ECONOMIA
Camusso: "Ottime ragioni per l'intervento pubblico"
Ilva, presidio dei delegati Fim Cisl a Taranto
I sindacalisti hanno incontrato i lavoratori: a ognuno è stato consegnato un volantino con le proposte per un confronto con il governo. Sul tavolo l'ipotesi dell'intervento dello Stato. Landini: "E' importante che si pensi a un intervento pubblico". Loy (Uil): "Se per rafforzarne l'importanza, bene intervento"
Taranto
Presidio questa mattina, dalle 6 alle 8, dei delegati della Fim Cisl Taranto-Brindisi davanti alle portinerie dello stabilimento Ilva . I sindacalisti hanno incontrato i lavoratori, ad ognuno dei quali è stato consegnato un volantino con le proposte per un confronto con il governo. "Siamo solo sindacato. Non mendichiamo ascolto dal governo, lo meritiamo. Perché serve andare oltre - recita il volantino - la logica della facile contrapposizione tra chi dice di cambiare tutto e chi non vuole cambiare nulla". La Fim si sofferma sul "valore della partecipazione e della solidarietà, che si realizza prima nella proposta - sottolinea l'organizzazione sindacale - e dopo nella protesta".
A Taranto, per partecipare a un'assemblea dei quadri e delegati, anche la leader della Cgil Susanna Camusso: "Da lungo tempo - ha dichiarato - diciamo che la siderurgia è un settore strategico per il nostro paese, che non si può perderla, e quindi questa è un'ottima ragione per prevedere un intervento pubblico". Lo Stato deve intervenire per salvare l'Ilva ma "non sia semplicemente lo svuotamento di un'azienda per poi magari spezzettarla e metterla sul mercato senza prospettive". Lo ha detto il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, dopo aver partecipato, insieme a Camusso, a un'assemblea in fabbrica con i lavoratori Ilva. "Se al contrario - ha aggiunto - è per rafforzarne l'importanza, continuare gli investimenti e renderla competitiva, condividiamo l'intervento".
In una intervista a Repubblica, il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha detto che Renzi, quando parla di nazionalizzare l'azienda, "dice una cosa giusta. Siamo di fronte alla necessità di salvare un pezzo decisivo del sistema industriale italiano. Ed è importante che si pensi a un intervento pubblico" per l'Ilva. "E' indispensabile mettere in campo un'operazione strategica che non può portare a una riedizione del modello Alitalia. Questa volta - rimarca Landini - serve un'operazione vera di politica industriale, non si puo' pensare di scaricare ancora i debiti di una società su tutta la collettività per regalare agli stranieri di turno un'impresa strategica".
L'ipotesi dell'intervento pubblico per Ilva
Le parole di Renzi, poi l'allarme liquidità solo tamponato dagli ultimi 125 milioni del prestito ponte, e forse anche la prossima campagna elettorale per le regionali pugliesi del 2015, stanno dando un'accelerazione al dossier Ilva. Le misure dovrebbero prevedere l'intervento di un soggetto pubblico capace, in 2 o 3 anni, di rimettere in sesto l'azienda garantendo l'occupazione degli 11.000 dipendenti, tutelare l'ambiente e poi rilanciarla sul mercato. Dopo le parole dell'amministratore delegato di Cassa Depositi Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, di ormai un mese fa, quelle del premier Renzi confermano, quindi, l'ipotesi di un intervento dello Stato nel risanamento dell'impianto pugliese. Operazione che prevede, solo per il piano di risanamento ambientale, un esborso di 1,8 miliardi di euro.
