La Gran Bretagna nel caos
Brexit, passa l'emendamento Letwin: ora comanda Westminster
Il Governo May è stato di nuovo battuto e questa volta sarà costretto a seguire, a partire dalla seduta di mercoledì, le indicazioni che saranno proposte dal Parlamento. E spunta una Brexit lenta
Ore drammatiche in Gran Bretagna dove a ormai pochissimi giorni dalla scadenza non si trova ancora una via di uscita condivisa per la crisi Brexit.
Il Parlamento britannico ha approvato un emendamento con cui si autoattribuisce più potere sulla presentazione di piani B alternativi alla linea della premier, che verranno discussi domani. Tre i sottosegretari dimessisi dopo aver votato in dissenso con l'esecutivo. Oggi entra intanto in vigore il dl Brexit, con la golden power sul 5G.
Dimessi tre sottosegretari
Ben tre sottosegretari si sono dimessi, a dimostrazione dell'esasperazione che la guida di Theresa May provoca nei ranghi dei Tories. Si tratta del sottosegretario agli Esteri Alistair Burt, di quello alla Salute Steve Brine, e di quello allo Sviluppo, Richard Harrington. Quest'ultimo ha consegnato una lettera di dimissioni in cui accusa il governo di "giocare alla roulette con le vite e il denaro della grande maggioranza della popolazione di questo paese".
Parlamento controlla processo Brexit
La Camera dei Comuni ha approvato l'emendamento Letwin che concede al Parlamento il controllo del processo Brexit. Con 239 a favore e 302 contrari, il Governo di Theresa May è stato di nuovo battuto e questa volta sarà costretto a seguire, a partire dalla seduta di mercoledì, le indicazioni che saranno proposte da Westminster.
Nel dibattito odierno a Westminster, sono stati tre gli emendamenti ammessi dallo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, dopo che la premier Theresa May ha dichiarato di non avere maggioranza per un terzo voto sull'accordo con Bruxelles.
Si tratta di un pacchetto di "voti indicativi", cioè alternativi alla Brexit pianificata e concordata dalla premier. Ed è passato quello che trasferisce i poteri decisionali dalle mani del governo a quelle del Parlamento.
Gli altri due emendamenti sono quello presentato dai Labour che chiede al governo di "dare al Parlamento il tempo sufficiente questa settimana per trovare una maggioranza per un approccio diverso". E quello di Dame Margaret Beckett, che stabilisce che se la Gran Bretagna arrivasse a sette giorni da un divorzio senza accordo, il Parlamento dovrebbe essere convocato per considerare una mozione sul via libera a questa eventualità.
May ammette: "Non ho il sostegno per un terzo voto sull'accordo"
Theresa May ha ammesso di non avere avere il "sostegno sufficiente" per fare votare di nuovo sull'intesa con l'Ue sulla Brexit. "Per come stanno le cose non c'e' ancora un appoggio sufficiente all'interno del Parlamento per ripresentare l'accordo per un terzo voto", ha detto la premier a Westminster. Ma, ha aggiunto la premier britannica, "continuerò a lavorare per tentare di raggiungere un consenso che mi consenta di presentarlo in settimana".
La posizione della premier non cambia, "no a un referendum bis"
La posizione del governo britannico contro un secondo referendum sulla Brexit non cambia, malgrado la manifestazione di un milione di sostenitori pro Remain a Londra e le oltre 5 milioni di firme raccolte online.May lo ha ribadito, rispondendo alla polemica di un deputato Tory brexiteer contro il suo ministro del Tesoro, Philip Hammond, sull'argomento. "La posizione del governo è che bisogna attuare il risultato del primo referendum", ha detto la premier, notando che Hammond s'è limitato a riconoscere che la proposta di un referendum bis abbia dei sostenitori alla Camera.
Il no di Corbyn
Le parole della premier arrivano dopo l'ultimo rifiuto del leader dell'opposizione laburista. Jeremy Corbyn, ha chiesto alla May di abbandonare l'idea di un terzo voto della Camera dei Comuni sull'accordo di Brexit da lei raggiunto con l'Ue ed gia' bocciato due volte dai deputati. "Corbyn ha chiarito che non ci sono le basi per presentarsi di nuovo al voto", ha spiegato un portavoce del partito in una nota diffusa dopo il faccia a faccia durato piu' di un'ora.
"Il Parlamento prenda il controllo della situazione"
Secondo Corbyn la Camera dei Comuni deve "prendere il controllo" del processo della Brexit. Corbyn ha nuovamente accusato la premier Theresa May di avere "fallito" il negoziato con l'Unione europea.
"Politica May è diventata un imbarazzo per la nazione"
L'approccio del governo di Theresa May alla Brexit è diventato "un imbarazzo nazionale" ha aggiunto il leader Labour, sottolineando l'ennesimo fallimento negoziale della premier britannica al vertice della Ue la scorsa settimana. "L'accordo della May è morto", ha ribadito, "irresponsabile e pericoloso" il discorso con cui, la scorsa settimana, la premier ha cercato di addossare ai membri del Parlamento la responsabilità di non essere riusciti a mantenere l'impegno preso sulla Brexit con il referendum.
May non indica il "piano B" e non esclude il no deal
L'intervento di Theresa May e il dibattito che ne è seguito non hanno dato indicazioni di particolare chiarezza sulle prossime mosse del governo e il futuro della Brexit. Annunciando che al momento non c'è un "sostegno sufficiente" all'accordo negoziato con Bruxelles e indicando la sua contrarietà a che il Parlamento prenda il controllo del processo di uscita dalla Ue attraverso una serie di "voti indicativi", la premier non ha escluso alcun esito per la Brexit.
May ha ventilato l'ipotesi che, se il governo dovesse essere costretto a chiedere un'ulteriore proroga dell'articolo 50, inevitabilmente il Regno Unito finirebbe per partecipare alle elezioni europee di maggio. Allo stesso tempo, la premier non ha del tutto escluso l'ipotesi di un 'no deal', un'uscita dalla Ue senza accordo. In particolare, in uno scambio di battute con il capogruppo dello Scottish National Party, Ian Blackford, che le chiedeva se intende rispettare la volontà del Parlamento che nelle scorse settimane ha respinti l'ipotesi 'no deal', la premier ha fornito una risposta ambigua. I voti ai Comuni contano, ma contano anche i 17,4 milioni di voti di quanti si sono espressi per l'uscita dalla Ue, ha replicato la premier.