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MONDO

"Da noi lezione di dignità al mondo"

Grecia, il voto e l'appello di Tsipras: "Non credo a questo accordo, ma siamo obbligati"

Alle 21 scontri in piazza Syntagma, poi rientrati. Il voto sulle riforme non arriva entro la mezzanotte, come stabilito con i creditori. Seduta fiume e drammatica in Parlamento, con l'intervento del premier che prova a ricompattare i suoi

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"Non credo a questo accordo ma siamo obbligati.  Sono orgoglioso, perché abbiamo lottato per il nostro popolo. Abbiamo dato una lezione di dignità a tutto il mondo". Parole chiare, quelle che il premier greco Alexis Tsipras pronuncia in Parlamento per il suo appello al voto sulle riforme concordate con i creditori. Il suo intervento arriva dopo la mezzanotte, il termine stabilito per il voto proprio con Ue, Bce e Fmi. Il termine, però, è spirato senza il voto.

Tsipras si è rivolto anzitutto al suo partito, Syriza, divisosi sul sì all'accordo con i creditori. Queste, infatti, le parole del Il portavoce del partito in Parlamento Nikos Filis: "La Grecia ha affrontato un colpo di Stato a Bruxelles lo scorso weekend, che aveva lo scopo di rovesciare questo governo per dimostrare che non ci può essere un governo di sinistra in Europa. I parlamentari greci decidano se far parte o no di questo golpe".

I disordini
Scontri  in Piazza Syntagma, nel centro di Atene, tra lancio di molotov e lacrimogeni. Un gruppo, probabilmente di anarchici, con caschi, estintori e magliette nere ha fatto irruzione attorno alle 21 nella piazza con il lancio di bombe carta e petardi, ai quali la polizia ha risposto con i lacrimogeni. L'ordine è stato ristabilito in una ventina di minuti. Gli agenti hanno poi reso noto di aver effettuato  circa 50 arresti.

Le riforme e il voto
Il via libera al primo pacchetto dovrebbe comprendere l'addio alle agevolazioni fiscali per le isole, la riforma previdenziale con lo stop nel 2022 alle baby-pensioni e l'incremento dell'Iva (pasta, pane e latte che passeranno dal 13 al 23 per cento). Ma se da un lato la scissione all'interno di Syriza appare probabile, dall'altro lato gli alleati hanno manifestato dubbi: a destra il leader di Anel, Panos Kammenos, che è anche  ministro della Difesa, ha parlato di golpe riferendosi a Bruxelles ma ha garantito sostegno in aula. I no sicuri dovrebbero arrivare dai comunisti e da Alba Dorata mentre Pasok, To Potami e Nea Demokratia sarebbero tutti per il sostegno al piano europeo.  

 
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