POLITICA
Tra poche ore l'inconto Pd-M5S
Settimana decisiva per le riforme. Il Pd chiede un documento ai 5stelle sui 10 punti
I democratici rispondono a Di Maio: "Formalizzate un documento e diteci che cosa pensate dei nostri 10 punti". La replica dei Cinque Stelle: "Sorpresi, la stiamo valutando"
Roma
Inizio di settimana chiave per le riforme istituzionali, sia per quella del Senato sia della legge elettorale. A poche ore dall'incontro tra Pd e Movimento 5 Stelle i democratici considerano apprezzabile l'apertura di Luigi Di Maio, ma chiedono che i grillini formalizzino un documento scritto sui dieci punti posti dal Pd "altrimenti - spiegano fonti Pd - c'è il concreto rischio che l'incontro sia inutile". Ma i Cinque Stelle replicano: "Siamo sorpresi, stiamo valutando".
L'apertura di Di Maio
Il vicepresidente della Camera Luigi di Maio è tornato sulla lettera di risposta presentata dal Pd al Movimento sulla legge elettorale e, intervistato dal Corriere della Sera, apre a otto temi su dieci e riflette sull'incontro con il premier Renzi: "Ci andremo consapevoli di essere davanti a una opportunità storica per cambiare l'Italia. Stiamo mettendo a punto e porteremo una proposta che modifica il Democratellum e sarà una svolta che non potranno rifiutare". Quanto al doppio turno e al premio di maggioranza, "non siamo contrari a prescindere".
Estensione dei collegi
L'estensione dei collegi? "Siamo disposti a rinunciarci, a patto che una norma più stringente escluda - eccetto per i reati d'opinione - i condannati dal Parlamento", dice Di Maio che si dichiara "d'accordissimo" con la richiesta del Pd di un controllo preventivo della nuova legge elettorale da parte della Consulta, "ma - continua - con i tempi e modi che hanno proposto non si può fare". Poi, dice ancora il vicepresidente, "ci sono anche altri punti che si possono affrontare. L'abolizione del Cnel, per esempio, per noi è scontata". Quanto al Senato "abbiamo appoggiato il ddl Chiti che già prevedeva quanto ci propone il Pd: una Camera che non esprime la fiducia e non vota il bilancio. Bisogna fare però una riflessione sul perché e in quali condizioni". Ma è netto sul Senato elettivo: "Non vogliamo è un Senato di nominati".
La replica di Dario Ginefra
"Di Maio dimostri che la sua apertura è sincera", osserva il deputato Pd Dario Ginefra facendo riferimento all'intervista "aperturista" del vicepresidente a Cinque Stelle della Camera. Dimostri soprattutto, è l'avvertimento, che sta parlando "a nome di tutto il Movimento. In troppe occasioni il M5S si è reso protagonista di sleali e brusche inversioni di marcia". E "anche oggi, per certi versi, le parole di Di Maio - aggiunge sempre Ginefra - appaiono come un pasticcino avvelenato".
Settimana dedicata alle riforme costituzionali
Insomma, gli otto sì alle dieci domande Dem di cui Luigi Di Maio si è fatto portavoce, non bastano. Tutti i nodi, se i pentastellati non vorranno chiudere il confronto, dovranno tradursi in un testo scritto, a partire da quello legato alla governabilità. Così come anche la disponibilità al doppio turno e al premio di maggioranza. O il controllo preventivo della Consulta. Anche se questa settimana sarà più quella dedicata alle riforme costituzionali che quella della legge elettorale, con l'approdo in Aula del disegno di legge Boschi, il dibattito anche interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso.
Cuperlo: "Non c'è un fronte dei guastatori nel Pd"
Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, anche Gianni Cuperlo leader di SinistraDem, respinge al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. "Non c'è un fronte dei guastatori nel Pd che punta al disastro. Togliamo di mezzo questa immagine e si ascoltino - è l'invito di Cuperlo - le ragioni di ciascuno".
L'avvertimento di Ncd
E mentre in casa Pd si continua a discutere, anche gli alleati di governo iniziano a alzare la posta. L'Ncd - con Angelino Alfano - avverte: la riforma del voto così come è non va. Ad iniziare dalle soglie che devono essere cambiate: "Quella per il premio di maggioranza va alzata al 40%, le diverse soglie di sbarramento andrebbero armonizzate e razionalizzate", dice il leader del Nuovo Centrodestra. "Ed è inaccettabile - aggiunge - che se in una coalizione la soglia la supera solo un partito il premio vada solo a quello benché guadagnato con i voti di tutta la coalizione". "Renzi - aggiunge poi Fabrizio Cicchitto - non può forzare su materie come la legge elettorale, che non hanno conseguenze in materia di conti ma solo di quadro politico".
