ITALIA
Il racconto dei superstiti
Naufragio al largo delle coste libiche, Tragedia con oltre 300 morti
L'Oim: "C'erano quattro imbarcazioni". Il presidente della Repubblica Mattarella: "Colpito dalla nuova immane tragedia umanitaria avvenuta in acque internazionali". Renzi: "No a ciniche strumentalizzazioni"
Roma
Aumenta, tragicamente, il numero delle vittime del naufragio davanti alle coste libiche. Dei 430 giovani subsahariani partiti sabato da una spiaggia vicino a Tripoli su quattro gommoni 344 sono morti, tre dei quali ragazzini di 12 o 13 anni. Numeri drammatici che rimandano alla strage del 3 ottobre 2013, quando le vittime del naufragio a mezzo miglio da Lampedusa furono 366. Quattro sarebbero i gommoni naufragati. Secondo i primi resoconti, 29 rifugiati sono morti assiderati domenica su uno dei gommoni. Oltre 110 sopravvissuti sono arrivati a Lampedusa, soccorsi da Guardia Costiera e da un mercantile.
I racconti dei superstiti
Flavio di Giacomo, portavoce in Italia dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati hanno raccolto i racconti dei superstiti della tragedia che hanno descritto i dettagli di questo traffico di persone sulle onde del Mediterraneo. I superstiti hanno detto di aver lasciato la Libia, sotto la minaccia dei trafficanti armati, a bordo di gommoni e di essere rimasti in mare per giorni.
Mare forza sette, senza cibo né acqua
"I gommoni - racconta Carlotta Sami a Rainews - con tutta probabilità sono partiti insieme dalla Libia, con mare forza sette, senza né cibo né acqua, navigando in condizioni proibitive per oltre un giorno. Nel primo gommone, di cui abbiamo avuto notizia due giorni fa, c'erano 105 persone e 29 sono state uccise dal freddo. Negli altri due gommoni che hanno imbarcato presto acqua, uno affondato l'altro semiaffondato, erano in 212 e solo nove ce l'hanno fatta. Sono dunque morti in 203. La più piccola delle vittime aveva 12 anni". Ma si teme per un quarto gommone con un centinaio a bordo, segnato come gli altri tre da un numero progressivo, "che risulta mancante e la Guardia costiera lo sta cercando".
Quattro gommoni con 420 persone
Secondo quanto hanno detto i superstiti a Di Giacomo, su quei quattro gommoni c'erano oltre 420 persone. "Uno è il gommone soccorso dalla Guardia Costiera lunedì (con 105 persone a bordo) e che ha visto la morte per ipotermia di 29 migranti. Altri due gommoni (con 105 e 107 persone) sono naufragati e i nove sopravvissuti in mare sono stati soccorsi da un mercantile (e poi trasbordati su un rimorchiatore) e portati stamattina a Lampedusa. I nove superstiti sarebbero riusciti a salvarsi rimanendo aggrappati disperatamente ai tubolari. Il quarto gommone non sarebbe mai stato avvistato, ma i sopravvissuti affermano che a bordo ci sarebbero state oltre 100 persone, tutte presumibilmente disperse".
Chi erano i migranti
Si tratta, continua Di Giacomo in un colloquio con l'Ansa, di "giovani uomini, di età media di circa 25 anni, provenienti da Paesi subsahariani, in particolare Mali, Costa d'Avorio, Senegal, Niger. Per alcuni di loro la Libia era un paese di transito, mentre altri vi lavoravano da tempo, infatti parlano anche un po' di arabo. Hanno raccontato di essere stati costretti a salire sui gommoni con la forza, minacciati da bastoni e pistole, e derubati dei loro avere da parte dei trafficanti".
Tra le vittime anche bambini
Secondo il racconto dei testimoni, sulle quattro barche partite dalla Libia c'erano anche alcuni bambini. Solo in tre si sarebbero salvati: uno di loro è un bimbo di 12 anni non accompagnato, originario dalla Costa d'Avorio, sbarcato lunedì scorso a Lampedusa insieme con altri due minori. Altri tre piccoli ivoriani erano su uno dei due battelli naufragati nel mare in tempesta. "Sul mio gommone - ha raccontato uno dei superstiti,del Mali- c'erano almeno tre ragazzi della Costa d'Avorio, potevano avere non più di 13-14 anni. Anche loro sono scomparsi tra i flutti".
Mattarella: "Colpito dalla tragedia"
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è rimasto "colpito dalla nuova immane tragedia umanitaria avvenuta in acque internazionali". Il capo dello Stato, si è appreso, segue da vicino la vicenda e ha espresso "apprezzamento per l'opera dei soccorritori che ha permesso di salvare molte vite".
Renzi: "No a strumentalizzazioni"
Sul naufragio è intervenuto anche il presidente del Consiglio: "Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore", ha detto Matteo Renzi che dice no a chi, nel dibattito politico, "non guarda la realtà ma solo le proprie posizioni ideologiche".
Il Consiglio d'Europa boccia Triton
Intanto arriva da Strasburgo la bocciatura del Consiglio d'Europa: "Non è all'altezza" dei compiti che deve svolgere e "l'Europa ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio efficace": è quanto sottolinea in una nota il commissario dei diritti umani del consiglio d'europa, Nils Muiznieks.
