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MONDO

Dopo l'esplosione

A Beirut il "Sabato della rabbia". Morto un poliziotto, 238 feriti

Giorno di protesta nella capitale libanese per commemorare le vittime della potente deflagrazione di martedì e per protestare contro il governo, ritenuto responsabile della strage. Sassaiole e lacrimogeni, assaltate le sedi di ministeri, diversi edifici in fiamme. Il premier Diab chiede elezioni anticipate. Intanto, si cercano ancora dispersi

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Scene di guerriglia urbana nel centro di Beirut. 63 persone in ospedale e oltre 175 feriti nel corso del "Sabato della rabbia", la manifestazione di massa contro il governo ritenuto responsabile dell'esplosione di martedì, che ha causato la morte di 158 persone (bilancio provvisorio).

Si sono verificate sassaiole contro la polizia e sparo di lacrimogeni sui manifestanti che cercavano di sfondare una barriera per raggiungere l'edificio del parlamento, un agente morto durante gli scontri. Invano l'appello dell'esercito, che alla folla radunatasi nel perimetro del parlamento aveva chiesto di manifestare "pacificamente", ricordando che ha avuto dei "martiri che sono caduti nell'esplosione al porto".

Manifestanti hanno assaltato la sede del ministero degli Esteri, hanno rimosso la foto del presidente della Repubblica Michel Aoun e l'hanno distrutta gettandola a terra. Le immagini in diretta di questo assalto provengono dalla tv libanese al Jadid che trasmette in diretta."Vai via! Vai via!", gridano gli assalitori riferendosi al capo dello Stato. Assaltati poi anche i dicasteri dell'Ambiente, dell'Energia e dell'Economia. Diversi edifici e mezzi sono stati dati alle fiamme nelle piazze centrali della città, vandalizzata la sede dell'associazione delle banche.

L'esercito libanese ha poi sgomberato in serata la sede del ministero degli Esteri a Beirut da un gruppo di manifestanti che lo aveva occupato, hanno riferito corrispondenti dell'Afp. I manifestanti, guidati da ufficiali dell'esercito in pensione, avevano preso il controllo dell'edificio, proclamandolo "quartier generale della rivoluzione" durante la manifestazione antigovernativa di oggi a Beirut. L'esercito ha quindi inviato rinforzi per sgomberare l'edificio. Altri dimostranti hanno in segutio abbandonato il ministero dell'Energia dopo negoziati con la polizia.

Sono circa 5.000 le persone radunate in Piazza dei Martiri, nel centro della città. I manifestanti al grido "la gente vuole la caduta del regime" hanno sollevato striscioni con la scritta: "Andatevene, siete tutti assassini". Un manichino dalle sembianze di Hasan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi e considerato un discendente del profeta Maometto, è stato appeso a un finto-patibolo di legno. In passato, offese e ingiurie contro Nasrallah hanno sempre suscitato la rabbiosa reazione dei seguaci del Partito di Dio filo-iraniano, milizia armata e che ha rappresentanti nelle istituzioni libanesi. E la reazione non si è fatta attendere.

Seguaci Hezbollah tentano l'assalto a piazza dei Martiri
Seguaci di Hezbollah sono scesi in strada nel centro città, dal vicino quartiere di Zoqaq al Blatt, per protestare contro l'esposizione di manichini di Nasrallah. L'esercito libanese si è frapposto e per ora ha respinto l'assalto sul Ring, la sopraelevata che si affaccia su Piazza dei Martiri. Qui, le forze dell'ordine si sono scontrate con manifestanti antigovernativi, sparando pallottole di gomma e gas lacrimogeni. 

I media libanesi riferiscono, inoltre, che la rete Internet è stata interrotta in tutta la zona del centro. Già nelle scorse settimane vi erano state interruzioni delle comunicazioni telefoniche nella zona dovute a mal funzionamenti tecnici. Ma i media ipotizzano che l'interruzione odierna sia stata decisa dalle autorità per limitare la capacità dei manifestanti di comunicare via Internet tra loro e diffondere immagini delle violenze in corso.

Il premier Diab: "La strage al porto non resterà impunita". E chiede elezioni anticipate
"La strage al porto di Beirut non resterà impunita" ha assicurato il premier Hassan Diab, in un discorso alla nazione. "Tutti i responsabili del porto saranno indagati", ha aggiunto.

Diab ha invitato i partiti politici a risolvere la crisi del paese in due mesi altrimenti ci saranno le elezioni anticipate. Il premier non si è dimesso, ma ha dato così un ultimatum politico: "Ora è il momento della responsabilità collettiva. Vogliamo una soluzione per tutti i libanesi".

