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MONDO

Il neo presidente alle prese con le nomine

Usa, prime spine per Donald Trump. Giuliani agli Esteri, il team si spacca

La scelta è controversa: in queste ore, riemerge il potenziale conflitto di interessi per alcune attività di consulenza dell'ex sindaco di New York con alcuni paesi chiave, dal Venezuela di Chavez all'Arabia Saudita. Fonti parlano di confusione, il cui simbolo è il ritiro di Mike Rogers dalla squadra di transizione. Trump: ho parlato con 28 leader stranieri

Donald Trump e Rudolph Giuliani
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Acque agitate alla Trump Tower a New York. Le diverse anime politiche che hanno portato all'elezione del tycoon sono in aperta collisione. Le nomine e le caselle da riempire non sono affatto scontate, quindi per nulla scontata è la linea da dare alla nuova amministrazione americana, nonostante la promessa di una "rivoluzione commerciale" che "romperà con le ali globaliste sia di repubblicani sia di democratici". Il fronte è spaccato a partire dalla paventata nomina di Rudy Giuliani come segretario di Stato.

La conferma tarda ad arrivare perché la scelta è controversa: in queste ore si ricorda, infatti, un potenziale conflitto di interessi per alcune attività di consulenza dell'ex sindaco con alcuni paesi chiave, dal Venezuela di Hugo Chavez all'Arabia Saudita. Se ne era già parlato quando, nel 2007, Giuliani aveva tentato la corsa alla Casa Bianca. Ma oggi, gli echi della stampa hanno un effetto amplificato: per l'intera campagna elettorale Donald Trump e il suo fronte si sono scagliati contro la Clinton Foundation, hanno agitato dubbi sulla sua lista di donatori, presentato il caso come limite insormontabile per la credibilità di Hillary Clinton. E in ballo, c'è anche la promessa di smantellare quelle zone grigie in cui a Washington si incontrano politica e grandi interessi rappresentati da un esercito di lobbisti.

Il ritiro di Rogers dal team di transizione
L''organigramma' con focus sulla politica Estera e di Sicurezza nazionale della nuova Casa Bianca emerge, quindi, al centro di una lotta intestina che rischia di rallentare oltre il dovuto il processo di transizione verso l'insediamento il prossimo 20 gennaio. Fonti parlano di stallo e confusione conclamata, il cui simbolo oggi è il ritiro dalla transition team (secondo alcuni è stato scaricato) di Mike Rogers, ex deputato che ha presieduto la commissione della Camera sull'intelligence. Nei giorni scorsi Chris Christie era stato messo da parte e l'impresa era stata affidata al vicepresidente eletto Mike Pence con lo sguardo a Washington, ma non basta.

Il caso del creazionista Carson
Tra i fedelissimi sembrerebbe escluso anche Ben Carson, creazionista, che dice di non volere un posto nell'amministrazione per mancanza di esperienza a livello governativo, e che sembrava destinato all'Istruzione (dove avrebbe probabilmente tentato di screditare l'evoluzionismo). Nel limbo, al momento, resta anche Kellyanne Conway, l'ultima dei diversi responsabili della campagna elettorale cambiati da Trump durante la corsa (tra questi Corey Lewandoski sul quale pare ci sia addirittura un esplicito veto).

Ryan confermato Speaker della Camera
Intanto, su Capitol Hill il cielo si rasserena, almeno apparentemente, con le nuvole spazzate via dalla conferma di Paul Ryan per la nomina a un secondo mandato da Speaker della Camera. Lo hanno votato all'unanimità i deputati repubblicani e la conferma è attesa a gennaio con il voto dell'intera aula. Il dado, però, è tratto per Ryan, pronto a essere lo Speaker dell'era Trump e l''unificatore'. Lo ha confermato lui stesso ieri nella sua prima uscita dopo l'elezione del tycoon, affermando: "Benvenuti all'alba di un nuovo governo repubblicano unito".

Trump: ho parlato con 28 leader stranieri, tra cui Renzi
Il presidente eletto Donald Trump e il suo vice Mike Pence hanno parlato sinora con 28 leader stranieri, oltre al segretario generale dell'Onu: lo rende noto un comunicato del transition team. La precisazione arriva dopo che il New York Times ha scritto delle difficoltà dei leader stranieri a contattare Trump. Nell'elenco figurano, tra gli altri, vari leader europei (Renzi, Merkel, Hollande, May) il presidente cinese Xi Jinping, il leader del Cremlino Vladimir Putin, il premier giapponese Shinzo Abe, quello indiano Narendra Modi, l'israeliano Benjamin Netanyahu, il canadese Justin Trudeau. Tra i presidenti anche Enrique Pena Nieto (Messico), Recep Tayyip Erdogan (Turchia), Abdel Fattah al-Sisi (Egitto), Park Geun-hye (Corea del Sud), Petro Poroshenko (Ucraina).

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