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POLITICA

Subbuglio nel Pd e Forza Italia

Riforme, nel giorno dell'incontro con il M5S, preoccupa il fronte che vuole il Senato elettivo

Stasera l'assemblea dei senatori democratici e, nel pomeriggio, in programma il nuovo incontro con i rappresentanti di Grillo in diretta straming sul blog del leader 5Stelle. E mentre il premier chiarisce che non c'è spazio per una marcia indietro, nel Pd e in Forza Italia cresce il numero di chi vorrebbe un Senato di eletti

Matteo Renzi con il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda
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Entro mercoledì il via libera della Commissione e, prima del 16 luglio, giorno in cui è in programma il Consiglio Europeo, l’ok dell’Aula. Nei piani del governo è questa la tabella di marcia da seguire sulla riforma del Senato. Ma sulla strada che il premier Matteo Renzi ha in mente, c’è l’incognita dissidenti. Cresce infatti la fronda di quanti, all’interno del Pd e ancor più di Forza Italia, vorrebbero tornare ad un Senato di eletti.

Un punto su cui il presidente del Consiglio si è detto inamovibile, convinto che dietro la bandiera di un Senato ancora eletto direttamente e non formato dai consiglieri regionali si nasconda “l’estremo tentativo di ripartire da capo forzando la situazione”. “Se i senatori sono scelti dal popolo allo stesso modo dei deputati — è il ragionamento di Renzi — come impedire loro di votare anche la fiducia al governo e di esaminare il bilancio?”. Con la stessa fonte di legittimazione popolare si avrebbero di nuovo due Camere sullo stesso piano. E la fine del bicameralismo andrebbe quindi a farsi benedire.
 
Ed in attesa dell’assemblea dei senatori dem, in programma questa sera, nel pomeriggio di oggi in calendario un altro appuntamento importante per le riforme: il nuovo incontro con Grillo e i suoi.


In programma alle 15 e in diretta streaming sul blog di Grillo, sull’incontro pesa la richiesta arrivata ieri da parte dei democratici di impegni precisi. Richiesta che i 5Stelle stanno valutando “con stupore”.  A poche ore dall'incontro, il Pd ha infatti fatto sapere di ritenere apprezzabile l'apertura di Luigi Di Maio, ma ha chiesto che i grillini formalizzino un documento scritto sui dieci punti posti dai democratici "altrimenti - spiegano fonti Pd - c'è il concreto rischio che l'incontro sia inutile".

Da Di Maio è arrivato l’ok su 8 dei 10 punti. Un ok dato attraverso un’intervista ma seguito dalla conferma dell’appuntamento di oggi. Però, oltre all’impegno sui punti chiesto dai democratici, Di Maio ha parlato anche della riforma del Senato: “Abbiamo appoggiato il ddl Chiti che già prevedeva quanto ci propone il Pd: una camera che non esprime la fiducia e non vota il bilancio. Bisogna fare però una riflessione sul perché e in quali condizioni. Noi siamo per appoggiare una riduzione dei parlamentari, tagliando anche il numero dei deputati. Ripeto, il ddl Chiti, tra l’altro espressione di una parte del Pd, è solo una traccia”.

Il ddl presentato dal senatore Vannino Chiti però altro non è se non l’espressione della fronda che agita il Pd. Quella fronda capitanato proprio da Chiti e Corradino Mineo che spinge perché si torni ad un Senato elettivo e non fatto di consiglieri regionali e sindaci. Una linea che sta creando divisioni anche all’interno di Forza Italia con Silvio Berlusconi che ha richiamato i suoi all’ordine ma sembra con scarso successo. Come sottolinea un vecchio navigatore del palazzo come il leghista Roberto Calderoli, relatore della legge: "Ormai quelli se ne fregano". 
 
Sarebbero, a conti fatti, una ventina i senatori dem pronti alla rivolta, che vanno a sommarsi alla trentina di forzisti ribelli e all’altra decina tra Ncd e ex Scelta civica. Numeri importanti che potrebbero rendere molto complicato il passaggio in Aula.
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