POLITICA
Il Presidente del Consiglio in Aula alla Camera
Riforme, Renzi: Grazie a Napolitano questo è un momento storico, mi gioco tutto
Renzi entra in Aula per il discorso di replica a nome del Governo e le opposizioni abbandonano l'emiciclo in segno di protesta: usciamo perché non ha ascoltato gli interventi delle "opposizioni contrarie a queste riforme". Renzi ringrazia Napolitano, "fu lui a sfidare il Parlamento". Assenti? Mi spiace per loro. Mi basta vincere, mi gioco tutto e senza consenso del popolo trarrò le conseguenze
Come annunciato dalle opposizioni, l'intervento alla Camera di Matteo Renzi sulla riforma della Costituzione si è svolto con i banchi dell'opposizione vuoti. Hanno lasciato l'aula anche i soli capigruppo e portavoce rimasti per formalizzare l'uscita dall'aula. Al completo invece il banco del governo, oltre che la parte di emiciclo dei banchi di maggioranza. Così il presidente del Consiglio ha iniziato il suo discorso rimarcando la manifestazione delle opposizioni: "Prendo la parola per rendere innanzitutto omaggio in modo formale e sostanziale a questo Parlamento, anche a quella parte che ha deciso di non partecipare. Insieme ai deputati della maggioranza che hanno lavorato alle riforme. Siamo a un passaggio straordinario. Quello che sta succedendo in queste ore è un passaggio in cui pochi credevano", ha sottolineato Renzi. "Dicono 'andiamo fuori dal Parlamento' per mandare a casa il governo. Ma quando si andrà a votare tanti di loro resteranno fuori dal Parlamento e non credo sarà un problema per la stragrande maggioranza degli elettori", ha aggiunto.
"Vorrei che il primo pensiero di quest'aula fosse per il senatore a vita Giorgio Napolitano", ha continuato Matteo Renzi in aula alla Camera. Il presidente del Consiglio, riprendendo l'intervento di Invernizzi della Lega che lo invita a ringraziare Verdini ha detto che Invernizzi "ha sbagliato il nome del senatore. È stato Napolitano in quest'aula a utilizzare parole sferzanti a sfidare voi a fare di questa legislatura la legislatura delle riforme. Fu lui a sfidare il Parlamento. Siamo qui perché il presidente Napolitano ci ha stimolato".
Il presidente del Consiglio ha inoltre messo in evidenza la grande mole di lavoro che si è sviluppata in Parlamento: "Si è lavorato in modo molto significativo, ci sono state 173 sedute al 7 di aprile, 170 nell'assemblea costituente. Sono stati presentati 83 milioni e 322mila 708 emendamenti. Ora dico: in questo passaggio la strumentalizzazione è venuta da chi è pronto al dibattito in tutte le sedi e forme o da chi ha portato 83 milioni di emendamenti con l'unico obiettivo di non discutere nel merito punti di convergenza?".
Inoltre in Aula, Renzi ha ribadito ancora una volta l'importanza del referendum confermativo. "La nascita di questo governo - ha detto - è dovuta al fatto che il precedente era in una condizione di stagnazione, l'accettazione dell'incarico era subordinata all'impegno a realizzare una serie di riforme e nel momento in cui non vi fosse il consenso popolare è principio di serietà trarre conseguenze".
"Dicono che la legge elettorale e la riforma consegnano le istituzioni a una sola forza politica. Ma la realtà è diversa perché questa riforma non mette in discussione tutte le maggioranze qualificate che restano o
vengono rafforzate, come quella per eleggere il presidente della Repubblica". E così Renzi, citando la "democrazia decidente" di Calamandrei ha sottolineato che ci saranno "governi che durano 5 anni e consentono alle opposizioni di non fare teatrini e sceneggiate ma prepararsi a tornare al governo, sempre che ne siano capaci". Poi ha rimarcato che "questa riforma non tocca i poteri del premier che è un unicum rispetto ai paesi europei. La possibilità del Presidente del consiglio di incidere è data dalla sua autorevolezza più che dagli istituti normativi. Il presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del premier che non ha potere di rimuoverli".
Ad Arturo Scotto, che lo ha accusato di non aver ascoltato le sue considerazioni e che la riforma non possa essere proposta dal governo, il premier ha ricordato che "Terracini, nella seduta del gennaio '47, a una domanda di Piccioni che chiedeva se si potesse evitare l'iniziativa del governo, mise ai voti la possibilità che il governo avesse l'iniziativa anche sui temi della revisione costituzionale. La seconda sottocommissione votò approvandola. Il tema è stato posto non già da numerosi governi succeduti che hanno portato iniziative di riforme costituzionale ma addirittura dal presidente Terracini e dall'assemblea
costituente medesima. Si vuole difendere i lavori della costituente ma poi ci si scorda di leggerli", ha sottolineato.