L'insofferenza dell'Udc
Anche l'Udc mostra la propria insofferenza: "L'Italicum così com'è non soddisfa", dice Antonio De Poli facendo convinto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che "è cominciato il festival del panico dei partitini che vorrebbero soglie più basse".
L'apertura di Di Maio
Il vicepresidente della Camera Luigi di Maio è tornato sulla lettera di risposta presentata dal Pd al Movimento sulla legge elettorale e, intervistato dal Corriere della Sera, apre a otto temi su dieci e riflette sull'incontro con il premier Renzi: "Ci andremo consapevoli di essere davanti a una opportunità storica per cambiare l'Italia. Stiamo mettendo a punto e porteremo una proposta che modifica il Democratellum e sarà una svolta che non potranno rifiutare". Quanto al doppio turno e al premio di maggioranza, "non siamo contrari a prescindere".
Estensione dei collegi
L'estensione dei collegi? "Siamo disposti a rinunciarci, a patto che una norma più stringente escluda - eccetto per i reati d'opinione - i condannati dal Parlamento", dice Di Maio che si dichiara "d'accordissimo" con la richiesta del Pd di un controllo preventivo della nuova legge elettorale da parte della Consulta, "ma - continua - con i tempi e modi che hanno proposto non si può fare". Poi, dice ancora il vicepresidente, "ci sono anche altri punti che si possono affrontare. L'abolizione del Cnel, per esempio, per noi è scontata". Quanto al Senato "abbiamo appoggiato il ddl Chiti che già prevedeva quanto ci propone il Pd: una Camera che non esprime la fiducia e non vota il bilancio. Bisogna fare però una riflessione sul perché e in quali condizioni". Ma è netto sul Senato elettivo: "Non vogliamo è un Senato di nominati".
La replica di Dario Ginefra
"Di Maio dimostri che la sua apertura è sincera", osserva il deputato Pd Dario Ginefra facendo riferimento all'intervista "aperturista" del vicepresidente a Cinque Stelle della Camera. Dimostri soprattutto, è l'avvertimento, che sta parlando "a nome di tutto il Movimento. In troppe occasioni il M5S si è reso protagonista di sleali e brusche inversioni di marcia". E "anche oggi, per certi versi, le parole di Di Maio - aggiunge sempre Ginefra - appaiono come un pasticcino avvelenato".
Settimana dedicata alle riforme costituzionali
Insomma, gli otto sì alle dieci domande Dem di cui Luigi Di Maio si è fatto portavoce, non bastano. Tutti i nodi, se i pentastellati non vorranno chiudere il confronto, dovranno tradursi in un testo scritto, a partire da quello legato alla governabilità. Così come anche la disponibilità al doppio turno e al premio di maggioranza. O il controllo preventivo della Consulta. Anche se questa settimana sarà più quella dedicata alle riforme costituzionali che quella della legge elettorale, con l'approdo in Aula del disegno di legge Boschi, il dibattito anche interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso.
Cuperlo: "Non c'è un fronte dei guastatori nel Pd"
Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, anche Gianni Cuperlo leader di SinistraDem, respinge al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. "Non c'è un fronte dei guastatori nel Pd che punta al disastro. Togliamo di mezzo questa immagine e si ascoltino - è l'invito di Cuperlo - le ragioni di ciascuno".
L'avvertimento di Ncd
E mentre in casa Pd si continua a discutere, anche gli alleati di governo iniziano a alzare la posta. L'Ncd - con Angelino Alfano - avverte: la riforma del voto così come è non va. Ad iniziare dalle soglie che devono essere cambiate: "Quella per il premio di maggioranza va alzata al 40%, le diverse soglie di sbarramento andrebbero armonizzate e razionalizzate", dice il leader del Nuovo Centrodestra. "Ed è inaccettabile - aggiunge - che se in una coalizione la soglia la supera solo un partito il premio vada solo a quello benché guadagnato con i voti di tutta la coalizione". "Renzi - aggiunge poi Fabrizio Cicchitto - non può forzare su materie come la legge elettorale, che non hanno conseguenze in materia di conti ma solo di quadro politico".
L'insofferenza dell'Udc
Anche l'Udc mostra la propria insofferenza: "L'Italicum così com'è non soddisfa", dice Antonio De Poli facendo convinto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che "è cominciato il festival del panico dei partitini che vorrebbero soglie più basse".