MONDO
Lo riporta il Kyiv Post
Ucraina, blitz dei paramilitari: ucciso il capo dei filorussi
Assassinato nella provincia di Donetsk da un commando di paramilitari sostenuto dal candidato presidenziale nazionalista Oleg Liashko che ha rivendicato l'azione
L'assalto
Il blitz verso le tre del pomeriggio: cinque uomini armati e completamente vestiti di nero hanno fatto irruzione nel municipio della città dell'Ucraina orientale e si sono diretti con passo sicuro in un ufficio al primo piano, dove hanno aperto il fuoco esplodendo - riferiscono gli investigatori - almeno dieci colpi con almeno un kalashnikov e colpendo i due filorussi. In una foto pubblicata dalla testata in lingua inglese si vede la vittima, Roman, di 34 anni, che giace sul pavimento sotto il tricolore dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. L'uomo sarebbe stato colpito alla testa e al torace. E' invece rimasto ferito con almeno tre proiettili l'altro separatista che si trovava nella stanza, un ragazzo di meno di 25 anni che lotta tra la vita e la morte e sarebbe stato sottoposto a un intervento chirurgico in serata.
La rivendicazione
Oleg Liashko, deputato nazionalista e leader del partito radicale, ha rivendicato l'azione con un post su Facebook: "Soldati del battaglione Liashko 'Ucraina' - ha scritto - hanno ripulito e liberato dai 'Colorados' l'edificio di governo di Torez, nella regione di Donetsk. Due terroristi sono stati uccisi - conclude il politico - mentre tra i nostri uomini non ci sono stati feriti. Gloria all'Ucraina!".
I candidati alla presidenza ucraina
In Ucraina si sta svolgendo una campagna elettorale molto aspra e gli scontri nelle regioni "separatiste" dell'est sono al centro di tutti i dibattiti tra i candidati alla presidenza e di tutti gli spot elettorali in radio e tv. La maggior parte degli ucraini - almeno nelle aree occidentali e centrali del Paese - vorrebbe un'azione più risoluta da parte del governo contro i filorussi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. I due candidati che secondo i sondaggi dovrebbero raccogliere il maggior numero di voti sono lo strafavorito 're del cioccolato' Petro Poroshenko, oligarca filo-occidentale, ma pragmatico e l'ex eroina della Rivoluzione arancione Iulia Timoshenko, 'pasionaria' in apparente calo di consensi. Non per niente entrambi, pur nella diversità di toni, puntano molto sulla lotta ai separatisti negli ultimi fuoco della loro campagna elettorale in vista del voto di domenica. "L'Ucraina è attaccata - tuona 'Iulia' in uno spot -, la Russia a est comincia una guerra non dichiarata contro di noi". E per proteggere il Paese da Mosca l'ex 'lady di ferro' punta sulla Nato, a cui Kiev potrebbe aderire - secondo lei - dopo un referendum.
Poroshenko - già ministro con il deposto presidente filorusso Ianukovich - è in effetti un un uomo d'affari prestato alla politica, decisamente più portato al compromesso rispetto a 'Iulia', e per questo appare in chiara pole position per diventare il quinto presidente ucraino. E inoltre, anche se dice di non voler trattare con i separatisti, che chiama "terroristi" secondo il linguaggio della nuova leadership di Kiev, è sicuramente capace di raggiungere una tregua con Putin più di altri candidati del fronte di Piazza Maidan.
Sul fronte opposto, oltre al candidato più estremista e a suo agio in mimetica, il nazionalista Oleg Liashko, c'è Dmitro Iarosh, comandante di 'Settore destro', la fazione ultranazionalista (secondo alcuni neonazista) che in questi giorni ha scatenato le sue milizie anche nell'indocile est. Molto meno duri verso gli insorti pro-Mosca sono inevitabilmente i non molti superstiti in campo un tempo vicini a Ianukovich, che puntano a raccogliere voti (ammesso che si rechino alle urne) tra i russofoni delle regioni orientali. Il candidato del partito delle Regioni, Mikhail Dobkin, ex governatore a Kharkiv, ha avuto guai con la giustizia già pochi giorni dopo la rivolta di Maidan perché accusato di attentare all'unità del Paese e ha subito anche alcune aggressioni da parte dei nazionalisti durante i suo comizi, ma lui sostiene di essere solo a favore del federalismo (tra l'altro auspicato da Mosca); e sui suoi manifesti compare lo slogan "Ucraina unita". Dobkin però non è certo tra i favoriti. Tra i 'russofoni' potrebbe avere semmai più fortuna l'ex governatore della Banca centrale Serghii Tighipko, molto critico sulla gestione della crisi nell'est da parte di Kiev: i sondaggi lo danno al massimo a un 10% di consensi, che tuttavia potrebbero bastare a soffiare il ballottaggio alla traballante Timoshenko. Sempre che Poroshenko non riesca a stravincere già al primo turno.