La guerra commerciale
Trump firma i dazi: "Fronteggiamo l'assalto al nostro Paese". 11 Paesi siglano un'intesa anti-Usa
Le nuove misure non riguardano "i veri amici", l'Australia. E "flessibilità" viene offerta a Canada e Messico. Intanto, 11 Paesi rispolverano il patto commerciale transpacifico: un accordo di libero scambio che copre 500 milioni di consumatori abbattendo i dazi
Sfidando la comunità internazionale, i mercati e le istituzioni finanziarie mondiali (ultimo in ordine di tempo Mario Draghi), il suo partito e alcuni ministri chiave, Donald Trump vara i dazi al 25% sull'acciaio e al 10% sull'alluminio con una cerimonia in pompa magna alla Casa Bianca, davanti ai rappresentanti del settore. Ma, mentre 11 Paesi rispolverano il patto commerciale transpacifico (Tpp) in funzione anti-Usa, sceglie una soluzione "flessibile", riservandosi di aumentare o abbassare i dazi in qualsiasi momento e di esentare provvisoriamente alcuni Paesi: come l'Australia, o il Canada e il Messico, quest'ultimi però solo in subordine a una efficace rinegoziazione dell'accordo di libero commercio nordamericano Nafta. Eccezioni che rischiano di aprire il vaso di Pandora delle richieste per un trattamento speciale. Il segretario al commercio Wilbur Ross ha spiegato che le esenzioni saranno basate sugli interessi della sicurezza nazionale Usa, intesi in senso lato, dall'occupazione agli effetti su singole industrie.
Trump: "Con i dazi fronteggiamo un assalto al nostro Paese"
"L'industria americana dell'acciaio e dell'alluminio è stata devastata da pratiche commerciali straniere aggressive" spiega durante la conferenza stampa che si è tenuta alla Casa Bianca, subito dopo la firma del provvedimento. I dazi saranno applicati tra 15 giorni e Trump ribadisce la disponibilità a modificarli o a revocarli per specifici paesi se i loro prodotti non minacceranno più la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. "Sono vitali per la nostra sicurezza nazionale, assolutamente vitali. Se non hai l'acciaio, il paese non è tuo".
"Vediamo già i benefici di questa scelta" aggiunge, "dopo l'annuncio di questa decisione, in Illinois è stata riaperta una fabbrica e stanno richiamando gli operai a lavorare. E' successo con i pannelli solari e le lavatrici, e ora andrà avanti". Quindi un invito che è anche una provocazione: "Volete produrre?" Venite a produrre qui e approfitterete dei grandi tagli di tasse che abbiamo fatto" conclude, "Ciò che vogliamo è che si 'compri americano', buy America". Le nuove misure non saranno applicate, per il momento, a Messico e Canada: "Con loro stiamo negoziando il Nafta, se riusciamo ad avere un accordo che ponga fine al Nafta, non ci saranno dazi".
Esentata l'Australia "amica", "flessibilità" a Canada e Messico
Il tycoon si era detto "impaziente" di firmare le nuove misure fin dal mattino su Twitter, annunciando subito però "grande flessibilità e cooperazione verso quelli che sono i veri amici e ci trattano equamente, sia sul piano commerciale sia militare". Un criterio ribadito poco più tardi in una riunione di governo alla Casa Bianca, l'ultima di Gary Cohn, "un globalista che tuttavia mi piace ancora e che ho la sensazione ritornerà", ha sottolineato il presidente, riferendosi al consigliere economico dimissionario perché contrario ai dazi.
"Saremo molto equi e molto flessibili", ha insistito Trump. "Abbiamo relazioni molto buone con l'Australia, abbiamo un'eccedenza commerciale con questo paese formidabile, un partner di lunga data", ha detto anticipando la sua esenzione dalle tariffe. "Faremo qualche cosa con altri Paesi", ha proseguito, mostrandosi però molto critico con Berlino, e non solo sul commercio: "Abbiamo amici e anche dei nemici che si sono approfittati enormemente di noi da anni su commercio e difesa. Se guardiamo la Nato, la Germania paga l'1% e noi paghiamo il 4,2% di un pil molto più importante. Questo non è giusto".
L'Ue ha già pronte misure di ritorsione
Coinvolgono un'ampia gamma di prodotti americani fino a 3,5 miliardi di dollari, realizzati in particolare nei 'red state', per mettere in difficoltà Trump nelle elezioni di midterm. Anche la Cina, vero bersaglio per il suo eccesso di produzione sovvenzionata di acciaio, è sul piede di guerra e minaccia "un'appropriata e necessaria risposta". "Scegliere la guerra commerciale è una soluzione sbagliata. Alla fine si danneggiano gli altri e se stessi", ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi.
E gli Usa diventano il bersaglio del Tpp
Ma la risposta forse più preoccupante per gli Usa l'hanno già data gli undici Paesi che hanno firmato oggi in Cile una nuova versione del Tpp, un accordo di libero scambio che copre 500 milioni di consumatori abbattendo i dazi. L'obiettivo principale dell'accordo è tagliare le tariffe commerciali tra i paesi membri, ma anche armonizzare i regolamenti sul commercio, o quanto meno renderli trasparenti. E sono stati presi anche impegni per rispettare degli standard sul lavoro e l'ambiente.
Tra gli 11 firmatari anche tre alleati di primo piano
I Paesi firmatari sono Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Insieme rappresentano il 13,5% dell'economia mondiale. Non solo: Canada, Giappone e Australia (peraltro esclusa dal provvedimento sui dazi) sono alleati di primo piano degli Usa.
L'intesa era stata proposta negli anni scorsi da Barack Obama per fermare l'ascesa di Pechino, ma poi Trump aveva deciso di uscirne: ora gli Usa ne diventano il bersaglio, mentre la Cina potrebbe essere spronata a entrare. Per adesso però Trump, stretto tra il Russiagate e lo scandalo dell'affaire con la pornostar Stormy Daniels, tira dritto sui dazi, incurante anche della lettera di 107 parlamentari repubblicani timorosi che una guerra commerciale freni la crescita Usa.