L'America cambia
Usa, Biden: "Tra 10 giorni andremo avanti e ricostruiremo insieme"
Il 20 gennaio la cerimonia di insediamento del presidente eletto. ''Abbiamo bisogno di più aiuti diretti alle famiglie, alle piccole imprese'' afferma in un video su Twitter
''Tra dieci giorni volteremo pagina e ricostruiremo. Insieme''. Così il presidente eletto, Joe Biden, su Twitter, facendo riferimento al 20 gennaio, giorno in cui si insedierà ufficialmente.
''Abbiamo bisogno di più aiuti diretti alle famiglie, alle piccole imprese'' dice in un video sempre su Twitter, sottolineando la necessità di garantire ''duemila dollari in aiuti, con pagamenti diretti. Seicento dollari non sono sufficienti''.
In queste stesse ore, si stringe il cerchio attorno a Donald Trump, dopo le violenze del 6 gennaio a Washington, con l'assalto al Congresso e un bilancio di cinque morti negli scontri tra polizia e manifestanti pro-tycoon. Da ieri, circola la bozza del testo con il quale i Dem intendono mettere sotto accusa (impeachment) il presidente uscente, colpevole "di aver istigato la profanazione" di Capitol Hill. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha scritto una lettera ai deputati, invitandoli a esser "pronti a rientrare a Washington". Mentre il vice presidente Mike Pence potrebbe fare ricorso al 25° emendamento per rimuovere Trump, che si dichiara invece ottimista su entrambi i fronti.
Biden tace di fronte alle grandi manovre del suo partito, ma lascia trapelare un certo scetticismo. Un impeachment rischia di spaccare ancora di più un paese già diviso e rallentare la sua agenda, che vede nella lotta al Covid e nel conseguente rilancio dell'economia le priorità. Il timore di Biden è quello di ritardi nella conferma delle sue nomine a causa di un Senato 'distratto' dalla messa in stato di accusa del presidente. Nonostante la freddezza, però Biden, non può fermare il suo partito e la Speaker della Camera Nancy Pelosi, impegnata a domare le diverse anime dei liberal con l'ala più di sinistra che preme per un impeachment-lampo. L'ipotesi circolante in queste ore è che la Camera, dopo aver votato l'articolo di impeachment, ritardi la consegna del testo al Senato, inviandolo alla Camera alta dopo i primi 100 giorni del mandato di Biden.
Domani riunione Dem
Si riuniranno domani, alle 14 ora americana, in conference call i deputati Democratici della Camera dei Rappresentanti, per discutere le prossime mosse in relazione all'assalto al Congresso e alla possibile seconda richiesta di impeachment per il presidente, Donald Trump. Lo ha riferito una fonte al quotidiano Usa, "Politico".
Pence-Trump, è gelo
"L'ho creato io, l'ho salvato da una morte politica e ora mi pugnala alle spalle". Donald Trump lo va ripetendo da giorni con i suoi alla Casa Bianca: Mike Pence è ormai divenuto il nemico numero uno del presidente. E arriva proprio da Pence, l'uomo che se volesse avrebbe in mano l'arma per rimuoverlo coattivamente, l'ultimo schiaffo a The Donald. Il vicepresidente parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden.
Fra Trump e Pence è gelo: non si parlano e non hanno contatti da quel 'maledetto' 6 gennaio. Durante l'assalto a Capitol Hill, Pence era all'interno del Campidoglio ed è stato subito scortato in un luogo sicuro. Lì si attendeva di ricevere una telefonata del presidente, ma le sue attese sono state deluse. Trump era incollato alla televisione, contento per le scene davanti ai suoi occhi e non capiva come mai chi intorno a lui non fosse altrettanto soddisfatto della sospensione del processo di certificazione del risultato elettorale. A turbare Trump era solo l'aspetto fisico dei suoi sostenitori.
Furioso per la sospensione da Twitter e Facebook, Trump non si vede pubblicamente da giorni. La sua prima uscita pubblica dall'assalto al Congresso è attesa martedì 12 gennaio, quando volerà in Texas al confine con il Messico per lodare i risultati raggiunti dalla sua amministrazione con il muro per fermare gli immigrati illegali. Un'occasione che Trump, messo a tacere dai social, potrebbe sfruttare per rivolgersi ai suoi sostenitori e attaccare la Silicon Valley, distraendo così l'attenzione dalle sue difficoltà. Ma i suoi piani potrebbero essere complicati dal voto alla Camera, forse proprio martedì, per un suo secondo impeachment.
Secondo indiscrezioni il presidente sarebbe stato rassicurato dai suoi legali: la messa in stato di accusa è una fuga in avanti dei democratici che con molta probabilità non avrà alcun successo in Senato. Il presidente sarebbe anche fiducioso sul fatto che Pence, alla fine, non farà ricorso al 25° emendamento. All'interno dell'amministrazione si parla della possibilità di rimozione di Trump. Il segretario di stato Mike Pompeo e quello al Tesoro, Steven Mnuchin, sarebbero stati coinvolti nel dibattito, ma non sarebbero interessati a procedere.
