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MONDO

La prima volta con sfidanti fantoccio

Vittoria scontata per Assad, si vota solo nelle zone in mano ai lealisti

Dopo oltre tre anni di guerra civile votano solo 16 milioni di siriani su una popolazione di 24. Nessun seggio nelle zone in mano ai ribelli. Da quanto la Costituzione del 2012 ha introdotto gli sfidanti, è la prima volta che la Siria va a elezioni

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Siria Seggi aperti in Siria per le elezioni presidenziali, in cui la vittoria del presidente Bashar al Assad è data per scontata. Le operazioni di voto si svolgono soltanto nelle zone sotto il controllo del governo, con misure di sicurezza imponenti. Niente urne invece nelle zone in mano ai ribelli e nemmeno nei campi profughi.

Il voto con il sangue
Una scatola piena di spilli è a disposizione degli elettori in un seggio di Damasco, per chi volesse pungersi il dito e segnare con il sangue il proprio voto nelle elezioni presidenziali. Il 18enne Odai al-Jamounai ha raccontato di avere scelto di votare con il proprio sangue "per esprimere l'amore per il suo Paese e per il suo leader”, il presidente Bashar Assad, ricandidato a un nuovo mandato. Alcune persone si sono punte le dita più volte in modo da avere abbastanza sangue per poter fare un cerchio intorno al nome di Assad, ma la maggior parte degli elettori ha votato con l'inchiostro.

Nello stesso seggio, allestito nell'hotel Dama Rose, molti elettori hanno deciso di votare pubblicamente, senza ritirarsi dietro le tende, mettendo un cerchio intorno al nome di Assad. Fuori dall'albergo una ventina di uomini ha suonato tamburi e sventolato bandiere, inneggiando "Dio, Siria e Bashar". Il 49enne Ahmad Qadah, che vive in Egitto da quando è fuggito da Aleppo, è ritornato in patria quattro giorni fa appositamente per votare Assad. "È la persona più competente per guidare il Paese - ha affermato - e abbiamo bisogno di un leader forte in questi tempi difficili". Intanto almeno tre aerei, noleggiati da un imprenditore anonimo, porteranno i siriani dal Kuwait perché possano votare. Il primo volo è atterrato stamattina a Damasco con a bordo quasi 200 persone. I passeggeri hanno spiegato che dopo aver votato torneranno immediatamente in Kuwait.

Mentre migliaia di elettori hanno sventolato bandiere siriane e ballato con in mano le foto di Assad davanti ai seggi nella capitale, in sottofondo si sentivano suoni di esplosioni provenienti dalla periferia, dove sono in corso combattimenti tra ribelli e le forze governative. 

Il numero dei votanti
Secondo i dati del ministero dell'Interno siriano, gli elettori sono 15,8 milioni, dentro e fuori il territorio nazionale (anche se gli abitanti sono in tutto 24 milioni). In tutto il Paese ci sono 9.600 seggi elettorali, che chiuderanno alle 19 ora locale (le 18 in Italia). Le operazioni di voto, ha fatto sapere il ministero, potrebbero essere estese per altre cinque ore se l'affluenza sarà molto alta. Secondo Damasco l'opposizione ha minacciato di colpire le zone in cui si vota.

Gli sfidanti
Assad, che si è candidato per il terzo mandato (della durata di sette anni), ha due avversari, Maher Hajjar e Hassan al-Nouri, entrambi poco noti. Si tratta però delle prime elezioni da oltre 40 anni in cui c’è più di un candidato.

Da sempre le elezioni siriane sono state bollate come una formalità. Il padre Hafez così come il figlio Bashar sono sempre stati riconfermati al potere da elezioni che non prevedevano sfidanti. Ogni mandato settennale aveva l'appoggio di risultati plebiscitari. Nel 2007, ad esempio, Bashar al Assad è stato eletto con il 97,6% dei voti. 

Oggi, con la Costituzione del 2012, il copione cambia: sulla carta gli sfidanti ci sono, ma non sono di certo ostili all'attuale presidente siriano. Maher Hajar è un deputato dell'opposizione tollerata da Damasco che ha specificato che "non conta il candidato ma le idee"; Hassan Nuri, ex ministro, ha dichiarato di non sentirsi in competizione con Assad. Il quale, ignorando la guerra civile che dal 2011 trasforma la Siria in macerie e sangue, sui manifesti elettorali posa sotto la scritta "sawa", insieme. 

E' proprio la frammentazione delle opposizioni a fare sì che il regime, grazie anche al sostegno delle milizie libanesi di Hezbollha, stia sempre più guadagnando terreno nella guerra civile. Lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante - il gruppo più estremo, scomunicato anche dal Qaeda e da al Nusra, ha infatti sottratto il sostegno occidentale agli anti Assad. 
 
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