MONDO
America Latina plaude all'iniziativa
Cuba-Usa, le reazioni al disgelo. Guantanamo "non si tocca"
Sui quotidiani cubani si inneggia alla "vittoria" di Raul Castro, mentre su quelli statunitensi analizzano le conseguenze economico-politiche della ripresa delle relazioni diplomatiche. Negli Stati Uniti però arriva anche qualche critica alle scelte del presidente Obama e il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca ha chiarito: "Nessun effetto su Guantanamo"
alla nuova fase del disgelo tra Cuba e Stati Uniti. C'è chi esulta e chi protesta, soprattutto tra gli esuli cubani e i repubblicani negli Stati Uniti.
La "vittoria" festeggiata sui giornali cubani
I giornali del regime cubano festeggiano la "vittoria" di Raul Castro che è riuscito a riportare in patria i tre agenti segreti detenuti negli Stati Uniti, in cambio della liberazione del contractor Alan Gross e di un agente segreto della Cia. I tre agenti fanno parte del gruppo di cinque ufficiali dei servizi cubani, appartenenti al cosiddetto Wasp Network che raccoglieva informazioni riservate su importanti leader cubano-americani in esilio e sulle basi militari Usa. Sui siti cubani campeggia la foto di Castro con i Cuban Five, accompagnata dal discorso integrale del presidente sulla ripresa delle relazioni con gli Stati Uniti e da articoli che raccontano l'entusiasmo della popolazione.
Le analisi sui quotidiani statunitensi
I quotidiani americani, invece, scelgono di analizzare l'accordo tra Barack Obama e Castro in chiave economica e politica e danno voce alle aspre contestazioni che arrivano soprattutto dalla comunità cubana in Florida. Il Washington Post affronta il tema del "nuovo terreno di scontro politico" che si è aperto a Washington dopo lo storico annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche e le parolde di Obama su "53 anni di embargo (che) non sono serviti a nulla". Il New York Times, oltre a ripercorrere le tappe del negoziato segreto, pone l'accento sulle aspettative economiche e politiche per il popolo cubano. Il Los Angeles Times analizza il riavvicinamento Usa-Cuba come una strategia per erodere l'influenza di Mosca e isolare sempre più la Russia.
Le critiche a Obama
A caldo, subito dopo i discorsi di Obama e Castro, si erano levate critiche bipartisan da parte di alcuni senatori e deputati repubblicani e democratici che avevano duramente attaccato il presidente americano, accusandolo di aver concesso "tutto" al brutale regime di Castro e aver ottenuto in cambio "troppo poco". Il giorno dopo, le critiche a Obama sono arrivate dal sindaco di Miami sulle colonne del Miami Herald: il repubblicano Tomas Regalado ha promesso battaglia e ha assicurato che non consentirà l'apertura di un consolato in città perché “creerebbe problemi di sicurezza", ha sottolioneato Regalado, figlio di un giornalista che trascorse 22 anni in un carcere cubano.
America Latina plaude all'annuncio
Intanto tutta l'America Latina ha applaudito l'annuncio del disgelo fra Stati Uniti e Cuba. "Spero che questo cambiamento porterà a esaudire il sogno di un continente completamente in pace", ha affermato il presidente colombiano Juan Manuel Santos, mentre dal Brasile la presidente Dilma Rousseff dichiarava: "è un giorno storico, non avrei mai creduto di poterlo vedere". E anche il presidente venezuelano Nicolas Maduro, deciso avversario degli Stati Uniti, ha ammesso che "bisogna riconoscere come quello del presidente Obama sia stato un gesto coraggioso e necessario".
Attesa per il Summit delle Americhe
Sempre più voci si sono levate in questi ultimi anni dai governi latino americani per chiedere la fine dell'embargo americano contro Cuba. Un embargo che fra l'altro rendeva difficile agli altri paesi commerciare con Cuba o investire sull'isola per il rischio di problemi con le banche degli Stati Uniti. La svolta crea nuove attese in vista del Summit delle Americhe in programma in aprile a Panama. Per il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani, Josè Miguel Insulza, il riavvicinamento fra Stati Uniti e Cuba denota "una grande capacità di visone dalle due parti, perchè questo conflitto, che ha avuto significative implicazioni negativi per i cittadini delle due parti, è durato troppo a lungo". Dopo l'ultimo summit diversi paesi aveva minacciato di boicottare il successivo appuntamento se Cuba fosse stata nuovamente esclusa. Quest'anno, per la prima volta, il governo dell'Avana era stato ufficialmente invitato.
"Guantanamo non si tocca"
Anche se è stata avviata la fase del disgelo tra Cuba e Stati Uniti, la base della marina militare degli Stati Uniti nella baia cubana di Guantanamo non si tocca. "I cambiamenti annunciati - ha detto Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca - non avranno alcun effetto su Guantanamo". Secondo gli americani, i militari Usa hanno diritto ad una 'presenza permanente' nella base sull'isola come sancito dal trattato firmato nel 1934 dal presidente Franklin D. Roosevelt. Washington stacca un assegno annuo per l'affitto della base di poco più di quattromila dollari. Tuttavia il governo di Cuba per protesta non ha mai incassato il denaro. La base resta, quindi, ma come ha ribadito un portavoce del Pentagono, continuano anche gli sforzi dell'amministrazione Obama di chiudere la prigione di massima sicurezza in cui sono ancora detenuti 136 prigionieri presunti terroristi.
