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ECONOMIA

Tensione sul Meccanismo europeo di stabilità

Mes: il 'no' di Conte scuote la maggioranza. Il Pd: rispettare il Parlamento

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II 'no' di Giuseppe Conte al Mes apre una voragine nel governo, con Partito democratico e Italia Viva a criticare aspramente il premier e M5s, con buona parte delle opposizioni, a osannarlo. La spia che la tensione dentro l'esecutivo ha toccato l'apice è rappresentata dai toni del segretario Pd, solitamente incline al dialogo con il presidente del consiglio, per il quale non si tratta di una questione che si può liquidare "con un battuta in conferenza stampa".

Ma Zingaretti non si ferma a questo e aggiunge in postilla che Conte farebbe meglio a "scommettere sulla solidarietà di tutte le forze politiche della maggioranza" evitando "polemiche politiche". Il rischio di spaccare la maggioranza è evocato anche dalla vice presidente del Pd, Deborah Serracchiani: "Il presidente del Consiglio ha il compito di mantenere 'l'unità di indirizzo politico' del Governo, tenendo conto delle posizioni della maggioranza e non riportando solo quella di un partito", avverte.

Nel merito, la linea dei dem è quella di investire le Camere di ogni decisione su questo tema. "Il tema del ricorso al Mes deve essere affrontato nelle sedi politiche che sono maggioranza e Parlamento. In questo momento non abbiamo bisogno di discussioni o valutazioni sbrigative che irrigidiscono le posizioni", spiega Anna Rossomando, senatrice e vice presidente Pd a Palazzo Madama. Una linea condivisa da Italia Viva: "Il luogo per discutere cosa fare del Mes è il Parlamento e quel tavolo politico tra le forze di maggioranza che Matteo Renzi e Italia Viva chiedono con insistenza da alcune settimane, non una conferenza stampa", spiega Luciano Nobili.

A rendere il clima più pesante interviene anche il vice ministro della salute, Pierpaolo Sileri: "In questo momento il rischio del prendere il Mes è molto più alto del rischio di non prenderlo", ha spiegato. Parole che suonano alle orecchie dei dirigenti della maggioranza, e in particolare dei dem, come un tentativo di delegittimare il parlamento a cui, in ultima istanza, spetterebbe di pronunciarsi sul ricorso al Meccanismo europeo di stabilità. "Il Parlamento ha dato mandato al governo, di cui lui fa parte, di predisporre un piano di potenziamento della rete sanitaria nazionale, alla base del quale c'è la possibilità di impiego del Mes", ricorda il deputato della presidenza del gruppo Pd alla Camera, Enrico Borghi: "Anteporre a questo lavoro una conclusione opinabile figlia di una valutazione politica di parte, come fa il vice ministro Sileri, significa scambiare le istituzioni per emanazioni del proprio partito e significa non saper esprimere una posizione dell'intera coalizione come dovrebbe fare ogni membro dell'esecutivo". Fuoci dal Pd, Matteo Renzi è pronto a scommettere che "dicendo no al Mes il premier Conte fara' felici Meloni e Salvini, ma delude centinaia di sindaci e larga parte della sua maggioranza". Poco dopo le parole del leader di Italia Viva, arriva puntuale la nota di Giorgia Meloni che plaude al premier e quella del sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro che ne critica la scelta. "Se decidessimo di prendere i prestiti del Mes i mercati ci vedrebbero come appestati", spiega Meloni. "Per me quelle risorse vanno utilizzate perché sono risorse che servono a far fare passi in avanti alla nostra sanità, soprattutto alla sanità territoriale. Io le prenderei subito", ribatte Decaro. Gli unici nella maggioranza a sostenere Conte nella sua scelta sono i Cinque stelle, che appaiono addirittura ricompattati sul tema, dopo le tensioni interne delle ultime settimane: "Il Mes, come qualsiasi linea di credito, non prevede soldi regalati e i risparmi sui tassi di interesse sarebbero veramente marginali. Quindi non possiamo che condividere le parole espresse ieri dal presidente Conte in merito all'ipotesi di attivazione del fondo Salva-Stati", si legge in una nota dei Cinque Stelle in commissione Politiche Europee della Camera che si accompagna alla soddisfazione di Alessandro Di Battista, da tempo su una linea critica rispetto alla maggioranza M5s: "Ieri, il presidente del Consiglio ha liquidato, definitivamente, la questione Mes".

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