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ECONOMIA

Ieri il piano presentato dall'azienda

Whirlpool-Indesit, giornata calda dopo l'annuncio dei 1350 esuberi

Lavoratori e sindacati sul piede di guerra per evitare l'aumento dei tagli al personale e la chiusura della fabbrica di Carinaro (Caserta), di uno dei due stabilimenti di Fabriano (Ancona) e del centro di ricerca di None (Torino). Bloccata superstrada nel Casertano

Operai della Indesit di Carinaro dopo l'annuncio degli esuberi (Ansa)
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Ieri la doccia fredda e le prime dure proteste, oggi una giornata di mobilitazione e assemblee negli impianti. L’annuncio del piano da 1335 esuberi presentato da Whirlpool-Indesit ha provocato la reazione dei lavoratori e dei sindacati. 

Carinaro, bloccata la superstrada
Particolarmente tesa la situazione a Carinaro, nel Casertano, dove ha sede una delle fabbriche che secondo i piani dell'azienda dovrebbero essere chiuse. Circa 400 lavoratori hanno presidiato lo stabilimento nella notte e, dopo aver bloccato il deposito merci, si sono diretti sulla vicina superstrada Giugliano-Marcianise, che fiancheggia l'insediamento industriale. La circolazione è stata interrotta.

La Cgil-Campania: "Reazione dovuta"
Secondo il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella, si tratta di una reazione dovuta rispetto a una scelta incomprensibile e di una brutalità senza precedenti". "Gli accordi non sono stati mantenuti", aggiunge chiedendo l'intervento del governo.

Il piano 
A pochi mesi dall’operazione con cui la Indesit è stata acquisita dalla multinazionale Whirlpool, ieri l’azienda ha annunciato 500 milioni di investimenti in Italia, la crescita della produzione ma anche la chiusura, oltre alla fabbrica di Carinaro, di uno dei due stabilimenti di Fabriano (Ancona) e del centro di ricerca di None (Torino). Il totale degli esuberi previsti è salito a 1335, cioè 395 in più rispetto ai 940 del "piano Italia" della vecchia Indesit su cui si era faticosamente raggiunto un accordo con i sindacati al tavolo con il Governo.

Il governo: "Fulmine a ciel sereno" 
Il ministero dello Sviluppo economico ha espresso la "forte contrarietà" del governo "per gli aspetti legati agli impatti occupazionali". Così come netta è stata la reazione dei sindacati dei metalmeccanici, dalla Uilm alla Fim-Cisl ed alla Fiom-Cgil che da Fabriano ha sottolineato: "Questa è l'operazione fantastica di cui parlava Renzi?". Una domanda a cui Palazzo Chigi ha replicato sottolineando come questa decisione sia "un fulmine a ciel sereno" attivandosi subito "per affrontare la situazione nelle prossime ore".

Preoccupazione per le chiusure  
L'allarme è soprattutto per gli esuberi "strutturali" per la chiusura degli impianti: 815 a Carinaro, in una zona già in difficoltà sul fronte occupazionale, e 80 a None. Netto anche il cambio di rotta sulla strategia per il rilancio del polo di Fabriano, il nucleo storico dell'impero degli elettrodomestici che era della famiglia Merloni: il piano Indesit puntava sul rilancio della fabbrica di Albacina, con l'avvio degli investimenti sancito lo scorso giugno alla presenza del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Whirlpool punta a farne "il più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura" chiudendo Albacina e concentrando la produzione sul vicino stabilimento di Melano. È forte l'allarme sul territorio, dal presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca ("il piano non è accettabile") al sindaco ed al vescovo di Fabriano, Giancarlo Sagramola e monsignor Giancarlo Vecerrica, che ieri sono stati al presidio degli operai che ad Albacina hanno bloccato la provinciale 256.
 
L'azienda: "Nessuno verrà lasciato solo"
L'azienda ha cercato di rassicurare, garantendo anche che “nessuno verrà lasciato solo”. Produzione e occupazione di Albacina – ha spiegato - si trasferiranno di 8 chilometri a Melano, con un impatto del piano sul polo che è limitato "a 30 esuberi in più" considerati "di transizione". Il polo Whirlpool di Cassinetta (Varese) è destinato a diventare il "più grande polo europeo dei prodotti in incasso", con 280 operai in più. E l'Italia "sarà il principale centro di eccellenza della ricerca e sviluppo" del gruppo "con oltre il 70% della spesa totale Emea", Europa, Medio Oriente e Africa.

"Il piano migliore che possiamo mettere in campo"
Nel complesso, il piano prevede una crescita della produzione in Italia "di mezzo milione di pezzi" l'anno, da 5,6 a 6,2 milioni: sarà possibile anche, nel quadro di una ridistribuzione tra i siti del gruppo (in particolare tra Italia e Polonia), riportando produzione in Italia, come "un milione di pezzi" oggi prodotti in Cina ed altri ceduti dagli impianti in Turchia. L'ad per l'Italia, Davide Castiglioni, ha offerto una "piena disponibilità al confronto su come minimizzare l'impatto", ma ha parlato chiaro, dicendo che “è il piano migliore che possiamo mettere in campo. Abbiamo guardato tutti i piani possibili: è il migliore per garantire continuità e sostenibilità in una strategia di lungo termine".
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