ITALIA
Le motivazioni del Tribunale
Mafia Capitale, Riesame rigetta scarcerazione di 5 indagati: "Salto qualità con giunta Alemanno"
Il Tribunale del Riesame ha rigettato le istanze di scarcerazione di Massimo Carminati e altri 4 indagati. Le motivazioni al rigetto della revoca degli arresti di cinque indagati. Per i giudici: "L'organizzazione che operava a Roma da anni nei settori criminale, economico e della pubblica amministrazione e si espande in seguito alla nomina dell'ex primo cittadino"
Definizione di Mafia Capitale
Il tribunale del Riesame dà quindi una definizione di quella che la procura di Roma chiama Mafia Capitale: "A Roma operava da anni una organizzazione strutturale di uomini e mezzi funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti con attività che si estendevano in diversi campi: propriamente criminale, economico e della pubblica amministrazione. [...] Una ramificata organizzazione della quale Massimo Carminati (ex estremista nero) è il capo e il riconosciuto punto di riferimento degli altri sodali".
Associazione di tipo mafioso
Nelle 87 pagine di motivazioni, il collegio, presieduto da Bruno Azzolini, fa proprio il concetto di associazione di tipo mafioso (che si avvale della forza intimidatrice del vincolo associativo e della conseguente condizioni di assoggettamento e di omertà), così come configurato dal gip Flavia Costantini secondo le indicazioni della procura. Un'associazione "in cui tutti i singoli sono perfettamente consapevoli di far parte di un sodalizio durevole e di operare per l'attuazione del programma criminoso comune".
La gestione di Carminati
Spiegano i giudici del riesame: Carminati "gestisce i vari settori operativi dell'organizzazione così da una parte controlla il settore propriamente criminale avvalendosi della collaborazione di Roberto Lacopo, formale gestore di un distributore di benzina a Corso Francia, di Riccardo Brugia e Matteo Calvio, persone aduse alla violenza".
Il versante economico
Sul versante economico, l'ex esponente dei Nar "si avvale della partecipazione criminale di quelli che sono stati definiti imprenditori collusi e cioè di quegli operatori economici che, perfettamente consapevoli della natura dell'organizzazione che fa capo a Carminati e della sua forza di intimidazione e penetrazione anche negli ambienti politico-amministrativi, decidono scientemente di entrare a far parte del suo gruppo per ottenere vantaggi economici".
Appalti nella pubblica amministrazione
Ma "è nel settore della pubblica amministrazione - si legge nel provvedimento del riesame - che l'organizzazione criminale si manifesta al proprio meglio. In questo campo l'organizzazione opera attraverso le cooperative che fanno capo a Salvatore Buzzi e che detengono una posizione assolutamente dominante negli appalti, in numerosi settori dell'attività del Comune di Roma e di altri minori enti pubblici territoriali, che ottengono attraverso l'opera di corruzione dei pubblici funzionari e/o attraverso la loro intimidazione".
Dalle estorsioni al settore economico e politico
Il sodalizio che faceva capo a Massimo Carminati e che "operava inizialmente in un ristretto ambito territoriale nel settore delle estorsioni, dell'usura, delle rapine ad un certo punto "si apre a nuove prospettive": rivolge la sua attenzione al settore economico e della pubblica amministrazione, "con il coinvolgimento anche di imprese legate a imprenditori collusi e con l'ampliamento dell'associazione nel numero dei partecipanti e nei settori di intervento".
"Espansione con giunta Alemanno"
E per il tribunale del riesame, "le ragioni di tale espansione devono essere ricondotte, in primo luogo, al fatto che, a seguito della nomina di Alemanno quale sindaco di Roma, molti soggetti collegati a Carminati da una comune militanza politica nella destra sociale ed eversiva e anche, in alcuni casi, da rapporti di amicizia, avevano assunto importanti responsabilità di governo e amministrative nella capitale. Si pensi ad esempio - scrive il riesame - a Carlo Pucci, con responsabilità formali e di fatto nell'Ente Eur, a Luca Gramazio, consigliere comunale e figlio di Domenico Gramazio, storico esponente politico della destra romana, e a Franco Panzironi, amministratore delegato di Ama fino al 2011 e di fatto anche negli anni successivi".
Violenze e 'fama criminale'
Secondo i giudici, inoltre, l'associazione di Carminati "si avvale della capacità di intimidazione già ampiamente collaudata nei settori tradizionali delle estorsioni e dell'usura, esportando gli stessi metodi, anzi raffinandoli, nei nuovi campi economico-imprenditoriale e della P.A. nei quali più che con l'uso della violenza o della minaccia, si avvale del richiamo alla 'fama criminale' acquisita, senza, tuttavia, abbandonare forme di diretta espressione violenta ed intimidatrice, che vengono utilizzate all'occorrenza".