MONDO
Cirenaica
Libia, razzi su Bengasi. 2 morti e 30 feriti
Esplosione di un razzo su un'area residenziale. L'Onu denuncia: "Il paese è incapace di impedire il flusso d'armi"
Libia
E' di almeno 2 morti e 30 feriti il bilancio dell'esplosione di un razzo su un'area residenziale di Bengasi, capoluogo della turbolenta regione orientale libica della Cirenaica. Ne ha dato notizia Fadil Hassi funzionario del governo internazionalmente riconosciuto del premier Abdullah al Thani. Solo a gennaio a Bengasi gli scontri tra le milizie islamiste di Ansar al Sharia e le truppe del generale Khalifa Haftar, appoggiato dall'Egitto e che sostiene il Parlamento di Torbuk, hanno causato 47 morti e 229 feriti.
Proprio sul generale Haftar è intervenuto il ministro dell'interno dell'esecutivo di Tripoli (non riconosciuto dalla comunità internazionale), Mohammed Shuaiter, definendolo un criminale di guerra in un'intervista al quotidiano al Quds al Arabi. Shuaiter ha commentato la nomina del generale a comandante in capo dell'esercito libico, spiegando che "Haftar va processato per i reati commessi ai danni dei civili nella
città di Bengasi". Il ministro del governo di Tripoli, inoltre, ha ricordato che "in base alla sentenza della Corte costituzionale suprema, il Parlamento di Tobruk e i suoi decreti legislativi, sono illegittimi, cosi' come il governo guidato da Abdullah al Thani".
Intanto un nuovo rapporto delle Nazioni unite afferma che la capacità della Libia di impedire il flusso di armi nel paese è "quasi inesistente" e chiede l'inasprimento di un embargo sulle armi, che il governo libico chiede invece di allentare in modo da potersi difendere. Il rapporto raccomanda inoltre la creazione di una forza di monitoraggio marittimo per aiutare la Libia a prevenire sia il flusso di armi che l'esportazione illegale del petrolio del paese. La comunità internazionale è allarmata per la recente comparsa di combattenti affiliati all'Isis nel paese nordafricano, ma Stati Uniti ed altri paesi temono che le armi fornite al fragile governo sostenuto dall'Occidente potrebbero rapidamente cadere nelle mani sbagliate.
Proprio sul generale Haftar è intervenuto il ministro dell'interno dell'esecutivo di Tripoli (non riconosciuto dalla comunità internazionale), Mohammed Shuaiter, definendolo un criminale di guerra in un'intervista al quotidiano al Quds al Arabi. Shuaiter ha commentato la nomina del generale a comandante in capo dell'esercito libico, spiegando che "Haftar va processato per i reati commessi ai danni dei civili nella
città di Bengasi". Il ministro del governo di Tripoli, inoltre, ha ricordato che "in base alla sentenza della Corte costituzionale suprema, il Parlamento di Tobruk e i suoi decreti legislativi, sono illegittimi, cosi' come il governo guidato da Abdullah al Thani".
Intanto un nuovo rapporto delle Nazioni unite afferma che la capacità della Libia di impedire il flusso di armi nel paese è "quasi inesistente" e chiede l'inasprimento di un embargo sulle armi, che il governo libico chiede invece di allentare in modo da potersi difendere. Il rapporto raccomanda inoltre la creazione di una forza di monitoraggio marittimo per aiutare la Libia a prevenire sia il flusso di armi che l'esportazione illegale del petrolio del paese. La comunità internazionale è allarmata per la recente comparsa di combattenti affiliati all'Isis nel paese nordafricano, ma Stati Uniti ed altri paesi temono che le armi fornite al fragile governo sostenuto dall'Occidente potrebbero rapidamente cadere nelle mani sbagliate.