Coronavirus
Prima "approfondimenti" sullo stato della campagna vaccinale
Green pass, governo attende nuovi dati e rinvia il decreto su scuola e trasporti
A Palazzo Chigi il premier Mario Draghi ha incontrato il leader della Lega Matteo Salvini: "Colloquio proficuo e cordiale" rende noto la presidenza del Consiglio. Resta aperto il confronto sull'uso dei certificati verdi per i mezzi di trasporto, a partire da quelli a lunga percorrenza, e l'eventuale obbligo vaccinale per il personale della scuola
Intanto, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato questa mattina a Palazzo Chigi il segretario della Lega Matteo Salvini, un colloquio, "proficuo e cordiale", ha fatto sapere Palazzo Chigi surante il quale "sono stati affrontati temi collegati alla campagna vaccinale, al Green Pass e alle misure di contrasto al Covid 19". I nuovi provvedimenti sull'utilizzo del green pass slittano così alla prossima settimana. Prima, spiegano fonti dell'esecutivo, occorre fare "approfondimenti" sullo stato della campagna vaccinale nelle varie popolazioni. Niente cabina di regia, dunque, tra il premier e le forze di maggioranza, perché il dl non planerà sul tavolo del Consiglio dei ministri che si riunirà domani mattina a Palazzo Chigi.
I temi più complessi sul tavolo sono quelli relativi all'uso dei certificati verdi per i mezzi di trasporto, a partire da quelli (aerei, treni, navi) a lunga percorrenza e l'eventuale obbligo vaccinale per il personale della scuola. Il presidente del Consiglio Draghi è ancora orientato, riferiscono fonti della maggioranza, a introdurre l'obbligo vaccinale per i professori in modo da permettere il ritorno in classe in sicurezza ma ha deciso di prendersi ancora del tempo prima di stringere sul dossier.
Da parte sua il leader leghista ha detto di aver espresso al premier, durante l'incontro, "rammarico" per alcune dichiarazioni "ingenerose". Il riferimento è alle parole pronunciate da Draghi la scorsa settimana in conferenza stampa: "L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire", aveva detto il presidente del Consiglio, rispondendo a una domanda su segretario del Carroccio.Per quanto riguarda i provvedimenti, ha assicurato Salvini, "non ci saranno nuove restrizioni, ci pensiamo settimana prossima".
E così il decreto slitta. "Le libertà per me sono sacre, invito tutti coloro che rischiano la vita a vaccinarsi, perché in quel caso il vaccino salva la vita. Ma nessuno mi convincerà mai che obbligare a vaccinare i bimbi di 12 anni sia una scelta utile", ha spiegato ai giornalisti al termine dell'incontro. Al momento per il governo è prioritario chiudere la discussione sulla riforma del processo penale, da qui il rinvio del dl.
A tal proposito il ministro della Giustizia Cartabia ha incontrato questa mattina i rappresentanti della maggioranza. Un vertice 'tecnico', viene riferito, che non ha affrontato i principali nodi sul tavolo, a partire dall'ipotesi di allargare lo stop all'improcedibilità sui reati legati alla mafia. Il presidente in pectore del Movimento 5 stelle, Conte, insiste: "La nostra non è una battaglia del Movimento ma per gli italiani". E avanza ulteriori dubbi. La delega al Parlamento sull'individuazione dei reati da perseguire prioritariamente è "una norma critica". "Per carità - osserva l'ex presidente del Consiglio dopo un incontro alla Camera con i parlamentari M5s - in altri ordinamenti indirizzi del genere sono previsti, ma quando lo caliamo nel nostro, conosciamo, come dire, i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura". Per l'ex premier quindi "è bene lasciare e realizzare appieno il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale", tenendo conto che "gli interventi del Parlamento possono essere molto, molto delicati".
"Noi - replica Salvini - accettiamo le proposte di Draghi, non del M5s. Noi il testo l'avremmo già approvato una volta uscito dal Cdm". "Penso che il Consiglio dei Ministri ha votato all'unanimità un testo. Colpi di coda successivi sono mirati a destabilizzare", taglia corto il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga.
Proprio alle Regioni nelle prossime ore sarà illustrato il Piano messo a punto dal ministero dell'Istruzione sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico: arrivare alla ripresa dell'anno scolastico con almeno il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni vaccinati (2,4 milioni di persone,2 se si considera solo chi frequenta le superiori) - percentuale che per il Commissario per l'emergenza Francesco Figliulo è raggiungibile entro la prima decade di settembre - utilizzo della mascherina e distanziamento, con possibilità però di superamento della misura laddove non sia possibile mantenere il metro di distanza, capienza dei trasporti pubblici all'80% ed eventuale scaglionamento degli orari d'ingresso, anche se sarebbe preferibile dilazionare quelli degli uffici pubblici anziché della scuola.
Il nodo centrale restano però le vaccinazioni del personale scolastico. Ad oggi la percentuale degli immunizzati è arrivata all'85,5% ma con forti differenze regionali: in base all'ultimo report 4 regioni - Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria - e la provincia di Bolzano hanno oltre il 30% di prof che non hanno fatto neanche la prima dose. L'obiettivo è quello di arrivare a settembre con il 90% del personale scolastico vaccinato con entrambe le dosi. Problemi di forniture non ce ne sono visto che nei frigoriferi delle Regioni ci sono 4,6 milioni di dosi e ad agosto ne arriverà, oltre ai circa 15 milioni già previsti, un ulteriore milione "grazie - dice palazzo Chigi confermando il completamento della campagna di vaccinazione per fine settembre- alla proficua interlocuzione tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula Von derLeyen".
Il problema dunque è convincere chi non vuole vaccinarsi. E'probabile che il governo proceda con una forte raccomandazione e poi, se entro il 20 agosto - data in cui le Regioni dovranno fornire a Figliuolo i numeri reali della situazione - non si sarà raggiunto il 90%, potrebbe pensare a introdurre l'obbligo. "A scuola si va in presenza - conferma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa - e per centrare l'obiettivo non possiamo pensare ad un ritorno senza il personale vaccinato. Chi si oppone, se non riusciremo a convincerlo, sarà obbligato".
Bianchi è più cauto. "il governo vedrà se c'è bisogno di un'omogeneizzazione di tutto il paese. Se c'è una regione consolo il 70% dei docenti vaccinati, il generale Figliulo sic oncentrerà su quella per portarli al livello nazionale". Anche i presidi hanno riconfermato il loro sostanziale appoggio all'obbligatorietà, attaccando però la politica sia per le"difficoltà" nel decidere sia sui trasporti locali, altro punto critico per la ripresa a settembre: "in un anno e mezzo non si è riusciti a comprare mezzi e ad assumere più autisti" dice il presidente dell'Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Non sembra invece percorribile anche in Italia, stando a fonti ministeriali sia per problemi di privacy sia per questioni legate ai protocolli sulla quarantena, la scelta della Francia in base alla quale, in caso di contatto positivo in classe, in Dad va solo chi non è vaccinato.