Ci sono diverse reazioni e interpretazioni
La "vittoria" festeggiata sui giornali cubani
I giornali del regime cubano festeggiano la "vittoria" di Raul Castro che è riuscito a riportare in patria i tre agenti segreti detenuti negli Stati Uniti, in cambio della liberazione del contractor Alan Gross e di un agente segreto della Cia. I tre agenti fanno parte del gruppo di cinque ufficiali dei servizi cubani, appartenenti al cosiddetto Wasp Network che raccoglieva informazioni riservate su importanti leader cubano-americani in esilio e sulle basi militari Usa. Sui siti cubani campeggia la foto di Castro con i Cuban Five, accompagnata dal discorso integrale del presidente sulla ripresa delle relazioni con gli Stati Uniti e da articoli che raccontano l'entusiasmo della popolazione.
Le analisi sui quotidiani statunitensi
I quotidiani americani, invece, scelgono di analizzare l'accordo tra Barack Obama e Castro in chiave economica e politica e danno voce alle aspre contestazioni che arrivano soprattutto dalla comunità cubana in Florida. Il Washington Post affronta il tema del "nuovo terreno di scontro politico" che si è aperto a Washington dopo lo storico annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche e le parolde di Obama su "53 anni di embargo (che) non sono serviti a nulla". Il New York Times, oltre a ripercorrere le tappe del negoziato segreto, pone l'accento sulle aspettative economiche e politiche per il popolo cubano. Il Los Angeles Times analizza il riavvicinamento Usa-Cuba come una strategia per erodere l'influenza di Mosca e isolare sempre più la Russia.
Le critiche a Obama
A caldo, subito dopo i discorsi di Obama e Castro, si erano levate critiche bipartisan da parte di alcuni senatori e deputati repubblicani e democratici che avevano duramente attaccato il presidente americano, accusandolo di aver concesso "tutto" al brutale regime di Castro e aver ottenuto in cambio "troppo poco". Il giorno dopo, le critiche a Obama sono arrivate dal sindaco di Miami sulle colonne del Miami Herald: il repubblicano Tomas Regalado ha promesso battaglia e ha assicurato che non consentirà l'apertura di un consolato in città perché “creerebbe problemi di sicurezza", ha sottolioneato Regalado, figlio di un giornalista che trascorse 22 anni in un carcere cubano.
America Latina plaude all'annuncio
Intanto tutta l'America Latina ha applaudito l'annuncio del disgelo fra Stati Uniti e Cuba. "Spero che questo cambiamento porterà a esaudire il sogno di un continente completamente in pace", ha affermato il presidente colombiano Juan Manuel Santos, mentre dal Brasile la presidente Dilma Rousseff dichiarava: "è un giorno storico, non avrei mai creduto di poterlo vedere". E anche il presidente venezuelano Nicolas Maduro, deciso avversario degli Stati Uniti, ha ammesso che "bisogna riconoscere come quello del presidente Obama sia stato un gesto coraggioso e necessario".
Attesa per il Summit delle Americhe
Sempre più voci si sono levate in questi ultimi anni dai governi latino americani per chiedere la fine dell'embargo americano contro Cuba. Un embargo che fra l'altro rendeva difficile agli altri paesi commerciare con Cuba o investire sull'isola per il rischio di problemi con le banche degli Stati Uniti. La svolta crea nuove attese in vista del Summit delle Americhe in programma in aprile a Panama. Per il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani, Josè Miguel Insulza, il riavvicinamento fra Stati Uniti e Cuba denota "una grande capacità di visone dalle due parti, perchè questo conflitto, che ha avuto significative implicazioni negativi per i cittadini delle due parti, è durato troppo a lungo". Dopo l'ultimo summit diversi paesi aveva minacciato di boicottare il successivo appuntamento se Cuba fosse stata nuovamente esclusa. Quest'anno, per la prima volta, il governo dell'Avana era stato ufficialmente invitato.
"Guantanamo non si tocca"
Anche se è stata avviata la fase del disgelo tra Cuba e Stati Uniti, la base della marina militare degli Stati Uniti nella baia cubana di Guantanamo non si tocca. "I cambiamenti annunciati - ha detto Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca - non avranno alcun effetto su Guantanamo". Secondo gli americani, i militari Usa hanno diritto ad una 'presenza permanente' nella base sull'isola come sancito dal trattato firmato nel 1934 dal presidente Franklin D. Roosevelt. Washington stacca un assegno annuo per l'affitto della base di poco più di quattromila dollari. Tuttavia il governo di Cuba per protesta non ha mai incassato il denaro. La base resta, quindi, ma come ha ribadito un portavoce del Pentagono, continuano anche gli sforzi dell'amministrazione Obama di chiudere la prigione di massima sicurezza in cui sono ancora detenuti 136 prigionieri presunti terroristi.