MONDO
La guerra nel nord
Siria, a Kobane i jihadisti issano le bandiere nere. Attentato nel nord: 30 morti tra le forze curde
La città è da giorni teatro di violenti scontri tra i peshmerga curdi e i miliziani islamici. Intanto ad Al Hassaka per un attentato suicida sono morti 30 miliziani delle forze di autodifesa curde e poliziotti curdi
Siria
I jihadisti sunniti dello Stato islamico (Isis) hanno issato la loro bandiera nei quartieri orientali della città siriana di Kobane, ma le forze curde continuano a difenderla. Kobane, infatti, per la sua posizione strategica al confine con la Turchia, è da giorni teatro di scontri tra i peshmerga curdi e i miliziani islamici.
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha riferito che la notte scorsa i combattenti curdi hanno respinto un nuovo tentativo di penetrazione dei miliziani dell'Isis ma poi ha confermato che combattenti dello Stato islamico sono entrati dentro la città siriana. Ore dopo aver issato due bandiere nere del gruppo nelle periferie del centro abitato, i militanti hanno violato le linee del fronte curdo e sono entrati nella città stessa, secondo quanto riferiscono i collettivi di attivisti dei comitati di coordinamento locale e l'Osservatorio siriano per i diritti umani. "Stanno combattendo dentro la città. Centinaia di civili sono scappati", ha detto il direttore dell'Osservatorio Abdurrahman. "Lo Stato islamico controlla tre quartieri sul lato orientale di Kobani. Stanno cercando di entrare nella città anche da sudovest". Il centro di Kobani è ancora nelle mani dei curdi, ha detto Abdurrahman.
Intanto, ad Al Hassaka nel nord del paese, in seguito ad un attentato suicida con due autobomba sono morti trenta miliziani delle forze di autodifesa curde (Ypg) e poliziotti curdi. Lo ha riferito il direttore dell'ong Ondus, Rami Abdel Rahman.
Nuovo video dell'orrore in Egitto, 3 decapitati
Nuovo video dell'orrore pubblicato ieri da Ansar beit al Maqdis, il gruppo jihadista attivo nel Sinai egiziano. Il video, di 25 minuti, in alta definizione, mostra alla fine la decapitazione di tre egiziani accusati di essere "spie del Mossad", con le immagini che sfumano il dettaglio ma lasciano sentire il tremendo suono del coltello. Un altra persona viene giustiziata con un colpo alla testa. Prima dell'esecuzione si ricorda l'appello dell'Isis a uccidere le spie sioniste.
Usa: arrestato 19enne aspirante jihadista
Un cittadino americano di 19 anni, Mohammed Hamzah Khan, è stato arrestato all'aeroporto di Chicago due giorni fa e oggi accusato di aver tentato di partire per la Turchia con lo scopo di passare clandestinamente in Siria o Iraq per "unirsi ai terroristi" dell'Isis. Khan è stato condotto oggi in tribunale in manette, con indosso la tuta arancione da carcerato, rischia fino a 15 anni di carcere. In una perquisizione nella sua casa, l'Fbi ha trovato una sua lettera indirizzata ai suoi genitori, in cui Khan afferma di sentirsi in dovere di raggiungere "il califfato, ora che è divenuto una realta'"
L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha riferito che la notte scorsa i combattenti curdi hanno respinto un nuovo tentativo di penetrazione dei miliziani dell'Isis ma poi ha confermato che combattenti dello Stato islamico sono entrati dentro la città siriana. Ore dopo aver issato due bandiere nere del gruppo nelle periferie del centro abitato, i militanti hanno violato le linee del fronte curdo e sono entrati nella città stessa, secondo quanto riferiscono i collettivi di attivisti dei comitati di coordinamento locale e l'Osservatorio siriano per i diritti umani. "Stanno combattendo dentro la città. Centinaia di civili sono scappati", ha detto il direttore dell'Osservatorio Abdurrahman. "Lo Stato islamico controlla tre quartieri sul lato orientale di Kobani. Stanno cercando di entrare nella città anche da sudovest". Il centro di Kobani è ancora nelle mani dei curdi, ha detto Abdurrahman.
Intanto, ad Al Hassaka nel nord del paese, in seguito ad un attentato suicida con due autobomba sono morti trenta miliziani delle forze di autodifesa curde (Ypg) e poliziotti curdi. Lo ha riferito il direttore dell'ong Ondus, Rami Abdel Rahman.
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