MONDO
Il generale punta a riprendersi la città
Libia, i caccia di Haftar in azione a Tripoli. Gentiloni: "Con guerra accordo più urgente"
Portavoce di Fajr Libya smentisce: "Nessuna avanzata, Tripoli è calma". Il ministro degli Esteri è a Caen, in Francia, per partecipare al Consiglio di Difesa e Sicurezza franco -italiano
Gentiloni, nel ribadire il pieno sostegno all'iniziativa dell'inviato dell'Onu Bernardino Leon, ha sottolineato che spesso "queste tensioni di carattere militare arrivano proprio per influenzare in un modo o in un altro" un accordo che si sta tentando di raggiungere.
Caccia di Haftar in azione a Tripoli
I caccia dell'aviazione libica, fedeli al generale Khalifa Haftar (nominato all'inizio del mese comandante delle forze armate fedeli al governo di Tobruk) starebbero in queste ore bombardando diverse località intorno Tripoli per preparare un'offensiva di terra e conquistare la città, controllata dalle milizie filo islamiche Fajr Libya (Alba delle Libia). Secondo quanto riporta l'emittente televisiva "Sky Arabia", dopo aver attaccato la zona di al Naqdiya, che conduce all'aeroporto di Mitiga, e lo stesso scalo aereo, i caccia di Haftar avrebbero colpito altre postazioni delle milizie filo-islamiche nelle zone di al Zawiya, al Ajilat e al Jamil.
Un portavoce di Fajr Libya, sentito al telefono dall'Ansa, però smentisce che l'esercito libico sia sul punto di prendere Tripoli: "le informazioni sono destituite di ogni fondamento, la situazione nel perimetro della città è calma", ha detto il portavoce della coalizione di milizie, Alaa Al Huek.
Ambasciata di Roma, in due si contendono la sede
La guerra di Libia è arrivata anche a Roma dove due ambasciatori si contendono la sede diplomatica di via Nomentana. A suon di note verbali, ma anche di "calci, pugni e minacce". Il 9 marzo Azzedin al Awami, designato lo scorso novembre dal governo legittimo di Abdullah al Thani si è presentato al cancello dell'ambasciata per prendere funzione. Forte della lettera del suo governo che nomina lui e rimuove l'attuale ambasciatore Ahmed Safar, insediatosi a Villa Anziani nell'aprile del 2014, prima delle elezioni del nuovo parlamento e prima della spaccatura che ha di fatto diviso in due la Libia. In quel momento Safar era fuori sede, e gli uomini della sicurezza non hanno fatto passare il diplomatico. Ne è nato un parapiglia, al termine del quale un ufficiale della sicurezza, vicino ad Al Awami, ha denunciato ai carabinieri del Nomentano di aver subito percosse, calci e pugni da tre connazionali, fino alle minacce: "Se ti vediamo ancora, ti uccidiamo. Attento ai tuoi figli!".