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MONDO

Crisi in nordafrica

Libia, raid egiziani e libici contro l'Isis. Vertice a Palazzo Chigi: Impegno per soluzione Onu

Il governo esclude interventi militari, Hollande e al Sisi: "Riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu" per un intervento internazionale. Il Monito del premier libico: "L'Occidente intervenga o Isis arriverà in Italia". Decine di morti nei nuovi raid del Cairo

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Roma Questa mattina vertice a Palazzo Chigi sulla Libia con il premier Matteo Renzi ed i ministri Gentiloni, Alfano e Pinotti, oltre al sottosegretario Minniti, per fare il punto sulla situazione. Incontro in cui è stato ribadito l'impegno italiano per per una forte azione diplomatica in ambito Onu.

"Da tre anni in Libia la situazione è fuori controllo - aveva spiegato ieri il premier alla direzione Pd - lo abbiamo detto in tutte le sedi e continueremo a farlo. Ma la comunità internazionale, se vuole, ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La proposta è di aspettare il Consiglio di sicurezza Onu. La forza delle Nazioni unite è decisamente superiore alle milizie radicali". "In Libia - concludeva Renzi - non c’è un’invasione dello Stato islamico, ma alcune milizie che combattevano lì hanno iniziato a fare riferimento a loro. La situazione è difficile ma non è tempo per una soluzione militare". 

Francia ed Egitto chiedono riunione d'urgenza dell'Onu
Di una missione Onu nel paese nordafricano il premier ha parlato con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. In un lungo colloquio telefonico i due leader hanno discusso della lotta contro il terrorismo, con particolare riguardo alla situazione libica e ai passi politici e diplomatici, nel quadro del Consiglio di sicurezza Onu, per riportare sicurezza e pace nel Paese. Mentre un appello all'Onu è arrivato dal presidente francese Francois Hollande che insieme al premier egiziano chiede una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla situazioni in Libia e "nuove misure" contro i jihadisti dello Stato islamico. L'esercito del Califfo controlla infatti un'ampia fascia del Paese, secondo fonti libiche vicine al Governo e al Parlamento di Tobruk, riconosciuti dalla comunità internazionale, "le bandiere nere dell'Isis sono già a Tripoli, si vedono sventolare dalle macchine che si aggirano nella capitale libica: prima erano poche, nascoste, adesso si stanno moltiplicando e la situazione è gravissima". Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, appoggiando la posizione già espressa dal presidente francese Francoise Hollande, ha chiesto poi che il Consiglio di sicurezza dell'Onu approvi una risoluzione che autorizzi un intervento internazionale. Il presidente egiziano lo ha detto in un'intervista a una radio francese, ulteriore conferma del consolidarsi dell'asse tra Parigi e Il Cairo. "Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l'accordo del popolo libico e del governo, e che ci hanno chiesto di agire", ha detto il presidente egiziano.

Onu: "La strada è il dialogo". 
​Da parte loro, i quindici membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno "fermamente" condannato la decapitazione in Libia dei ventuno cristiani copti egiziani definendola un atto "vile e odioso". Il segretario generale Onu Ban Ki-Moon, ha da parte sua denunciato "un atto barbaro" e ha affermato che il dialogo è "la migliore possibilità di aiutare la Libia a superare la crisi attuale". Bernardino Leon, rappresentante speciale dell'Onu in Libia, ha detto che la crisi in Libia è ancora "gestibile", ma "la comunità internazionale deve agire rapidamente o nei prossimi mesi la situazione non sarà più controllabile". Secondo Leon, la situazione attuale in Libia "non è paragonabile" a quella in Siria e Iraq, anche se di recente nel paese nordafricano c'è stata un'avanzata dell'Is in alcune città come Sirte e Bengasi. "Ma non credo - ha spiegato - che l'Is oggi sia una minaccia dal punto di vista quantitativo". Il problema, ha concluso Leone, è che "o le fazioni trovano un accordo rapidamente o sarà molto difficile farlo in seguito. Credo - ha aggiunto - che i gruppi libici devono essere consapevoli dell'enorme minaccia del'Is".



35 egiziani rapiti dopo i raid del Cairo
La risposta egiziana all'uccisione in Libia dei 21 copti da parte dei militanti dell'Is non si è fatta attendere. Aerei hanno colpito obiettivi jihadisti in tre fasi e il portavoce del Comando dell'aviazione libico ha precisato che sono state colpite postazioni dell'Is e di Ansar al Sharia a Derna e sarebbero stati uccisi 64 terroristi dello Stato islamico, tra cui "tre dei loro leader". Stando a quanto riferisce Libya Herald, "almeno 35 cittadini egiziani" sono stati rapiti in Libia dopo l'inizio dei raid del Cairo "in zone controllate dall'Is e da Anbsar al Sharia". I sequestrati sarebbero in gran parte lavoratori del settore agricolo. Ed anche i caccia dell'aviazione militare libica, fedele al generale Khalifa Haftar che si è detto pronto a collaborare con l'Egitto, hanno partecipato ai raid aerei, sebbene dal Cairo non sia stata citata alcuna collaborazione delle forze regolari libiche: "Confermiamo che la vendetta per il sangue degli egiziani" è "un diritto assoluto e sarà applicato", si è letto nel comunicato delle forze armate del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. I raid sono stati portati in base "al diritto dell'Egitto di difendere la propria sicurezza e stabilità e per vendetta e risposta agli atti criminali di elementi e formazioni terroriste all'interno e all'esterno del paese", ha concluso la nota ufficiale. E durante i raid effettuati nella notte ci sarebbero state "decine di morti".



