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MONDO

Lo scenario

Libia, a Roma il Centro di coordinamento per un intervento. Il Governo riferirà in Senato il 9 marzo

I militari Usa e gli alleati, inclusi Francia e Regno Unito, da mesi lavorano al piano. Lo rivela il generale Donald Bolduc, comandante delle Forze speciali Usa in Africa sulle pagine del Wall Street Journal. Intanto il governo riferirà sulla situazione in Libia il 9 marzo al Senato

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Roma Informativa del governo italiano al Senato il 9 marzo alle 11 sulla situazione in Libia. Lo ha stabilito la Capigruppo.

Intanto, un Centro di coordinamento della Coalizione a Roma per preparare un piano per un secondo intervento in Libia dopo quello del 2011. È stato allestito dai militari Usa e alleati, inclusi Francia e Regno Unito, che da mesi lavorano al progetto di missione militare nel Paese nordafricano.

L'Italia: "Prima un governo"
È quanto rivela il generale Donald Bolduc, comandante delle Forze speciali Usa in Africa, citato dal Wall Street Journal. Ma, scrive il WSJ, prima di qualsiasi azione, è il paletto dell'Italia, serve che si formi un governo di unità in Libia.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervendo al Tg1 ha sottolineato che "l'Italia è un Paese guida su questo dossier ma la priorità è formare un governo in Libia". Renzi ha ricordato che "abbiamo rapporti molto solidi con gli Usa, sono i nostri principali alleati, e con loro condividiamo il giudizio che prima di una missione vadano fatti tutti i tentativi per formare un governo. Abbiamo visto cosa è accaduto quando i francesi e gli inglesi sono intervenuti senza un quadro di governo stabile", ha aggiunto Renzi ricordando l'intervento contro Gheddafi nel 2011.

Anche il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni a New York, dove domani l'inviato speciale dell'Onu sulla Libia Martin Kobler riferirà al Consiglio di sicurezza, ha detto che "l'azione è urgente ma l'illusione di interventi senza prospettive di medio e lungo periodo l'abbiamo già coltivata. Dobbiamo quindi evitare gli errori del passato e le fughe in avanti", ha ammonito il ministro degli Esteri, secondo il quale la minaccia jihadista in Libia "non giustifica spedizioni nel deserto".

Londra e Berlino, però, hanno deciso di spedire propri soldati in Tunisia per contribuire al controllo della frontiera con la Libia e addestrare militari libici in chiave anti-Isis. Un'attività che le forze speciali francesi, britanniche e statunitensi già fanno in Libia, a Bengasi e Misurata, assicurano da giorni numerose fonti, anche occidentali, senza che ci siano conferme ufficiali dalle cancellerie europee o da Washington. Secondo altre testimonianze, militari stranieri sarebbero già presenti anche a Tripoli.

In Libia stenta ancora a formarsi il governo di unità nazionale presieduto da Fayez al Sarraj, al quale si oppongono diversi attori, tra i quali soprattutto il generale Khalifa Haftar, grande protetto dell'Egitto.

Mosca, infine, ammonisce: in Libia c'è "il pericolo crescente" che i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi possano ricorrere all'uso di armi chimiche, è l'allarme del ministro degli Esteri Serghiei Lavrov. E potrebbero tentare di mettere le mani sulle 700 tonnellate di agenti chimici che l'Opac stima si trovino ancora nel Paese nordafricano.

Il bilancio dei primi 2 mesi del 2016
Sono almeno 28 i civili morti in Libia dal 1 gennaio al 29 febbraio, tra cui sei donne e cinque bambini,e altri 38 quelli rimasti feriti, tra cui sette bambini. E' quanto ha reso noto oggi la missione Onu in Libia (Unsmil), sottolineando che il dato riguarda solo decessi di cui ha potuto avuto conferma e che il bilancio potrebbe quindi essere più alto. 
La maggior parte delle 66 vittime è stata uccisa o ferita da colpi di mortaio, artiglieria e bombardamenti, e il più alto numero di vittime è stato registrato a Bengasi.
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