MONDO
prove di accordo
Ucraina, il percorso a ostacoli della diplomazia
Governo di unità nazionale ed elezioni dopo l'estate. Ripartono da questi punti i colloqui per stablizzare l'Ucraina. L'ipotesi è tornare agli accordi del 21 febbraio, ma Mosca e Kiev ancora non si parlano. Intanto sul territorio si imbracciano le armi
Parigi
La strada c'è: riportare in vigore gli accordi del 21 febbraio. Ma per arrivare a un accordo condiviso il percorso è ancora lungo. Tutto accade in poche ore di colloqui diplomatici: un'altalena di speranze e delusioni. I delegati si chiudono nell'Ambasciata Francese. Il ministro degli esteri ucraino arriva , in aereo, con Kerrry. Arriva anche il MInistro Lavrov. Ma quello che accade dopo non è chiaro. La Russia, si affretta a parlare di un’intesa raggiunta con gli Stati Uniti. L'ipotesi è tornare agli accordi conclusi tra l'allora presidente Yanukovich e le opposizioni, con la mediazione Ue. Ma subito dopo, una fonte diplomatica americana, precisa: nessun accordo sarà possibile "senza un'implicazione diretta del governo ucraino" ad interim.
Il nodo rimane dunque il riconoscimento del nuovo governo di Kiev. Serghiei Lavrov, infatti, a Parigi stringe la mano del segretario di Stato americano, ma si rifiuta di incontrare il ministro ucraino Andrei Deshizia.
A complicare le trattative diplomatiche arriva la presa di posizione della Nato, che oltre a "rivedere la gamma delle relazioni con la Russia" e a sospende la pianificazione degli incontri previsti, annuncia una più stretta collaborazione con l'Ucraina sul piano “militare e civile”. Non aiutano le dichiarazioni forti di Hillary Clinton durante un incontro elettorale: Putin è come Hitler- dice.
Mentre la diplomazia continua a tessere i fili per arrivare a un accordo, sulla scacchiera della Crimea la Russia schiera i propri pezzi. Le forze russe hanno preso il controllo parziale di due basi missilistiche. A Evpatoria, nell'ovest della Penisola; a Fiolent, vicino al porto di Sebastopoli, che ospita la Flotta russa del Mar Nero. Qui, la tensione è così alta che l’inviato speciale dell’Onu Robert Serry viene accolto subito dalle minacce di un gruppo di filorussi: gli intimano di lasciare la Penisola e - di fatto - lo costringono a interrompere la missione. Per tutti è una guerra di posizione per controllare il territorio: i filorussi sono tornati anche a occupare il palazzo dell'amministrazione regionale di Donetsk, nell'Ucraina orientale, da dove erano stati cacciati poche ore prima, issando la loro bandiera sull’edificio.
Così anche fuori dai confini: la Russia aveva mostrato i muscoli rafforzando le esercitazioni alla frontiera. Ora gli Stati Uniti dispiegano altri caccia F-15 nei Paesi baltici. Serviranno per aumentare la sorveglianze dei cieli, fino a che l'Ucraina non sarà pacificata. Così in tutto il paese: da Kiev alle regioni filo-occidentali i giovani si preparano alla guerra: lunghe code di reclute si sono formate davanti a ogni centro di arruolamento. Nel cuore di Kiev, i volontari erano così tanti, che hanno dovuto rimandarli a casa.
Il nodo rimane dunque il riconoscimento del nuovo governo di Kiev. Serghiei Lavrov, infatti, a Parigi stringe la mano del segretario di Stato americano, ma si rifiuta di incontrare il ministro ucraino Andrei Deshizia.
A complicare le trattative diplomatiche arriva la presa di posizione della Nato, che oltre a "rivedere la gamma delle relazioni con la Russia" e a sospende la pianificazione degli incontri previsti, annuncia una più stretta collaborazione con l'Ucraina sul piano “militare e civile”. Non aiutano le dichiarazioni forti di Hillary Clinton durante un incontro elettorale: Putin è come Hitler- dice.
Mentre la diplomazia continua a tessere i fili per arrivare a un accordo, sulla scacchiera della Crimea la Russia schiera i propri pezzi. Le forze russe hanno preso il controllo parziale di due basi missilistiche. A Evpatoria, nell'ovest della Penisola; a Fiolent, vicino al porto di Sebastopoli, che ospita la Flotta russa del Mar Nero. Qui, la tensione è così alta che l’inviato speciale dell’Onu Robert Serry viene accolto subito dalle minacce di un gruppo di filorussi: gli intimano di lasciare la Penisola e - di fatto - lo costringono a interrompere la missione. Per tutti è una guerra di posizione per controllare il territorio: i filorussi sono tornati anche a occupare il palazzo dell'amministrazione regionale di Donetsk, nell'Ucraina orientale, da dove erano stati cacciati poche ore prima, issando la loro bandiera sull’edificio.
Così anche fuori dai confini: la Russia aveva mostrato i muscoli rafforzando le esercitazioni alla frontiera. Ora gli Stati Uniti dispiegano altri caccia F-15 nei Paesi baltici. Serviranno per aumentare la sorveglianze dei cieli, fino a che l'Ucraina non sarà pacificata. Così in tutto il paese: da Kiev alle regioni filo-occidentali i giovani si preparano alla guerra: lunghe code di reclute si sono formate davanti a ogni centro di arruolamento. Nel cuore di Kiev, i volontari erano così tanti, che hanno dovuto rimandarli a casa.