Riforme: calendario non cambia, dichiarazioni voto martedì
Le dichiarazioni di voto sulle riforme costituzionali inizieranno domani alle 15 e non essendo contingentati i tempi non è ancora possibile stabilire quando ci sarà il voto finale. Il calendario della Camera dei Deputati stabilito dalla Conferenza dei capigruppo non cambia. Le richieste delle opposizioni di posticipare il voto al referendum di domenica prossima e all'esito delle mozioni di sfiducia al governo pendenti al Senato, non sono dunque state accolte.
"Vorrei che il primo pensiero di quest'aula fosse per il senatore a vita Giorgio Napolitano", ha continuato Matteo Renzi in aula alla Camera. Il presidente del Consiglio, riprendendo l'intervento di Invernizzi della Lega che lo invita a ringraziare Verdini ha detto che Invernizzi "ha sbagliato il nome del senatore. È stato Napolitano in quest'aula a utilizzare parole sferzanti a sfidare voi a fare di questa legislatura la legislatura delle riforme. Fu lui a sfidare il Parlamento. Siamo qui perché il presidente Napolitano ci ha stimolato".
Il presidente del Consiglio ha inoltre messo in evidenza la grande mole di lavoro che si è sviluppata in Parlamento: "Si è lavorato in modo molto significativo, ci sono state 173 sedute al 7 di aprile, 170 nell'assemblea costituente. Sono stati presentati 83 milioni e 322mila 708 emendamenti. Ora dico: in questo passaggio la strumentalizzazione è venuta da chi è pronto al dibattito in tutte le sedi e forme o da chi ha portato 83 milioni di emendamenti con l'unico obiettivo di non discutere nel merito punti di convergenza?".
Inoltre in Aula, Renzi ha ribadito ancora una volta l'importanza del referendum confermativo. "La nascita di questo governo - ha detto - è dovuta al fatto che il precedente era in una condizione di stagnazione, l'accettazione dell'incarico era subordinata all'impegno a realizzare una serie di riforme e nel momento in cui non vi fosse il consenso popolare è principio di serietà trarre conseguenze".
"Dicono che la legge elettorale e la riforma consegnano le istituzioni a una sola forza politica. Ma la realtà è diversa perché questa riforma non mette in discussione tutte le maggioranze qualificate che restano o
vengono rafforzate, come quella per eleggere il presidente della Repubblica". E così Renzi, citando la "democrazia decidente" di Calamandrei ha sottolineato che ci saranno "governi che durano 5 anni e consentono alle opposizioni di non fare teatrini e sceneggiate ma prepararsi a tornare al governo, sempre che ne siano capaci". Poi ha rimarcato che "questa riforma non tocca i poteri del premier che è un unicum rispetto ai paesi europei. La possibilità del Presidente del consiglio di incidere è data dalla sua autorevolezza più che dagli istituti normativi. Il presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del premier che non ha potere di rimuoverli".
Ad Arturo Scotto, che lo ha accusato di non aver ascoltato le sue considerazioni e che la riforma non possa essere proposta dal governo, il premier ha ricordato che "Terracini, nella seduta del gennaio '47, a una domanda di Piccioni che chiedeva se si potesse evitare l'iniziativa del governo, mise ai voti la possibilità che il governo avesse l'iniziativa anche sui temi della revisione costituzionale. La seconda sottocommissione votò approvandola. Il tema è stato posto non già da numerosi governi succeduti che hanno portato iniziative di riforme costituzionale ma addirittura dal presidente Terracini e dall'assemblea
costituente medesima. Si vuole difendere i lavori della costituente ma poi ci si scorda di leggerli", ha sottolineato.
Riforme: calendario non cambia, dichiarazioni voto martedì
Le dichiarazioni di voto sulle riforme costituzionali inizieranno domani alle 15 e non essendo contingentati i tempi non è ancora possibile stabilire quando ci sarà il voto finale. Il calendario della Camera dei Deputati stabilito dalla Conferenza dei capigruppo non cambia. Le richieste delle opposizioni di posticipare il voto al referendum di domenica prossima e all'esito delle mozioni di sfiducia al governo pendenti al Senato, non sono dunque state accolte.