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MONDO

La scadenza di venerdì 29 marzo

Brexit, May: 'Parlamento non voterà prima del 12 marzo'

La premier britannica ha spiegato che sono ancora in corso i negoziati con l'Unione Europea

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di Tiziana Di Giovannandrea Negoziati ancora aperti con 'Bruxelles che procedono in modo positivo' sono il motivo che inducono la premier britannica Theresa May ad escludere che il voto del Parlamento di Londra sulla Brexit possa avvenire la prossima settimana.

Il voto sul suo accordo per la Brexit ci sarà non prima del 12 marzo, ha detto May, sull'aereo in viaggio verso il primo summit Unione Europea-Lega araba a Sharm el-Skeikh, in Egitto.

A  trentaquattro giorni dalla data del 29 marzo 2019, data di uscita del Regno Unito dall'Ue, nulla ancora è definito perché May è impegnata in nuovi negoziati con Bruxelles che sono "ancora in corso". 

In questo periodo Theresa May ha continuato a lavorare per riuscire ad ottenere con Bruxelles una modifica al testo di accordo di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea che possa essere ratificato dal Parlamento entro i termini stabiliti per il divorzio e scongiurare una Brexit 'No deal'. Cosa che inquieta e mette ansia a tutti. A Londra come a Bruxelles.

Tre ministri dello stesso governo della premier hanno già lanciato un appello per ritardare un'uscita 'al buio' se la Camera dei Comuni dovesse bocciare l'accordo tra May e Bruxelles.

E' da osservare come, se dovesse esserci il rinvio nel divorzio tra Regno Unito ed Unione Europea, potrebbe accadere che i cittadini britannici potrebbero dover votare alle Europee di maggio. Possibilità non negata da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, il quale ha detto: "Non possiamo escludere che succederà".

Intanto The Guardian, quotidiano britannico, ha scritto che fonti dell'Unione Europea hanno riferito che la Brexit potrebbe essere rinviata fino al 2021. Il giornale cita alti funzionari di Bruxelles, secondo cui i leader dell'Ue "sono propensi per un'estensione che possa garantire un periodo soddisfacente per risolvere i problemi in sospeso". "Un'estensione di 21 mesi avrebbe senso in quanto coprirebbe il periodo di bilancio dell'Ue e faciliterebbe le cose", ha aggiunto la fonte. 

D'altro canto va considerato che è la prima volta, dalla nascita della Cee divenuta poi Unione Europea, che uno stato membro decide di attivare la procedura per uscire dalla Ue e questo sta comportando una serie di problematiche non indifferenti da risolvere. 
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