L'Eliseo: elementi per ritenere l'esplosione un incidente
''La Francia ritiene che ci siano elementi sufficienti per ritenere che l'esplosione di Beirut sia stata un incidente''. Lo ha reso noto una fonte ufficiale dell'Eliseo, come riporta il Daily Star. "Ci sono elementi oggettivi a  sufficienza per ritenere che l'hangar sia esploso per motivi  accidentali'', ha dichiarato una fonte ufficiale della presidenza francese. Ieri, il presidente libanese Michel Aoun aveva parlato della  ''possibilità di una interferenza straniera, come un missile, una bomba o un altro mezzo'' come causa della deflagrazione al porto.

Ue, Michel chiede inchiesta indipendente
"Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha chiesto un'inchiesta indipendente per individuare le cause della catastrofe e ha offerto l'expertise europea": lo rende noto il Consiglio Ue in un comunicato. Michel è volato oggi in Libano per portare la solidarietà dell'Unione europea e sollecitare riforme.

"Ue solidale ma il Paese faccia riforme"
Piena solidarietà dall'Ue "partner e amico di lunga data" del Libano, ma anche richiamo alle riforme strutturali chieste dai cittadini e alla necessità di un "urgente accordo con il Fmi" e di "passi concreti per riformare il sistema finanziario e adottare misure anti-corruzione" ha detto Michel al termine della sua visita a Beirut. Michel ha incontrato i presidenti Aoun, Berri e Diab e ha sottolineato con loro l'importanza delle riforme strutturali,chieste dai cittadini, in linea con il piano del governo e gli impegni internazionali. Le forze politiche locali, ha detto, dovrebbero cogliere l'opportunità e unirsi nello sforzo nazionale per rispondere ai bisogni immediati ma anche alle sfide a lungo termine. "E' di critica importanza che il Libano attui le fondamentali riforme strutturali. I libanesi possono contare sull'Ue in questo sforzo, ma l'unità interna è la chiave", ha concluso Michel.

Si cercano ancora dispersi
21 persone risultano ancora disperse a Beirut, dopo la potentissima esplosione che ha devastato il porto e diversi quartieri della capitale libanese il 4 agosto. Lo hanno reso noto le autorità locali, scrive Afp.

Il ministero della Salute ha spiegato che "i morti sono 158, tra cui 25 che non sono stati ancora identificati" e "ci sono anche 21 persone ancora disperse", mentre i soccorritori continuano a scavare tra le macerie alla ricerca di possibili superstiti. Ieri il ministero della Salute aveva reso noto che dei 6.000 feriti oltre 100 sono in condizioni critiche.

Tra le vittime, riportano i media olandesi,  la moglie dell'ambasciatore dell'Olanda in Libano. Hedwig Waltmans-Molier, 55 anni, era rimasta ferita gravemente mentre era nel salotto della sua residenza assieme al marito. Molier era una dipendente del ministero degli Esteri olandese. La coppia era tornata in Libano la scorsa settimana dopo le vacanze.

Deputati del partito cristiano Kataeb si dimetteranno
Il presidente del partito cristiano libanese Kataeb, Samy Gemayel, ha annunciato che i tre deputati del gruppo in Parlamento si dimetteranno per protesta contro il governo per l'esplosione mortale di questa settimana. Gemayel ha parlato al funerale di un alto funzionario del partito che è stato ucciso dall'esplosione al porto di Beirut. Il partito fa parte dell'opposizione ed è noto per le sue aspre critiche al governo, sostenuto da Hezbollah e dai suoi alleati. Il Parlamento libanese ha 128 membri e alcuni deputati hanno annunciato che si dimetteranno per protesta contro la corruzione diffusa. Marwan Hamadeh si è già dimesso in settimana.

Il Cdm delibera lo stato d'emergenza per intervento estero
Il Consiglio dei ministri, su proposta del  Presidente Giuseppe Conte, ha deliberato la dichiarazione dello stato  di emergenza per intervento all'estero in conseguenza degli  eccezionali eventi che hanno colpito la città di Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020. E' quanto si apprende dal comunicato diramato da  palazzo Chigi con le decisioni assunte dal Consiglio dei ministri  riunitosi ieri sera sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte.

Dagli Usa 3 aerei con aiuti
Tre grandi aerei carichi di medicinali, generi alimentari, acqua ed equipaggiamento per le  emergenze sono stati inviati dagli Stati Uniti per contribuire alle operazioni di soccorso. Ad annunciarlo è stata la Casa Bianca, con  una dichiarazione ritwittata dal presidente Donald Trump sul suo account in cui si dà anche notizia di un colloquio telefonico tra il  leader della Casa Bianca e il presidente libanese Michel Aoun.

Trump: domani videoconferenza aiuti con Macron
Il presidente Usa ha inoltre annunciato suTwitter che domenica parteciperà a una videoconferenza internazionale di donatori a sostegno del Libano.   "Faremo una videoconferezna domenica con il presidente Macron, i dirigenti del Libano e di altri parti del mondo. Tutti vogliono aiutare", ha scritto.