La polemica politica
Nel frattempo in Italia infuria la polemica politica sulla gestione dell'emergenza sbarchi. Da sinistra si vuole il ritorno all'operazione italiana Mare Nostrum e anche l'ex premier Enrico Letta esce dal suo silenzio per chiedere di "ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no". Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, risponde: "Il problema non è Mare Nostrum o Triton, si può chiedere all'Europa di fare di più e lo farò, ma il punto politico è risolvere il problema in Libia, dove la situazione è fuori controllo". Da destra comunque si attacca il governo e si spara contro l'ipotesi di tornare all'operazione italiana. Massimiliano Fedriga (lega nord) chiede le dimissioni di Renzi e di Alfano, che "giocano con le vite delle persone". Ma Renzi prende le distanze. "quando ci sono morti - osserva - anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore".
I racconti dei superstiti
Flavio di Giacomo, portavoce in Italia dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati hanno raccolto i racconti dei superstiti della tragedia che hanno descritto i dettagli di questo traffico di persone sulle onde del Mediterraneo. I superstiti hanno detto di aver lasciato la Libia, sotto la minaccia dei trafficanti armati, a bordo di gommoni e di essere rimasti in mare per giorni.
Mare forza sette, senza cibo né acqua
"I gommoni - racconta Carlotta Sami a Rainews - con tutta probabilità sono partiti insieme dalla Libia, con mare forza sette, senza né cibo né acqua, navigando in condizioni proibitive per oltre un giorno. Nel primo gommone, di cui abbiamo avuto notizia due giorni fa, c'erano 105 persone e 29 sono state uccise dal freddo. Negli altri due gommoni che hanno imbarcato presto acqua, uno affondato l'altro semiaffondato, erano in 212 e solo nove ce l'hanno fatta. Sono dunque morti in 203. La più piccola delle vittime aveva 12 anni". Ma si teme per un quarto gommone con un centinaio a bordo, segnato come gli altri tre da un numero progressivo, "che risulta mancante e la Guardia costiera lo sta cercando".
Quattro gommoni con 420 persone
Secondo quanto hanno detto i superstiti a Di Giacomo, su quei quattro gommoni c'erano oltre 420 persone. "Uno è il gommone soccorso dalla Guardia Costiera lunedì (con 105 persone a bordo) e che ha visto la morte per ipotermia di 29 migranti. Altri due gommoni (con 105 e 107 persone) sono naufragati e i nove sopravvissuti in mare sono stati soccorsi da un mercantile (e poi trasbordati su un rimorchiatore) e portati stamattina a Lampedusa. I nove superstiti sarebbero riusciti a salvarsi rimanendo aggrappati disperatamente ai tubolari. Il quarto gommone non sarebbe mai stato avvistato, ma i sopravvissuti affermano che a bordo ci sarebbero state oltre 100 persone, tutte presumibilmente disperse".
Chi erano i migranti
Si tratta, continua Di Giacomo in un colloquio con l'Ansa, di "giovani uomini, di età media di circa 25 anni, provenienti da Paesi subsahariani, in particolare Mali, Costa d'Avorio, Senegal, Niger. Per alcuni di loro la Libia era un paese di transito, mentre altri vi lavoravano da tempo, infatti parlano anche un po' di arabo. Hanno raccontato di essere stati costretti a salire sui gommoni con la forza, minacciati da bastoni e pistole, e derubati dei loro avere da parte dei trafficanti".
Tra le vittime anche bambini
Secondo il racconto dei testimoni, sulle quattro barche partite dalla Libia c'erano anche alcuni bambini. Solo in tre si sarebbero salvati: uno di loro è un bimbo di 12 anni non accompagnato, originario dalla Costa d'Avorio, sbarcato lunedì scorso a Lampedusa insieme con altri due minori. Altri tre piccoli ivoriani erano su uno dei due battelli naufragati nel mare in tempesta. "Sul mio gommone - ha raccontato uno dei superstiti,del Mali- c'erano almeno tre ragazzi della Costa d'Avorio, potevano avere non più di 13-14 anni. Anche loro sono scomparsi tra i flutti".
Mattarella: "Colpito dalla tragedia"
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è rimasto "colpito dalla nuova immane tragedia umanitaria avvenuta in acque internazionali". Il capo dello Stato, si è appreso, segue da vicino la vicenda e ha espresso "apprezzamento per l'opera dei soccorritori che ha permesso di salvare molte vite".
Renzi: "No a strumentalizzazioni"
Sul naufragio è intervenuto anche il presidente del Consiglio: "Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore", ha detto Matteo Renzi che dice no a chi, nel dibattito politico, "non guarda la realtà ma solo le proprie posizioni ideologiche".
Il Consiglio d'Europa boccia Triton
Intanto arriva da Strasburgo la bocciatura del Consiglio d'Europa: "Non è all'altezza" dei compiti che deve svolgere e "l'Europa ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio efficace": è quanto sottolinea in una nota il commissario dei diritti umani del consiglio d'europa, Nils Muiznieks.
La polemica politica
Nel frattempo in Italia infuria la polemica politica sulla gestione dell'emergenza sbarchi. Da sinistra si vuole il ritorno all'operazione italiana Mare Nostrum e anche l'ex premier Enrico Letta esce dal suo silenzio per chiedere di "ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no". Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, risponde: "Il problema non è Mare Nostrum o Triton, si può chiedere all'Europa di fare di più e lo farò, ma il punto politico è risolvere il problema in Libia, dove la situazione è fuori controllo". Da destra comunque si attacca il governo e si spara contro l'ipotesi di tornare all'operazione italiana. Massimiliano Fedriga (lega nord) chiede le dimissioni di Renzi e di Alfano, che "giocano con le vite delle persone". Ma Renzi prende le distanze. "quando ci sono morti - osserva - anche soltanto per rispetto l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore".