Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/Quantitative-Easing-Bce-Weidmann-Mossa-grave-di-Draghi-timori-per-unione-monetaria-cfa56904-9686-4d82-8b38-b69317897da4.html | rainews/live/ | true
ECONOMIA

Il presidente della Bundesbank: "Non ho votato a favore"

Bce, Weidmann contro Draghi: "Quantitative Easing mossa grave, timori per l'unione monetaria"

Giudizio duro dalla Germania sulle mosse della Bce. "Gli acquisti di titoli sovrani - prende le distanze il numero uno della Banca centrale tedesca in un'intervista al Welt am Sonntag - non sono un normale strumento di politica monetaria, perché nell'ambito dell'Unione monetaria sono legati a particolari svantaggi e rischi"

Jens Weidmann
Condividi
Berlino (Germania) Una scelta sbagliata. Nessuna svolta epocale. Jens Weidmann, numero uno della Bundesnbank non ha votato a favore del Quantitative Easing lanciato dalla Bce e ribadisce la sua posizione. "Per me - afferma il presidente della Banca centrale tedesca in un'intervista al Welt am Sonntag pubblicata da Repubblica - questa decisione è in ogni senso grave. Gli acquisti di titoli sovrani non sono un normale strumento di politica monetaria, perché nell'ambito dell'Unione monetaria sono legati a particolari svantaggi e rischi. Al di sotto di una certa soglia, non dovrebbero essere possibili, oppure dovrebbe essere molto alta".

Il piano di acquisti di titoli di Stato lanciato dalla Bce almeno fino al settembre 2016 (da 60 miliardi al mese, ndr) , insomma, non era necessario "e anche per questo non ho votato a favore", dice Weidmann che conviene sui tassi d'inflazione molto bassi "ma ciò è dovuto in gran parte al calo dei prezzi petroliferi che tutto lascia pensare sia solo un fenomeno temporaneo. Tuttavia la maggioranza - aggiunge - nel Consiglio Bce, ha temuto che la gente si possa abituare troppo a una situazione di prezzi stagnanti, e questa, in caso estremo, potrebbe innescare una spirale negativa".  

Insomma, la mossa di Draghi che scongiura il rischio deflazione non convice il numero uno della banca centrale tedesca, preoccupato invece dei possibili effetti della decisione dell'Eurotower, difficili da prevedere, perché "saranno ben minori in Europa di quanto non siano stati negli Stati Uniti". E sulla possibilità che il Qe rappresenti un freno alle riforme ribadisce: "Molti Stati dovrebbero ridurre i loro debiti sovrani, ma adesso gli stimoli a farlo saranno più deboli. E un aumento dei debiti sovrani può mettere la Bce sotto pressione". La condivisione del rischio solo per una piccola parte del programma, comunque, insieme ad altre parti del piano, "riduce alcuni dei problemi che sono introdotti dall'acquisto di titoli sovrani".  

Conclusioni: il no della Germania è, come in passato, basato sulle incognite della condivisione dei rischi. E la scelta presa a larga maggioranza dal board BCE dimostra tutta l'abilità diplomatica del Governatore Mario Draghi nel vincolare gli acquisti in percentuale dell'80% alla responsabilità di ogni Stato membro. Ognuno il suo.  La Germania fa buon viso a, quello che considera, cattivo gioco. E prende le distanze da ogni non auspicabile effetto domino sui debiti sovrani. 
Condividi