MONDO
Medio Oriente
Trattative sulla tregua, ma Hamas frena. E la guerra continua
Dopo la tregua "umanitaria", ancora bombardamenti: altri 4 bambini uccisi a Gaza. L'Onu accusa: "Razzi nascosti nelle scuole"
Striscia di Gaza
Il cessate il fuoco con Gaza dunque è saltato definitivamente: le trattative al Cairo non hanno raggiunto alcuna intesa. La notizia che dalle 6 di venerdì ci sarebbe stato un cessate il fuoco generalizzato finora non ha trovato conferma. E così, dopo le cinque ore di tregua umanitaria, la guerra è ripresa subito con immutato vigore: quasi cento razzi su Israele e due infiltrazioni di miliziani di Hamas nel sud del Paese. Israele ha detto di averli neutralizzati, mentre Hamas ha negato. Sulla Striscia sono continuati i raid con nuovi morti, fra cui altri cinque bambini. Il bilancio è salito così a quasi 240 morti e oltre 1.700 feriti. E l'Unrwa, l'ente delle Nazioni Unite per i profughi ha rivelato che venti razzi sono stati nascosti da ignoti a Gaza all'interno di una sua scuola.
Occhi puntati sul Cairo: si cerca una mediazione
Di fronte alla situazione, Israele ha annunciato che venerdì mattina riunirà il gabinetto di sicurezza per decidere "come espandere" le operazioni su Gaza. Eppure il Cairo è stato il vero e proprio crocevia degli sforzi diplomatici per un cessate il fuoco: molti media hanno riferito della contemporanea presenza nella capitale egiziana sia di delegazioni israeliane sia di rappresentanti di Hamas. Protagonista principale il presidente palestinese Abu Mazen che condivide la mediazione egiziana e che il Cairo considera interlocutore principale anche come rappresentante di tutti i palestinesi.
Al-Sisi: "Serve un sufficiente grado di flessibilità"
Il leader di Ramallah ha anche incontrato il presidente al-Sisi che ha sottolineato che per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza c'è bisogno di un sufficiente grado di "flessibilità" da parte di Hamas e degli israeliani. L'incontro è stato incentrato sulla "iniziativa egiziana" per un cessate il fuoco, sulle "posizioni" di Israele e delle "fazioni palestinesi" e sugli "ultimi sviluppi" in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.
Diplomazia europea al lavoro
Anche la sponda europea è attivamente impegnata a sbloccare la situazione: il ministro Federica Mogherini, che sarà in Giordania e poi al Cairo, ha detto che il Consiglio degli affari esteri dell'Ue si riunirà martedì prossimo sulla situazione in Medio Oriente: "lavoreremo - ha spiegato - alla formalizzazione di un documento su questo dossier. Spero e penso che l'Unione europea debba avere insieme agli Usa un ruolo maggiore in questo campo. Ed è quello che mi hanno chiesto tutti gli interlocutori, sia israeliani che palestinesi, che ho incontrato in questi giorni".
Posizioni di Tel Aviv e Hamas troppo distanti
Ma per il momento gli sforzi al Cairo sembrano vani e sembrano stentare a coagulare una proposta definitiva, visto che le richieste delle due parti non sembrano vicine: per Israele ogni progetto di tregua deve necessariamente includere la distruzione concordata degli arsenali di Hamas e dei suoi tunnel offensivi. Israele è disposto ad astenersi, ma solo su una rigida base di reciprocità, dall'aprire il fuoco verso Gaza. Hamas chiede che il valico di Rafah diventi un posto di transito internazionale, ma esclude di rinunciare al suo potenziale offensivo. Inoltre chiede la liberazione immediata di centinaia di militanti arrestati il mese scorso in Cisgiordania.
In Egitto si spinge per un cessate il fuoco
Su questi punti sarebbe dunque al lavoro e secondo Azzam al-Ahmed, esponente di Fatah che ha accompagnato il presidente Abu Mazen al Cairo, "ancora non abbiamo raggiunto un accordo riguardo il cessate il fuoco. Ma continuano i colloqui in modo da arrivare a un consenso su una bozza finale di tregua".
Occhi puntati sul Cairo: si cerca una mediazione
Di fronte alla situazione, Israele ha annunciato che venerdì mattina riunirà il gabinetto di sicurezza per decidere "come espandere" le operazioni su Gaza. Eppure il Cairo è stato il vero e proprio crocevia degli sforzi diplomatici per un cessate il fuoco: molti media hanno riferito della contemporanea presenza nella capitale egiziana sia di delegazioni israeliane sia di rappresentanti di Hamas. Protagonista principale il presidente palestinese Abu Mazen che condivide la mediazione egiziana e che il Cairo considera interlocutore principale anche come rappresentante di tutti i palestinesi.
Al-Sisi: "Serve un sufficiente grado di flessibilità"
Il leader di Ramallah ha anche incontrato il presidente al-Sisi che ha sottolineato che per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza c'è bisogno di un sufficiente grado di "flessibilità" da parte di Hamas e degli israeliani. L'incontro è stato incentrato sulla "iniziativa egiziana" per un cessate il fuoco, sulle "posizioni" di Israele e delle "fazioni palestinesi" e sugli "ultimi sviluppi" in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.
Diplomazia europea al lavoro
Anche la sponda europea è attivamente impegnata a sbloccare la situazione: il ministro Federica Mogherini, che sarà in Giordania e poi al Cairo, ha detto che il Consiglio degli affari esteri dell'Ue si riunirà martedì prossimo sulla situazione in Medio Oriente: "lavoreremo - ha spiegato - alla formalizzazione di un documento su questo dossier. Spero e penso che l'Unione europea debba avere insieme agli Usa un ruolo maggiore in questo campo. Ed è quello che mi hanno chiesto tutti gli interlocutori, sia israeliani che palestinesi, che ho incontrato in questi giorni".
Posizioni di Tel Aviv e Hamas troppo distanti
Ma per il momento gli sforzi al Cairo sembrano vani e sembrano stentare a coagulare una proposta definitiva, visto che le richieste delle due parti non sembrano vicine: per Israele ogni progetto di tregua deve necessariamente includere la distruzione concordata degli arsenali di Hamas e dei suoi tunnel offensivi. Israele è disposto ad astenersi, ma solo su una rigida base di reciprocità, dall'aprire il fuoco verso Gaza. Hamas chiede che il valico di Rafah diventi un posto di transito internazionale, ma esclude di rinunciare al suo potenziale offensivo. Inoltre chiede la liberazione immediata di centinaia di militanti arrestati il mese scorso in Cisgiordania.
In Egitto si spinge per un cessate il fuoco
Su questi punti sarebbe dunque al lavoro e secondo Azzam al-Ahmed, esponente di Fatah che ha accompagnato il presidente Abu Mazen al Cairo, "ancora non abbiamo raggiunto un accordo riguardo il cessate il fuoco. Ma continuano i colloqui in modo da arrivare a un consenso su una bozza finale di tregua".