Blindato alla Casa Bianca e con pochissimi contatti - fra i quali il capo dello staff Mark Meadows e il genero Jared Kushner - Trump sarebbe pentito di essersi impegnato a una transizione pacifica nel video diffuso mentre gli scontri in Congresso erano ancora in corso. Un video al quale sarebbe stato convito dalla figlia-consigliera Ivanka Trump e da alcuni membri dell'amministrazione, che lo avrebbero affrontato faccia a faccia nello Studio Ovale e gli avrebbero detto a chiare note che non farlo avrebbe potuto esporlo ad azioni penali. Azioni che rischia in ogni caso, ma che non sembrano, almeno per ora, agitarlo. La sua attenzione in questi ultimi 10 giorni di fuoco è sulla concessione della grazia a molti dei suoi, inclusi i figli e forse, in sfregio ai democratici, anche a se stesso.
Senatore Gop Toomey: Trump lasci
Il senatore repubblicano della Pennsylvania, Pat Toomey, chiede al presidente americano Donald Trump di dimettersi sulla scia delle violenze di mercoledì a Washington. Parlando a "Meet the Press", Toomey ha detto che la cosa migliore per il Paese sarebbe che Trump "si dimetta e se ne vada il prima possibile". "Non sembra che ci sia la volontà o il consenso di esercitare l'opzione del 25esimo emendamento, e non credo ci sia tempo per fare un impeachment. Ci sono ancora 10 giorni prima che il Presidente se ne vada comunque. Penso che la cosa migliore sarebbero le dimissioni", ha detto. Un'altra senatrice repubblicana, Lisa Murkowski dell'Alaska, ha chiesto le dimissioni di Trump.
Colin Powell: non posso più dirmi un repubblicano
"Non posso più considerarmi un repubblicano. Sono un cittadino che nel corso della sua carriera ha votato per i repubblicani e per i democratici". Lo afferma Colin Powell, l'ex segretario di stato americano, commentando l'assalto al Congresso.
L'enorme discrepanza economica tra le contee vinte da Trump e quelle conquistate da Biden
Se il Pil 'votasse', nelle elezioni Usa non ci sarebbe storia. Perché gli elettori repubblicani sono tanti - più di 74 milioni, almeno nel voto di novembre 2020 - ma vivono in campagna o in piccole città, e - secondo il giudizio del loro stesso idolo, Donald Trump - spesso "esteticamente disgustosi" e di "classe bassa".
In realtà, a parte il classismo del tycoon-presidente, numeri alla mano, i suoi elettori abitano in realtà che generano una quota di ricchezza assai inferiore a quelle che hanno votato per Joe Biden. Lo certifica uno studio della Brookings Institution che, come già nel 2016, anche questa volta ha esaminato l'andamento elettorale delle oltre 3 mila contee in cui sono suddivisi gli Stati Uniti, costruendo una 'mappa elettorale del Pil'.
All'attacco di Capitol Hill un'America che vale solo il 29% del Pil
Il risultato è che - pur conquistando la maggioranza solo in un sesto del totale delle contee (509, per l'esattezza) - Biden ha trionfato in un'area che 'vale' ben il 71% del Pil Usa. Mentre l'enorme distesa rossa delle 2.547 contee vinte da Trump rappresenta solo il 29% della maggiore economia mondiale. Realtà a volte minuscole - ci sono contee che contano meno di 200 abitanti su un'area pari alla Provincia di Milano - e con un peso economico insignificante. Basti pensare che la contea più ricca vinta da Trump - quella di Suffolk, nello Stato di New York - ha un Pil di 81 miliardi di dollari: quella più importante conquistata dallo sfidante democratico - Los Angeles - vale quasi 700 miliardi con oltre 10 milioni di abitanti.
Schwarzenegger: Trump? "Un leader fallito. Assalto al Congresso è la notte dei cristalli Usa"
Donald ''Trump verrà ricordato come il peggior presidente della storia'' americana, ''un leader fallito'' e l'assalto al Congresso da parte dei suoi sostenitori è ''la notte dei cristalli degli Stati Uniti''. Parole dure quelle usate dall'ex governatore repubblicano della California, Arnold Schwarzenegger, in un videomessaggio postato su Twitter, dove si presenta come ''un immigrato'' e si rivolge ai suoi ''amici americani''. Paragonando i ''Proud Boys'' sostenitori di Trump ai ''nazisti'' nel 1938.
''La cosa buona è che presto (Trump) sarà irrilevante come un vecchio tweet''. Mercoledì, dice Schwarzenegger, ''non sono state rotte solo le finestre del Campidoglio, ma anche i principi sui quali è stata fondata la nostra democrazia''.
Nato in Austria nel 1947, ''due anni dopo la Seconda Guerra Mondiale'', dice di essere ''cresciuto in un Paese in rovina che ha sofferto per aver perso la democrazia''. E mette in guardia dal fatto che questo possa accadere anche negli Stati Uniti, anche se afferma che ''la nostra democrazia regge bene''.
''Il presidente Trump ha cercato di ribaltare il risultato delle elezioni'' e ha cercato di creare ''un golpe e con le bugie ha spinto le persone a sbagliare'', ha concluso.
Morto agente Capitol Hill: circostanze non ancora chiare
Quattro giorni dopo l'assalto al Campidoglio, un agente che aveva il compito di proteggere il Senato è morto fuori servizio. Lo ha annunciato la Capitol Police, secondo quanto riporta il New York Times. Non è ancora chiaro se l'agente, Howard Liebengood, abbia svolto un ruolo nella difesa dell'edificio né si sa se la sua morte sia collegata all'assalto.