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USA2020

"Transizione complessa e delicata"

Sereni: “Negli Usa situazione inedita, pronti a lavorare con Biden per un Atlantico più stretto"

“Da Joe Biden mi aspetto maggior dialogo con l’Europa” dice la vice ministra agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. "Ma l'Europa sia capace di una propria visione e autonomia strategica". Sul contrasto al terrorismo auspica "la creazione di una procura a livello di Ue". Mentre sulla vicenda dei pescatori italiani trattenuti in Libia assicura: “Siamo in costante contatto con le famiglie e le comunità coinvolte”

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di Tullia Fabiani “In politica estera la forma è sostanza. Non mi aspetto stravolgimenti nella politica estera dall’amministrazione Biden. Mi aspetto invece un cambio di approccio e anche di tono, soprattutto nel rapporto tra America e Europa”, dice la vice ministra Marina Sereni a proposito delle elezioni Usa.
 
Prima del voto ha detto che non ci sarebbero stati grandi cambiamenti in politica estera. È rimasta dunque di questa idea?
“Il solo fatto che gli Stati Uniti possano rientrare negli Accordi di Parigi sul Clima o rimanere nell’OMS rappresenta per noi europei una notevole novità, dal mio punto di vista positiva. Ma non credo che Biden ammorbidirà la posizione degli Usa sulla Cina, o cambierà radicalmente sul Medio Oriente, mi aspetto piuttosto che su questi temi dialogherà di più con l’Europa e avrà un approccio più attento al multilateralismo”.
 
Ritiene che l’avvio di battaglie legali da parte di Trump possa mettere a rischio gli equilibri internazionali, oltre a destabilizzare gli Stati Uniti?
“Voglio partire dal fatto che Trump si è fatto interprete di una larga fetta di America che, anche a fronte della vittoria di Biden, vuole legittimamente continuare a far sentire la propria voce. Ma, mentre il President-elect parla al popolo americano con un linguaggio di moderazione e di unità, il Presidente uscente sceglie la strada della battaglia legale e non riconosce il risultato. È una situazione per molti versi inedita, che rende più complessa e delicata la transizione e rischia di accentuare la polarizzazione emersa con chiarezza dal dato elettorale. Non sta a noi giudicare, anche se tutti gli osservatori indipendenti e le stesse autorità deputate alle procedure elettorali considerano che il processo democratico sia stato corretto”.
 
L'Europa e l’Italia intanto aspettano, prudenti?
“Assolutamente no. Siamo pronti a lavorare con la nuova amministrazione nell’idea di rendere l’Atlantico un po’ più stretto rispetto agli ultimi quattro anni. Anche se resto convinta che un dialogo proficuo con gli Stati Uniti – nella Nato e in politica estera – richieda un’Europa capace di una propria visione, di quell’autonomia strategica di cui stiamo parlando da tempo”.
 
In questa autonomia rientra anche il Mediterraneo. Al vertice Ue-mondo arabo ha sottolineato la necessità che tale area diventi priorità strategica per l'Europa. Non è stato così finora, cosa è mancato e quali interventi sarebbero necessari?
“Il Mediterraneo, storicamente un luogo di incontro tra diversi popoli e culture, oggi appare essere il crocevia di conflitti e tensioni, vecchie e nuove. Un’Europa poco presente e divisa è destinata a non giocare il ruolo che le spetterebbe. E questo rischia di aprire la strada al protagonismo di altri attori nell’area del Mediterraneo. La crisi sanitaria del Covid-19 – e le conseguenze sul piano economico e sociale – ha indotto l’Unione a compiere progressi impensabili fino a pochi mesi fa. Così come si registra un nuovo spirito di unità sul fronte della risposta economica, sociale e sanitaria al virus, allo stesso modo dobbiamo rafforzare le istituzioni europee per una maggiore incisività in politica estera.  A 25 anni dal Processo di Barcellona l’Europa deve ridefinire la sua politica di Vicinato Meridionale e avere una nuova visione strategica anche alla luce delle contraddizioni – ma anche opportunità – che la pandemia ci costringe a fronteggiare. Una nuova partnership tra Europa e Paesi della sponda Sud del Mediterraneo è indispensabile per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile, del terrorismo, dei flussi migratori. Penso dobbiamo mettere al centro della cooperazione il futuro dei giovani”.
 
A proposito dei recenti attacchi terroristici in Francia e in Austria ha sottolineato la necessità di "tenere la guardia molto alta" e ha invitato a evitare semplificazioni su una possibile guerra di civiltà. Quali rischi si corrono e qual è il peso della cooperazione in termini di intelligence e forze di sicurezza?
“Il terrorismo non è definitivamente sconfitto e dobbiamo anzi sapere che la pandemia in atto può creare le condizioni per nuove fiammate. Per questo non possiamo abbassare la guardia e anzi rafforzare la cooperazione fra le intelligence e gli apparati di sicurezza. Una risposta europea – come la creazione di una procura a livello di UE dedicata al contrasto al terrorismo – è quanto mai attuale”.
 
 Ci sono novità sulla vicenda dei pescatori trattenuti in Libia? Nella notte c'è stata una telefonata ai familiari.
“È una vicenda molto delicata, per la cui soluzione sono stati attivati tutti i canali possibili. Abbiamo risposto a molte interrogazioni parlamentari su questo e siamo in costante contatto con le famiglie e le comunità coinvolte. Su questa vicenda però occorre mantenere il massimo riserbo e far lavorare chi di dovere”.
 
Lei ogni giorno dedica un pensiero, via Twitter, al gesuita scomparso in Siria, Padre Dall'Oglio "e a tutte le persone rapite", affinché tornino presto alle loro famiglie. Un ricordo e anche un impegno da parte sua?
“Le vicende dei nostri connazionali rapiti implicano sempre un costante lavoro, perché sia efficace spesso deve svolgersi in modo riservato. Abbiamo ottenuto importanti risultati in questi mesi con la liberazione di Silvia Romano, di Padre Maccalli e di Nicola Chiacchio. Il mio tweet vuole essere una candela accesa e la conferma di un impegno costante anche da parte delle istituzioni”.
 
Teme un prossimo lockdown generale per il nostro Paese?
“Un eventuale lockdown dipenderà dai dati e dall’efficacia delle misure intraprese per contenere la pandemia. Naturalmente si farà di tutto per evitarlo, ma dobbiamo fare ogni sforzo per rispettare le regole di base: pochi contatti, distanziamento, mascherine, lavaggio frequente delle mani. Se ognuno nella sua giornata si atterrà a questi comportamenti daremo una mano ai medici e al personale sanitario in questo momento davvero difficile”.
 
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