ci sono dissensi tra i creditori. In realtà Dijsselbloem resta fedele all’ipotesi di ristrutturazione attraverso attraverso l’allungamento delle scadenze e/o la riduzione degli interessi, non l’haircut, cioè il taglio del valore nominale del debito, come avvenne nel 2012, quando gli investitori dovettero accettare una riduzione in termini reali superiore al 70% e il debito venne cancellato di oltre 100 miliardi di euro con un tratto di penna. Ma è comunque un'apertura.

E non è forse un caso che nelle stesse ore il ministro delle finanza Greco Varoufakis mostrasse ottimismo dicendo che l'accordo tra Atene e le istituzioni è questione di tempo, "giorni o settimane" al massimo.

Dijsselbloem ha poi osservato che una crisi di liquidità in Grecia potrebbe "accelerare" i negoziati tra Atene e i creditori. "Da un punto di vista politico c'é una sola scadenza ed è quella di giugno quando il secondo piano di aiuti si conclude, ma ci potrebbe essere anche un'altra scadenza se i problemi di liquidità di Atene dovessero intensificarsi", ha spiegato il presidente dell'eurogruppo, sottolineando che "noi non vogliamo essere costretti a fare un accordo".
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