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MONDO

Dopo le elezioni politiche

Turchia: Erdogan accetta le dimissioni del primo ministro Davutoglu

Per la prima volta dopo 13 anni il partito Akp di Erdogan e Davutoglu ha perso alle urne la maggioranza assoluta. In corso le consultazione per capire possibili scenari futuri

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Il premier turco uscente, Ahmet Davbutoglu, ha rassegnato oggi come previsto le dimissioni del governo dopo le politiche di domenica, nelle quali il suo partito islamico Akp ha perso la maggioranza assoluta in parlamento. Il capo dello stato, Recep Tayyip Erdogan, ha accettato le dimissioni. Ora dovrebbe incaricare Davutoglu, comunque primo con circa il 40%, di tentare di formare il nuovo esecutivo

La Costituzione turca prevede un termine di 45 giorni per la formazione di un nuovo governo, si lavora dunque sui possibili scenari futuri per evitare di tornare alle urne. Al momento nessuno dei tre partiti che hanno superato lo sbarramento del 10 per cento appare intenzionato a formare una coalizione con il Partito della giustizia dello sviluppo, l'AKP di Erdogan e di Davutoglu.

Akp senza maggioranza
Per la prima volta dopo 13 anni il partito Akp perde alle urne la maggioranza assoluta mentre il partito filo-curdo Hdp entra in Parlamento. Il partito di orientamento islamico moderato si posiziona di nuovo come primo partito del Paese, ma perde 9 punti rispetto alle politiche del 2011 ottenendo il 40,8% dei voti e 258 deputati. Un risultato ben lontano anche dall'obiettivo dell'Akp di realizzare un emendamento presidenziale alla Costituzione, per il quale sarebbero necessari almeno 330 seggi. Secondo partito il Chp al 25,1%, poi il nazionalista Mhp al 16,4% e  il filo-curdo Hdp il 12,9%.

Partito filo-curdo in Parlamento
Il curdo Selahattin Demirtas, 41 anni, ha portato il suo partito Hdp, nato nel 2014, ben oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, con un bottino di almeno 78 deputati. Il "Podemos curdo" o "Obama curdo" come è stato definito, ha fatto proprie parte delle idee libertarie della rivolta nel 2013 dei ragazzi di Gezi Park contro la deriva autoritaria e islamica imposta al Paese da Erdogan, repressa con pugno di ferro, ha conquistato consensi oltre l'elettorato curdo. E ha ottenuto probabilmente l'appoggio di buona parte dei circa tre milioni di giovani che oggi votavano per la prima volta. 
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