MONDO
L'attentato a Pozanti
Turchia, attacco del Pkk a commissariato di polizia: 2 agenti uccisi
Lo riferisce l'agenzia ufficiale Anatolia. La polizia ha risposto al fuoco e nella sparatoria sono morti i 2 agenti. Al 20 luglio, da quando cioè quando si è innescata la nuova ondata di violenze, sono morti almeno 13 uomini delle forze di sicurezza turche
Istanbul (Turchia)
Due poliziotti turchi sono rimasti uccisi nella regione di Adana in un attacco che, secondo l'agenzia ufficiale Anatolia, sarebbe da attribuire ad alcuni miliziani del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. L'attentato contro un commissariato di polizia nella città di Pozanti. Gli agenti hanno risposto agli spari e hanno perso la vita nel fuoco incrociato.
L'operazione "contro il terrore, senza distinzioni", lanciata dal governo turco, è stata in un primo momento indirizzata verso le postazioni dell'Isis, salvo poi intensificarsi nei confronti del Pkk, con ripetuti bombardamenti al confine iracheno. E al 20 luglio, quando si è innescata la nuova ondata di violenze, sono morti almeno 13 uomini delle forze di sicurezza turche: ieri tre sono rimasti uccisi in un agguato a Sirnak, a un convoglio militare. La zona degli scontri è quella sud-orientale del Paese, in particolare le province vicine al nord dell'Iraq, dove si sono rifugiati i combattenti del Pkk. L'attacco di oggi è avvenuto più a ovest, in una zona frequentata anche dai turisti.
L'ondata di violenze e l'azione anti-terrorismo del governo di Ankara
Da dieci giorni l'aviazione di Ankara bombarda pesantemente i campi di addestramento e i nascondigli del Pkk sulle montagne tra il sud-est turco e il nord Iraq. Il governo turco ha presentato all'opinione pubblica interna e ai suoi alleati regionali e internazionali l'operazione come parte di una più ampia "azione anti-terrorismo", mirata non solo contro il Pkk ma anche contro l'organizzazione dello Stato islamico nel nord della Siria. Questo è avvenuto dopo che a metà luglio un attacco suicida rivendicato dall'Isis aveva ucciso 32 persone, per lo più attivisti curdi. La forza politica e sociale curda in Turchia è in ascesa e dopo l'attentato di Suruc, al confine con la Siria, molte sigle turco-curde hanno accusato Ankara di non fare abbastanza per proteggere il Paese dal terrore jihadista. Ma finora la maggior parte dei raid si sono concentrati in Iraq. E degli oltre 1.300 fermati dalla polizia turca nei giorni scorsi in 12 province della Turchia la stragrande maggioranza sono sospettati di appartenere al partito curdo. Solo poche decine sono indicati come legati all'Isis e la maggior parte di questi sono stati già rilasciati.
L'operazione "contro il terrore, senza distinzioni", lanciata dal governo turco, è stata in un primo momento indirizzata verso le postazioni dell'Isis, salvo poi intensificarsi nei confronti del Pkk, con ripetuti bombardamenti al confine iracheno. E al 20 luglio, quando si è innescata la nuova ondata di violenze, sono morti almeno 13 uomini delle forze di sicurezza turche: ieri tre sono rimasti uccisi in un agguato a Sirnak, a un convoglio militare. La zona degli scontri è quella sud-orientale del Paese, in particolare le province vicine al nord dell'Iraq, dove si sono rifugiati i combattenti del Pkk. L'attacco di oggi è avvenuto più a ovest, in una zona frequentata anche dai turisti.
L'ondata di violenze e l'azione anti-terrorismo del governo di Ankara
Da dieci giorni l'aviazione di Ankara bombarda pesantemente i campi di addestramento e i nascondigli del Pkk sulle montagne tra il sud-est turco e il nord Iraq. Il governo turco ha presentato all'opinione pubblica interna e ai suoi alleati regionali e internazionali l'operazione come parte di una più ampia "azione anti-terrorismo", mirata non solo contro il Pkk ma anche contro l'organizzazione dello Stato islamico nel nord della Siria. Questo è avvenuto dopo che a metà luglio un attacco suicida rivendicato dall'Isis aveva ucciso 32 persone, per lo più attivisti curdi. La forza politica e sociale curda in Turchia è in ascesa e dopo l'attentato di Suruc, al confine con la Siria, molte sigle turco-curde hanno accusato Ankara di non fare abbastanza per proteggere il Paese dal terrore jihadista. Ma finora la maggior parte dei raid si sono concentrati in Iraq. E degli oltre 1.300 fermati dalla polizia turca nei giorni scorsi in 12 province della Turchia la stragrande maggioranza sono sospettati di appartenere al partito curdo. Solo poche decine sono indicati come legati all'Isis e la maggior parte di questi sono stati già rilasciati.