Continuano, comunque, le trattative del commissario Piero Gnudi con i privati che - a quanto si apprende - non sarebbero ancora state accantonate. Il colosso Arcelor Mittal con il gruppo Marcegaglia ha presentato un'offerta non vincolante la scorsa settimana, offerta alla quale il commissario Gnudi dovrà rispondere entro il 19 dicembre. Un'altra offerta non vincolante è stata presentata dal gruppo cremonese Arvedi. Stando alle parole di Renzi, infatti, l'arrivo dello Stato sarebbe un'ipotesi da mettere in campo in assenza di acquirenti privati e non insieme a loro. Le ipotesi di un intervento pubblico chiamerebbero in causa Cdp e il suo controllato Fondo Strategico Italiano (Fsi). Le due società però, per statuto possono investire solo in "imprese in stabile equilibrio economico e finanziario" e quindi non potrebbero intervenire direttamente nell'Ilva. Il veicolo potrebbe dunque essere una newco, affiancata da una cosiddetta bad company dove far confluire le passività. L'ad di CdpTempini si è detto pronto a intervenire, ma è necessario che il Governo predisponga il quadro normativo entro il quale muoversi.
A Taranto, per partecipare a un'assemblea dei quadri e delegati, anche la leader della Cgil Susanna Camusso: "Da lungo tempo - ha dichiarato - diciamo che la siderurgia è un settore strategico per il nostro paese, che non si può perderla, e quindi questa è un'ottima ragione per prevedere un intervento pubblico". Lo Stato deve intervenire per salvare l'Ilva ma "non sia semplicemente lo svuotamento di un'azienda per poi magari spezzettarla e metterla sul mercato senza prospettive". Lo ha detto il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, dopo aver partecipato, insieme a Camusso, a un'assemblea in fabbrica con i lavoratori Ilva. "Se al contrario - ha aggiunto - è per rafforzarne l'importanza, continuare gli investimenti e renderla competitiva, condividiamo l'intervento".
In una intervista a Repubblica, il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha detto che Renzi, quando parla di nazionalizzare l'azienda, "dice una cosa giusta. Siamo di fronte alla necessità di salvare un pezzo decisivo del sistema industriale italiano. Ed è importante che si pensi a un intervento pubblico" per l'Ilva. "E' indispensabile mettere in campo un'operazione strategica che non può portare a una riedizione del modello Alitalia. Questa volta - rimarca Landini - serve un'operazione vera di politica industriale, non si puo' pensare di scaricare ancora i debiti di una società su tutta la collettività per regalare agli stranieri di turno un'impresa strategica".
L'ipotesi dell'intervento pubblico per Ilva
Le parole di Renzi, poi l'allarme liquidità solo tamponato dagli ultimi 125 milioni del prestito ponte, e forse anche la prossima campagna elettorale per le regionali pugliesi del 2015, stanno dando un'accelerazione al dossier Ilva. Le misure dovrebbero prevedere l'intervento di un soggetto pubblico capace, in 2 o 3 anni, di rimettere in sesto l'azienda garantendo l'occupazione degli 11.000 dipendenti, tutelare l'ambiente e poi rilanciarla sul mercato. Dopo le parole dell'amministratore delegato di Cassa Depositi Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, di ormai un mese fa, quelle del premier Renzi confermano, quindi, l'ipotesi di un intervento dello Stato nel risanamento dell'impianto pugliese. Operazione che prevede, solo per il piano di risanamento ambientale, un esborso di 1,8 miliardi di euro.
Continuano, comunque, le trattative del commissario Piero Gnudi con i privati che - a quanto si apprende - non sarebbero ancora state accantonate. Il colosso Arcelor Mittal con il gruppo Marcegaglia ha presentato un'offerta non vincolante la scorsa settimana, offerta alla quale il commissario Gnudi dovrà rispondere entro il 19 dicembre. Un'altra offerta non vincolante è stata presentata dal gruppo cremonese Arvedi. Stando alle parole di Renzi, infatti, l'arrivo dello Stato sarebbe un'ipotesi da mettere in campo in assenza di acquirenti privati e non insieme a loro. Le ipotesi di un intervento pubblico chiamerebbero in causa Cdp e il suo controllato Fondo Strategico Italiano (Fsi). Le due società però, per statuto possono investire solo in "imprese in stabile equilibrio economico e finanziario" e quindi non potrebbero intervenire direttamente nell'Ilva. Il veicolo potrebbe dunque essere una newco, affiancata da una cosiddetta bad company dove far confluire le passività. L'ad di CdpTempini si è detto pronto a intervenire, ma è necessario che il Governo predisponga il quadro normativo entro il quale muoversi.