MONDO
Trovato impiccato il capo della polizia di Mariupol
Ucraina, referendum: Plebiscito pro Russia annunciato
Chiuse le urne nel Donbass. Oltre tre milioni gli aventi diritto. Non è previsto un quorum. Aperto un seggio anche a Mosca nonostante l'appello di Putin a rimandare il voto. Soldati di Mosca al confine cammuffati da caschi blu. Le truppe fedeli a Kiev avrebbero sparato a Krasnoarmeisk su militanti filorussi, uccidendo una persona. Le autorità, però, smentiscono
Spari su manifestanti filorussi, un morto. Kiev nega responsabilità
Le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi a
Krasnoarmeisk uccidendo uno di loro e ferendone un altro. Lo sostiene il giornalista Timur Olevski, citato dal Kyiv Post, precisando che a sparare sarebbe stato il battaglione "Dnipro" della Guardia nazionale, un corpo formato per lo più da volontari che hanno partecipato alla rivolta di Maidan.
Le autorità di Kiev negano che siano stati gli agenti della Guardia nazionale a sparare.
Nel villaggio di Baranokova, dove gli abitanti hanno provato a bloccare l'avanzata della Guardia nazionale di Kiev, risultano altre due persone ferite
L'affluenza
Intanto, sempre secondo i filorussi l'affluenza è molto alta: nella regione "ha superato il 75%", mentre nella regione di Donetsk si è fermata poco sotto il 70%, al 69,21%, secondo il capo dell'ufficio elettorale Roman Lyagin. A Krasnoarmeisk, dove i seggi sono già chiusi per motivi di sicurezza l'affluenza è stata del 77,08%. E la tensione resta altissima, nella giornata del voto che per l'Occidente è una farsa illegale. Per il presidente francese Hollande, le consultazioni sono "fasulle" e comunque "nulle": Ribadiscono gli Usa: disappunto nei confronti di Mosca che non ha usato la sua influenza per impedire le consultazioni che, come già annunciato, "non riconosceremo". Condanna anche dall'Unione Europea, che considera "illegali" e "non riconosce il risultato" dei "cosiddetti referendum" organizzati dai separatisti filorussi a Luhansk e Donetsk. Lo afferma la portavoce di Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera Ue.
Sequestrate 100 mila schede contraffatte
Sul voto, oltre alle tensioni che infiammano la regione, anche l’ombra dei brogli. Ieri, secondo quanto riportano alcuni siti ucraini, un gruppo di ribelli filorussi è stato fermato con oltre 100 mila schede elettorali sulle quali era già stata espresso il voto a favore dell’indipendenza per la cosiddetta Repubblica di Donetsk. Le schede sarebbero state distribuite anche in molti luoghi di lavoro. Nel corso dell’operazione sarebbero state sequestrate le schede contraffatte, armi e munizioni.
Le operazioni di voto e i sospetti di brogli
I seggi da conquistare sono 1527, istituiti per la maggior parte nelle scuole, le commissioni elettorali sono 53. Gli aventi diritto sono 3,2 milioni: ad eccezione di due distretti, compresa Mariupol – dove le urne sono aperte da ieri a causa dell’aggravarsi delle tensioni – hanno votato tutti oggi, dalle 8 alle 22 locali (dalle 7 alle 21 in Italia). Non è previsto un quorum. Sulle operazioni di voto pesano già sospetti di brogli: gli organizzatori non possiedono le liste elettorali, dato che Kiev ha bloccato il database, le commissioni elettorali sono interamente composte da filorussi, mancano osservatori indipendenti. Non è chiaro se le milizie popolari - come si autodefiniscono coloro che Kiev chiama terroristi - saranno in grado di fare votare tutta la regione : Kharkiv ha infatti accettato l'invito di Putin a posticipare il voto mentre Donetsk e Lugansk hanno opposto un niet.
Donbass: il traino dell'economia
Sono 5 milioni gli abitanti del Donbass, un distretto che vale quasi il 20% del PIL dell’Ucraina, il cuore carbonifero che ne traina la fragilissima economia con poco meno di un terzo della produzione industriale. Una regione ricca quanto controversa: è qui che avrebbe la sua sede principale quello che i residenti chiamano “il triangolo mafioso”, un centro del potere oligarchico con rapporti molto saldi con la malavita. Politicamente, dopo la caduta di Yanukovich e la scomparsa del suo Partito delle Regioni, il distretto ha perso la sua rappresentatività. Anche da questa caduta nelle zone decentrate della politica ha dato carburante alla rivolta che ha il suo culmine nel referendum di oggi, un rivolta guidata – secondo Kiev e secondo l’Occidente – da leader fantoccio al soldi di Mosca, in grado di occupare zone strategiche ma non di controllare l’intero territorio.