Aoun: non si possono escludere bomba o missile
Il presidente libanese Michel Aoun ha detto che non si può escludere che le due esplosioni di martedì possano essere state il risultato di "un'aggressione esterna, con l'ausilio di un missile, di una bomba o di un altro mezzo". L'inchiesta  dovrà appurare se si sia trattato appunto di "un'aggressione esterna o delle conseguenze di negligenza", ha aggiunto Aoun, sottolineando che a tal fine ha chiesto al presidente francese Emmanuel Macron, l'altro ieri in visita a Beirut, di fornire le immagini satellitari dei momenti delle esplosioni. Finora le autorità hanno detto che il disastro è stato provocato dall'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccato da anni nel porto di Beirut, ma non hanno spiegato come sia stata innescata la deflagrazione. L'inchiesta, ha sottolineato Aoun, si svolge a tre livelli: "Primo, per appurare come il materiale esplosivo è entrato ed è stato stoccato, secondo se l'esplosione sia il risultato di una negligenza o di un incidente, terzo la possibilità che ci sia stata una interferenza esterna".

Il presidente libanese, inoltre, ieri ha respinto le richieste di un'inchiesta internazionale sulle esplosioni, avanzate da varie parti, compreso il presidente francese Emmanuel Macron durante una visita in Libano. Lo scrive il sito del quotidiano An Nahar, riportando affermazioni fatte da Aoun durante  un incontro con un gruppo di giornalisti. Le richieste per un'inchiesta internazionale puntano a "distorcere la verità", ha aggiunto Aoun, sottolineando che ogni verdetto perde di significato se richiede troppo tempo per essere emesso.

Nasrallah: non avevamo depositi armi nel porto
Il leader degli Hezbollah libanesi, Hassan Nasrallah, smentisce con forza che l'esplosione di martedì scorso che ha devastato Beirut sia stata causata dalla deflagrazione di armi depositate dal Partito di Dio nel porto di Beirut. "Sono tutte bugie e menzogne", ha detto Nasrallah riferendosi alle accuse, rivolte da più parti a Hezbollah, di esser responsabile del disastro che ha ucciso più di 150 persone.

Arrestato il direttore del porto
A Beirut intanto è stato arrestato il direttore del porto, nell'ambito dell'inchiesta sulla terrificante esplosione avvenuta martedì. Lo riferiscono i media locali. Hassan Qureitem è stato arrestato dalla polizia militare dell'esercito libanese dopo essere stato interrogato sotto la supervisione del procuratore che guida le indagini.Le autorità hanno interrogato più di 18 funzionari portuali e doganali e altri coinvolti nei lavori di manutenzione del magazzino esploso martedì e 16 sono state messe in custodia.  Il direttore generale del porto e il capo delle dogane, anch'essi agli arresti, mercoledì avevano detto alle emittenti libanesi che diverse lettere erano state inviate nel corso degli anni alla magistratura del paese chiedendo la rimozione di materiale altamente esplosivo immagazzinato nel porto. Secondo le autorità, quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio, utilizzato per i fertilizzanti, ma anche per costruire bombe, erano state tenute per sei anni senza misure di sicurezza nel magazzino esploso. Arrestati anche 16 membri del personale portuale, lo riferisce l'agenzia di stampa statale libanese citando fonti della procura libanese.

Polizia Cipro interroga armatore nave carica di nitrato di ammonio   
La polizia cipriota ha interrogato un cittadino russo sui suoi presunti legami con la nave che trasportava il carico di nitrato di ammonio poi stoccato nel porto di Beirut ed esploso nella capitale libanese. "Le autorità libanesi ci hanno chiesto di localizzare l'uomo e fargli alcune domande, cosa che abbiamo fatto", ha detto un portavoce della polizia cipriota. "La sua deposizione è stata inviata in Libano", ha raccontato il portavoce precisando che Igor Grechushkin non è stato arrestato, ma è stato interrogato su questioni relative al carico della nave come richiesto da Interpol Libano.

Ieri il ministro dell'Interno cipriota aveva smentito le indiscrezioni dei media secondo le quali Grechushkin aveva anche un passaporto cipriota. Secondo il quotidiano cipriota Politis, Grechushkin è residente nella città portuale meridionale di Limassol, uno dei più grandi centri del mondo per la gestione delle navi. Nel 2013, circa 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio arrivarono in Libano sulla Nave Rhosus, salpata dalla Georgia e diretta in Mozambico, ha affermato una fonte della sicurezza libanese che ha richiesto l'anonimato. Il russo aveva noleggiatola nave che fu costretta ad attraccare al porto di Beirut a causa di problema tecnico, ma che venne poi sequestrata dalle autorità a seguito di una causa intentata da una società libanese contro l'armatore.

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