POLITICA
Il presidente del Consiglio
Quirinale, Renzi: "Quello che conta è eleggere il Capo dello Stato, non la maggioranza che lo vota"
"Spero che il Presidente della Repubblica sarà eletto con il più alto consenso possibile - ha spiegato il premier -. Il Pd farà di tutto perché sia una persona che abbia queste caratteristiche ma non considererei un fallimento un'elezione a maggioranza qualificata"
Ne è convinto il premier Matteo Renzi che, intervistato alla radio, sottolinea come nel caso dell'elezione del Capo dello Stato l'importante sia non tanto la maggioranza che lo vota, quanto l'esito del voto.
"Quando arriverà quel momento, credo che tutte le forze politiche, da Forza Italia ai 5Stelle, da Sel a Fratelli d'Italia, dalla Lega ai centristi e naturalmente al Pd, che ha tanti delegati per l'elezione del Presidente, dovranno fare una riflessione, vera, su cosa serve all'Italia per i prossimi sette anni e farlo - continua Renzi - senza mettere in campo le polemiche, le divisioni, i litigi che ci sono stati nel passato".
"Poi naturalmente sarà difficile che tutti accettino di andare su un nome, ma io spero - conclude Renzi - che il Presidente della Repubblica sia eletto, quando dovrà essere, con il più alto consenso possibile. Da parte nostra del Pd faremo di tutto perchè sia una persona che abbia queste caratteristiche qui". Concetto ribadito da Renzi in serata, ospite di Bruno Vespa ed Antonella Clerici, quando è tornato a sottolineare come il Presidente debba essere una persona in grado di "rappresentare l'unità d'Italia", unità non intesa solo in senso geografico.
"Il Presidente della Repubblica c'è e ci sara fin quando deciderà di esserci - ha poi aggiunto il premier -. Per me è un grandissimo italiano che ha fatto il bene del nostro Paese e a tutti quelli che lo hanno insultato o contestato perché ha deciso di fare un secondo mandato bisognerebbe ricordare che lo ha fatto per salvare le istituzioni del nostro Paese perché i partiti, dopo aver fatto una figuraccia storica, non erano stati in grado di eleggere il Presidente della Repubblica".
Presidente della Repubblica a parte, il premier è intervenuto anche sulla manovra, in questo momento in attesa del via libera del Senato: "I soldi quest'anno li ha messi la legge di stabilità, indipendentemente da Bruxelles per la prima volta stiamo approvando in queste ore una legge di stabilità che riduce le tasse, non soltanto rende stabili gli ottanta euro". A proposito delle 32 fiducie poste sino ad oggi del governo, Renzi ha detto che "sono un numero che garantisco aumenteremo in futuro", e proprio sulla manovra è arrivata la richiesta di un nuovo voto di fiducia.
Risponendo poi ad una domanda sul Consiglio Europeo, Renzi ha detto che a Bruxelles la discussione è stata "bella tosta", ma ci sono "elementi di novità importanti: si va - ha spiegato - ancora piano, purtroppo, dovremmo essere più decisi, verso un meccanismo in cui si sblocca un po' questo patto di stabilità, questa impossibilità di fare spese per investimenti". Noi - ha aggiunto - non sforeremo il 3% ma i vincoli europei sono stati firmati "vent'anni fa e poi ulteriormente complicati e irrobustiti nel 2012 da chi c'era prima di noi, che ha scelto di essere ancora più rigido". E il premier non ha risparmiato una stoccata al segretario leghista Matteo Salvini, molto critico nei confronti del governo e ancor più dell'Unione Europea: "Salvini a Bruxelles ci sta da quindici anni, fa il parlamentare europeo da tre legislature, se voleva cambiare qualcosa poteva farlo: perché non l'ha fatto?".
Infine il rilancio dell'azionedi governo. "Devo rimettere in moto un pò di speranza in Italia attraverso le leggi. Non ho tempo per preoccuparmi di eventuali giochi politici, quelli arriveranno nel 2018. Per adesso, da qui al 2018 testa bassa e lavoriamo per l'Italia".