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MONDO

Likud e laburisti alla pari

Israele, testa a testa. Netanyahu: governo forte con i partiti di destra. Herzog: tutto resta aperto

Secondo i primi exit poll, i due maggiori partiti avrebbero ottenuto 27 seggi a testa. Il leader del Likud ha ribaltato i pronostici e ha annunciato su Twitter la sua vittoria. Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invocato un governo di unità nazionale 

 

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Israele Il premier uscente israeliano Benjamin Netanyahu canta vittoria e annuncia di aver "chiesto a tutti i leader dei partiti di destra di formare senza indugio un governo forte e stabile capace di occuparsi sicurezza e benessere per tutti i cittadini di Israele". Frase che sembra escludere l'opzione di un governo di unità nazionale con il fronte sionista di Herzog e Livni. Il "Likud (il partito conservatore di cui è leader), ha fatto un miracolo, è riuscito a compiere una magia", ha detto Netanyahu. "Ora dovremo formare un governo forte e stabile: oggi ho parlato con tutti i leader dei partiti del campo nazionale e mi sono appellato per formare un governo senza indugio". 

Bibi aveva annunciato la sua vittoria anche su Twitter: "Contro tutte le probabilità una grande vittoria per il Likud, una grande vittoria per il popolo di Israele". 




Herzog: "Tutto resta aperto"
"Abbiamo fatto una cosa inimmaginabile sono molto fiero di esser qui, non saremmo arrivati a questo punto senza la cooperazione con Tizpi Livni", ha affermato il leader di 'Campo sionista', l'alleanza di centrosinistra di Isaac Herzog. "E' stata una cooperazione coraggiosa, Livni sei molto brava, sei una vera partner, hai senso di intuito e insieme siamo andati avanti nella battaglia e questa cooperazione ci porterà al grande cambiamento in Israele", ha concluso Herzog.

Un testa a testa
Anche se si tratta di exit poll, i due maggiori partiti avrebbero ottenuto 27 seggi a testa, con Canale 2 che vede addirittura in testa il Likud con 28 seggi. Un risultato a sorpresa. Che - se confermato dai dati reali previsti non prima di venerdì dal presidente della Knesset - segna anche l'affermazione della Lista Araba Unita, che diventa con 13 seggi la terza forza alla Knesset e il salto indietro (da 12 del 2013 ai possibili 8 seggi di oggi) di Naftali Bennett, leader di 'Focolare ebraico', vicino ai coloni.    

Herzog spinge per una coalizione
Herzog, l'uomo che ha tentato l'assalto al cielo di Israele, non ha ottenuto il distacco di voti e seggi - se gli exit saranno confermati - tali da garantirgli la possibilità di dare al Paese la svolta promessa all'elettorato. E già il presidente Reuven Rivlin - depositario del mandato per formare il nuovo esecutivo - è sceso in campo per caldeggiare un governo di unità nazionale che veda protagonisti entrambi gli schieramenti maggiori. Un'alchimia difficile ma non impossibile da miscelare. Anche se le dichiarazioni precedenti al voto sulle possibili alleanze - aspre sia da parte di 'Campo sionista' sia da parte del Likud - fanno presagire un percorso lungo e irto di ostacoli, in cui l'ingovernabilità - come hanno fatto già notare alcuni commentatori - è un rischio evidente.    

Netanyahu ha già fatto sapere di essersi sentito per telefono, pochi minuti dopo gli exit poll, con Bennett e di aver concordato di cominciare le consultazioni per un governo di destra. Anche 'Campo sionista' ha più volte ripetuto nelle passate settimane di essere indisponibile ad una coalizione di governo con il Likud, specie dopo la giornata di oggi che ha visto Herzog all'attacco di Netanyahu, accusato "di panico imbarazzante".

E per aumentare le sue chance con l'elettorato ha anche di fatto messo in secondo piano l'alleata Tizpi Livni, più amata all'estero che in Israele, che ha annunciato di rinunciare all'alternanza nella premiership con Herzog. Ma certo non è stato da meno lo stesso Netanyahu, che nell'ultima settimana ha fatto ricorso in modo frenetico alla pancia di Israele accusando 'Campo sionista', se avesse prevalso nelle urne, di non essere capace di resistere neppure un secondo alle pressioni di Usa e comunità internazionale sul nucleare iraniano e sulla questione palestinese.

Una partita complessa
Se queste sono le premesse, difficile immaginare alla fine una convergenza, ma nella complessa partita che ora si aprirà non è da escludere, come più volte accaduto in passato, un governo di unità nazionale. Del resto fonti del Likud, citate da Haaretz, non hanno escluso questa possibilità: "Netanyahu - hanno detto - non vuole un governo di unità, ma a volte ti trovi in situazioni in cui non hai scelta. In questo caso, lo scenario più probabile è che il primo ministro accetterà di pagare a 'Campo sionista' un prezzo alto" pur di formare un governo di unità. Ed è probabile che il prezzo sia lasciare a casa Bennett o il 'falco' Avigdor Lieberman, attuale ministro degli Esteri, che con il suo 'Israele casa nostra' ha ottenuto appena 5 seggi.    
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