ECONOMIA
Seminario al Centro Studi
Confindustria, Squinzi: "Ci sono le condizioni per una svolta"
Il numero uno di Confindustria indica le priorità: "Lavoro e rilancio manifatturiero"
Roma
L'Italia ce la può fare a invertire la rotta e tornare a crescere: "si stanno creando le condizioni per una svolta". E' messaggio del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiudendo i lavori del seminario del Centro Studi dell'associazione.
"Non siamo vittime di un destino crudele e ineluttabile: siamo noi che possiamo e dobbiamo costruire il nostro futuro", ha spiegato Squinzi. Occorre, però, "un salto di mentalità, una svolta chiara e decisa. "Non siamo vittime di un destino crudele e ineluttabile". Un cambio di mentalità "a 180 gradi che riguardi anche la finanza, se, come ha detto il Governatore della Banca d'Italia, non ci possono essere investimenti senza credito", ha aggiunto.
Per rilanciare l'economia, a giudizio di Squinzi, "è fondamentale la piena collaborazione di tutti gli attori, abbandondando pregiudizi ideologici e divisioni dettate dalla difesa di interessi spiccioli e di parte". Nonostante i dati, dunque, Squinzi è ottimista e convinto delle "grandi potenzialità" del nostro Paese: "Sono sicuro che ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare, ce la faremo".
Il lavoro è la "priorità assoluta" da affrontare, soprattutto alla luce dei "dati tragici" diffusi dall'Istat. Ma per crearlo occorre puntare con decisione sul rilancio del manifatturiero. "La mappa delle perdite dei posti di lavoro e di unità produttive - ha spiegato Squinzi commentando i dati del Csc contenuti negli ultimi Scenari Industriali - è pesante ma assolutamente realistica". Tutti gli sforzi vanno, dunque, rivolti al "rilancio del settore manifatturiero". Anche perchè, a giudizio del numero uno degli industriali, "senza un manifatturiero in salute e con un ruolo centrale nei processi dell'economia non ci può essere crescita, e senza crescita è impossibile generare lavoro".
E proprio "il lavoro - ha insistito Squinzi - è la nostra priorità assoluta, una priorità che deve orientare tutte le nostre azioni, le nostre scelte, le nostre decisioni a livello di imprese, di Confindustria, di Governo, di istituzione europee, se dobbiamo prima resistere e poi rispondere a una produzione industriale caduta del 5% annuo nel nostro Paese, alla retrocessione di tre posizioni nella graduatoria mondiale dei paesi più industrializzati e a un Pil diminuito del 9% con le conseguenze che purtroppo conosciamo sull'occupazione e le condizioni di vita delle famiglie italiane". La perdita di 1milione160 mila posti di lavoro e la scomparsa di 120 mila fabbriche in 13 anni "è un dato pesante, un bollettino di guerra". Per questo serve fare "tutti gli sforzi per il rilancio del manufatturiero" ha proseguito Squinzi.
"Mi ha fatto molto piacere che il Presidente del Consiglio, in più di un'uscita pubblica, abbia sottolineato l'importanza dell'industria per la nostra economia" ha infine concluso il presidente di Confindustria. Dal punto di vista della "politica economica", poi, "le parole e gli annunci fatti dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, alla nostra Assemblea, - ha sottolineato Squinzi - mi hanno rassicurato, affermando finalmente il giusto approccio, da tanto tempo chiesto da Confindustria". Per il numero uno degli imprenditori si tratta di "un approccio pro industria e pro impresa, indispensabile per assecondare e sfruttare appieno il profondo rinnovamento che è in corso nel nostro tessuto imprenditoriale".
"Non siamo vittime di un destino crudele e ineluttabile: siamo noi che possiamo e dobbiamo costruire il nostro futuro", ha spiegato Squinzi. Occorre, però, "un salto di mentalità, una svolta chiara e decisa. "Non siamo vittime di un destino crudele e ineluttabile". Un cambio di mentalità "a 180 gradi che riguardi anche la finanza, se, come ha detto il Governatore della Banca d'Italia, non ci possono essere investimenti senza credito", ha aggiunto.
Per rilanciare l'economia, a giudizio di Squinzi, "è fondamentale la piena collaborazione di tutti gli attori, abbandondando pregiudizi ideologici e divisioni dettate dalla difesa di interessi spiccioli e di parte". Nonostante i dati, dunque, Squinzi è ottimista e convinto delle "grandi potenzialità" del nostro Paese: "Sono sicuro che ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare, ce la faremo".
Il lavoro è la "priorità assoluta" da affrontare, soprattutto alla luce dei "dati tragici" diffusi dall'Istat. Ma per crearlo occorre puntare con decisione sul rilancio del manifatturiero. "La mappa delle perdite dei posti di lavoro e di unità produttive - ha spiegato Squinzi commentando i dati del Csc contenuti negli ultimi Scenari Industriali - è pesante ma assolutamente realistica". Tutti gli sforzi vanno, dunque, rivolti al "rilancio del settore manifatturiero". Anche perchè, a giudizio del numero uno degli industriali, "senza un manifatturiero in salute e con un ruolo centrale nei processi dell'economia non ci può essere crescita, e senza crescita è impossibile generare lavoro".
E proprio "il lavoro - ha insistito Squinzi - è la nostra priorità assoluta, una priorità che deve orientare tutte le nostre azioni, le nostre scelte, le nostre decisioni a livello di imprese, di Confindustria, di Governo, di istituzione europee, se dobbiamo prima resistere e poi rispondere a una produzione industriale caduta del 5% annuo nel nostro Paese, alla retrocessione di tre posizioni nella graduatoria mondiale dei paesi più industrializzati e a un Pil diminuito del 9% con le conseguenze che purtroppo conosciamo sull'occupazione e le condizioni di vita delle famiglie italiane". La perdita di 1milione160 mila posti di lavoro e la scomparsa di 120 mila fabbriche in 13 anni "è un dato pesante, un bollettino di guerra". Per questo serve fare "tutti gli sforzi per il rilancio del manufatturiero" ha proseguito Squinzi.
"Mi ha fatto molto piacere che il Presidente del Consiglio, in più di un'uscita pubblica, abbia sottolineato l'importanza dell'industria per la nostra economia" ha infine concluso il presidente di Confindustria. Dal punto di vista della "politica economica", poi, "le parole e gli annunci fatti dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, alla nostra Assemblea, - ha sottolineato Squinzi - mi hanno rassicurato, affermando finalmente il giusto approccio, da tanto tempo chiesto da Confindustria". Per il numero uno degli imprenditori si tratta di "un approccio pro industria e pro impresa, indispensabile per assecondare e sfruttare appieno il profondo rinnovamento che è in corso nel nostro tessuto imprenditoriale".