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MONDO

Emergenza coronavirus

Ocse: "Italia tra i paesi più colpiti da ricadute economiche, disoccupazione entro il 2020 al 12,4%"

Nei Paesi Ocse invece - si legge nell'Outlook - arriverà al 9,4%. Il segretario generale Angel Gurria poi ha sottolineato che senza il lockdown ci sarebbe stato il collasso della sanità e centinaia di migliaia di morti: solo da noi si stima 500mila vittime

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I paesi Ocse, a partire dall'Italia, hanno adottato misure senza precedenti per far fronte all'impatto sull'occupazione dell'emergenza coronavirus. Tuttavia ora, con la ripresa delle attività economiche, serve un cambio di rotta rispetto al pacchetto di misure preso al picco della crisi e basato sul congelamento dei licenziamenti e sulla cassa integrazione.

Occorre dunque, "trovare il giusto equilibrio tra un rinnovato sostegno a chi è in difficoltà, l'accompagnamento delle inevitabili ristrutturazioni dove necessario e la creazione di nuovi posti di lavoro". E' quanto emerge dall'Employment Outlook 2020 dell'Ocse, in cui l'organizzazione di Parigi invita ad evitare una seconda ondata di pandemia, che metterebbe in discussione quanto di buono fatto finora. E, in secondo luogo, passare a una nuova fase, la quale tenga conto che questa crisi non sarà breve e che, difficilmente, tra due anni, nel 2021, saremo tornati al punto di partenza e cioè ai livelli pre-covid del 2021. 

Italia uno di Paesi più colpiti: disoccupazione entro il 2020 arriverà al 12,4%
"L'Italia è stato uno dei Paesi Ocse più colpiti dalle ricadute economiche del Covid-19", infatti "l'Italia ha registrato uno tra i maggiori cali di ore lavorate tra tutti i Paesi Ocse", pari a una  contrazione del -28% nei primi tre mesi della crisi scrive l'Ocse. Secondo le stime la disoccupazione nel nostro Paese, "che prima di Covid-19 era ancora ben al di sopra dei livelli pre  2008, dovrebbe raggiungere il 12,4% entro la fine del 2020, spazzando via quattro anni di lenti miglioramenti".  "Mentre l'economia italiana inizia a riaprirsi" dopo il lockdown, "si prevede che la  disoccupazione scenderà gradualmente all'11% entro la fine del 2021, ma resterà ancora ben al di sopra del livello pre-crisi", continua l'Ocse.

Incentivi all'assunzione, divieto di licenziamento: le misure per far ripartire Italia
Incentivi all'assunzione, concentrati sui gruppi più vulnerabili, per promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro; riadattamento della cassa integrazione per dare a imprese e lavoratori i giusti incentivi a riprendere l'attività o a cercare un altro posto di lavoro; riconsiderazione del funzionamento del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza per garantire che le famiglie più bisognose siano davvero sostenute. Sono questi per l'Ocse, come emerge dal Rapporto sull'occupazione, alcuni degli interventi con cui l'Italia, "che ha adottato nell'emergenza misure senza precedenti", deve trovare ora "il giusto equilibrio tra un rinnovato sostegno a chi è in difficoltà, l'accompagnamento delle inevitabiliti ristrutturazioni dove necessario e la creazione di nuovi posti di lavoro". E tra questi anche "il divieto di licenziamento e i limiti all'assunzione di lavoratori con contratto a tempo determinato, per evitare che l'aggiustamento si scarichi interamente sui lavoratori senza un contratto a tempo  indeterminato" ed il rinnovamento significativo del programma Garanzia Giovani per aiutare gli under 30 a mantenere  un legame con il mercato del lavoro.

Disoccupazione nei Paesi Ocse raggiungerà il 9,4% entro la fine del 2020
La disoccupazione nei Paesi Ocse raggiungerà il 9,4% entro la fine del 2020, contro un valore pari al 5,3% di fine  2019. E' quanto stima l'Ocse. Sempre secondo l'Ocse si assisterà in seguito a una ripresa "solo graduale", con il tasso di disoccupazione che dovrebbe rimanere "al pari livello o al di sopra del livello di picco registrato durante la crisi finanziaria globale, raggiungendo entro la fine del 2021 il 7,7% se non ci sarà una seconda ondata di coronavirus (e l'8,9% in caso di seconda ondata), con differenze sostanziali tra i Paesi".

Senza lockdown collasso sanità e milioni di morti
Le rigide restrizioni alla vita sociale ed economica che la maggior parte dei paesi membri ha adottato per frenare il diffondersi del coronavirus hanno impedito il collasso dei sistema sanitario e hanno aiutato ad evitare centinaia di migliaia, se non milioni, di morti". Lo ha detto il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria. 

Senza lockdown in Italia 500mila morti
Introducendo le restrizioni alla vita economica e sociale, i Paesi hanno evitato il collasso dei loro sistemi sanitari e centinaia di migliaia di morti. Lo indica l'Ocse nell'Employment Outlook, in cui esamina gli effetti della crisi del coronavirus principalmente sul mercato del lavoro, ma anche sotto l'aspetto sanitario. 'Le simulazioni suggeriscono che in assenza delle misure di confinamento, il numero dei decessi da Covid-19 avrebbe potuto essere dell'ordine di 500 mila in Italia e di milioni nei vari Paesi dell'Ocse', si legge nel rapporto. Nello stesso scenario, il numero dei pazienti che avrebbero richiesto terapie avanzate sarebbe stato di decine di volte superiore, causando il collasso dei sistemi sanitari e quindi ancora più decessi, aggiunge lo studio.

Non permettere una generazione persa di giovani
"Non permettere che il risultato di questa crisi sia una generazione persa di giovani". E' il monito che arriva dal segretario generale dell'Ocse Angel Gurria. "Decisioni su come, e a quale velocità, sia possibile tornare a un attività economica e sociale, assicurando, al contempo, la sicurezza dei lavoratori".
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