MONDO
La Casa Bianca ha confermato la sua morte
Isis, l'ultima lettera di Kayla ai familiari. Il Pentagono: Uccisa dai jihadisti
I familiari hanno reso nota una lettera scritta dalla giovane cooperante durante la sua prigionia. "Non sto andando in pezzi, non mi lascerò andare". Casa Bianca: "Almeno un altro ostaggio americano in Medio Oriente"
Casa Bianca è arrivata la conferma ufficiale della morte della giovane americana.
La lettera
E dopo la conferma della morte, la famiglia della Mueller ha deciso di rendere pubblica una lettera, scritta nel 2014 da Kayla quando era in prigionia, e a loro destinata. "Difficile trovare le parole giuste - scriveva la 26enne -. Sappiate che sono in un luogo sicuro, sono incolume e in salute. Sono stata trattata bene". "Volevo scrivervi una lettera fatta come si deve ma non so quando se ne andranno i miei compagni, se tra giorni o tra mesi, quindi potrei non avere molto tempo; inoltre riesco a scrivere solo un paragrafo alla volta perché soltanto pensare a voi mi fa piangere". Racconta di come in questi mesi "si è affidata completamente a Dio, cullata dalla vostre preghiere" e ha così imparato che "persino in prigione, uno può essere libero".
Ai familiari: "Non merito il vostro perdono"
Poi parla del futuro, a cui ha avuto tempo di pensare, "al nostro primo campeggio di famiglia, al primo incontro all’aeroporto. Ho avuto molte ore per pensare a come solo in vostra assenza, a 25 anni, sono arrivata a realizzare il vostro posto nella mia vita". Con chiarezza si rivolge ai genitori a cui chiede scusa per il peso che gli sta dando. "Non vi chiederò mai di perdonarmi, dato che non merito perdono" si legge e poi: "Non sentitevi in obbligo di negoziare per la mia libertà, e se c’è qualunque altra opzione sceglietela, anche se ci vuole più tempo. Questa cosa non sarebbe mai dovuta diventare un peso per voi".
"Non sto andando in pezzi"
C'e anche una rassicurazione per i suoi familiari che da mesi non hanno sue notizie: "Non sto andando in pezzi, non mi lascerò andare, non importa quanto tempo ci vorrà. So che volete che io sia forte ed è esattamente ciò che sto facendo. Non abbiate paura per me, continuate a pregare come farò io".
Casa bianca: "Almeno un altro ostaggio"
Intanto la Casa Bianca fa sapere che c'è almeno un altro cittadino americano che viene tenuto in ostaggio in medio oriente, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. Probabilmente il portavoce Josh Earnest si riferiva all'ex marine e giornalista freelance Austin Tice, dato per sequestrato in Siria sin dal 12 agosto 2012.
Per il Pentagono, "non ci sono dubbi", la morte della giovane cooperante americana Kayla Mueller è stata causata dall'Isis e non da un raid dei caccia giordani (come sostenuto dagli stessi jihadisti). Lo ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa, l'ammiraglio John Kirby, nel giorno in cui dalla
La lettera
E dopo la conferma della morte, la famiglia della Mueller ha deciso di rendere pubblica una lettera, scritta nel 2014 da Kayla quando era in prigionia, e a loro destinata. "Difficile trovare le parole giuste - scriveva la 26enne -. Sappiate che sono in un luogo sicuro, sono incolume e in salute. Sono stata trattata bene". "Volevo scrivervi una lettera fatta come si deve ma non so quando se ne andranno i miei compagni, se tra giorni o tra mesi, quindi potrei non avere molto tempo; inoltre riesco a scrivere solo un paragrafo alla volta perché soltanto pensare a voi mi fa piangere". Racconta di come in questi mesi "si è affidata completamente a Dio, cullata dalla vostre preghiere" e ha così imparato che "persino in prigione, uno può essere libero".
Ai familiari: "Non merito il vostro perdono"
Poi parla del futuro, a cui ha avuto tempo di pensare, "al nostro primo campeggio di famiglia, al primo incontro all’aeroporto. Ho avuto molte ore per pensare a come solo in vostra assenza, a 25 anni, sono arrivata a realizzare il vostro posto nella mia vita". Con chiarezza si rivolge ai genitori a cui chiede scusa per il peso che gli sta dando. "Non vi chiederò mai di perdonarmi, dato che non merito perdono" si legge e poi: "Non sentitevi in obbligo di negoziare per la mia libertà, e se c’è qualunque altra opzione sceglietela, anche se ci vuole più tempo. Questa cosa non sarebbe mai dovuta diventare un peso per voi".
"Non sto andando in pezzi"
C'e anche una rassicurazione per i suoi familiari che da mesi non hanno sue notizie: "Non sto andando in pezzi, non mi lascerò andare, non importa quanto tempo ci vorrà. So che volete che io sia forte ed è esattamente ciò che sto facendo. Non abbiate paura per me, continuate a pregare come farò io".
Casa bianca: "Almeno un altro ostaggio"
Intanto la Casa Bianca fa sapere che c'è almeno un altro cittadino americano che viene tenuto in ostaggio in medio oriente, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. Probabilmente il portavoce Josh Earnest si riferiva all'ex marine e giornalista freelance Austin Tice, dato per sequestrato in Siria sin dal 12 agosto 2012.