Il governo di Tripoli: "Aggressione"
Il Congresso nazionale libico, ovvero il Parlamento sostenuto dalle milizie islamiche a Tripoli, ha condannato i raid condotti dall’aviazione egiziana contro obiettivi dello Stato Islamico (Is) in Libia. Si tratta di una «aggressione alla sovranità nazionale», ha detto il Parlamento islamico citato dall’emittente al-Jazeera. «La Libia è uno stato sovrano e combattere il terrorismo dovrebbe essere un compito dello Stato», prosegue il testo. In Libia si hanno due governi rivali. Oltre a quello islamico, che ha sede a Tripoli, c’è un governo riconosciuto dalla comunità internazionale che è invece “esiliato” a Tobruk, nell’est del Paese. La coalizione islamista dell’Alba Libica (Fajir) che controlla dalla scorsa estate Tripoli e la Tripolitania ha lanciato intanto un ultimatum a tutti gli egiziani: lasciate il Paese entro 48 ore. 

Ambasciatore italiano: "Situazione grave, ma non drammatizzare"
"In Libia la "situazione è certamente grave, ma non dobbiamo drammatizzarla", ha detto in un'intervista a 'Radio Anch'io' l'ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino Grimaldi, appena rientrato da Tripoli e nominato domenica dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni suo inviato speciale per la Libia. "Dire che Sirte o Tripoli siano in mano all'Isis è assolutamente sbagliato - ha spiegato l'ambasciatore - purtroppo in questa polarizzazione così forte, con due schieramenti che si fronteggiano e si dividono al loro interno, è chiaro che prevalga la logica il nemico del mio nemico è mio amico ed è una logica pericolosissima che può portare a un rafforzamento del terrorismo estremo in Libia".



Gentiloni in Parlamento, Alfano convoca riunione
Dopo le minacce del Califfato all'Italia "crociata" e la disponibilità del governo "a fare la propria parte in una missione Onu"  - piano che ha ricevuto anche il plauso di Silvio Berlusconi - mercoledì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferirà in Parlamento sulla questione libica. Intanto il Ministro Alfano ha convocato una riunione in Viminale. Per questo motivo il ministro ha cancellato il viaggio programmato a Napoli dove doveva prendere parte ad un comitato per l’ordine e la sicurezza. La riunione è servita a raccogliere informazioni e a tracciare analisi sulla situazione in Libia, sullo stato delle partenze dei migranti, sui controlli antiterrorismo. Nessuna iniziativa operativa risulterebbe essere stata presa.

Premier libico: intervenire o Isis arriverà in Italia
Abdullah al Thani, il premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, chiede all'Occidente di sferrare un'offensiva aerea contro i jihadisti che controllano Tripoli altrimenti -avverte- "la minaccia arriverà in Italia".

Papa telefona al Patriarca dei Copti
Una telefonata di solidarietà quella di Papa Francesco al Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, Tawadros II, per manifestare la sua "profonda partecipazione al dolore della Chiesa copta per il recente barbaro assassinio di cristiani copti da parte dei fondamentalisti islamici". Lo ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Riunione Mogherini -Kerry
Giovedì, a margine del vertice antiterrorismo di Washington, il capo della diplomazia Ue Federica Mogherini avrà una riunione con il segretario di Stato John Kerry, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, ed i capi delle diplomazie dei Paesi della regione. All'ordine del giorno la doppia minaccia rappresentata da Isis e dalla crisi che vede un governo ed un Parlamento riconosciuto internazionalmente, che controlla solo parte della Cirenaica, e quelli "ombra" degli islamisti a Tripoli che comandano nella capitale e in tutta la Tripolitania.

La Casa Bianca: serve una soluzione politica
L'esecuzione - e il video del terrore - dei 21 cristiani copti egiziani da parte degli uomini del Califfo. La presa di Sirte. L'Italia che si trova ad evacuare i propri cittadini dalla Libia. E' con preoccupazione che la Casa Bianca condanna in una nota "l'odioso atto" e sottolinea la necessità, urgente, di trovare una soluzione politica per il conflitto che dalla morte di Gheddafi infiamma la Libia. 

Grillo, Salvini, Meloni e Vendola critici
Il leader della Lega Matteo Salvini attacca il governo: "L’esecutivo Renzi è pericoloso, parla di guerra a vanvera e ha il ministro Alfano che dice che le mie parole sono incommentabili e in un’intervista ammette che c’è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi". "Ho solo detto - ha continuato il leader leghista - di soccorrere e aiutare i clandestini in mare ma di non farli sbarcare". E infine un nuovo affondo contro il governo: "Parla di guerra e poi facciamo i traghettatori per conto dell’Isis?", Sulla stessa linea la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che chiede di interrompere l’accoglienza ai profughi "finché l’Isis non sarà cacciato dalle coste libiche. L’Isis gestisce il traffico - ha detto la Meloni - quindi stop totale all’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal Nord Africa. Perché va bene tutto, ma i flussi migratori li vogliamo scegliere noi e non farceli imporre dagli integralisti".

"Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano. Vedendoli, l’Isis si farà una gran risata e ci risparmierà. No alla guerra in Libia". E' invece la posizione, sintetizzata su Twitter, del leader del M5S Beppe Grillo che ha definito il presidente del Consiglio "novello Brancaleone". "Non spetta al Governo decidere se entrare in guerra ma ancora al Presidente. Aspettiamo un monito dal Presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra".

"Nelle ultime ore siamo rimasti agghiacciati nell’ascoltare parole insensate e spifferi di guerra dai ministri, ora Renzi cerchi di mettere ordine nel disordine del suo governo". Ha detto infine il leader di Sel Nichi Vendola a margine della direzione nazionale del partito. 
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