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ECONOMIA

Fisco, Bonanni a Renzi: "Serve intervento shock. Ridurre le tasse del 5% del Pil"

Il leader Cisl Bonanni chiama alla mobilitazione sul lavoro il prossimo 18 ottobre, e sfida Renzi con misure shock sul fisco. Fiom Cgil con il segretario generale Maurizio Landini, frena su ipotesi forzatura con decreto (LEGGI)

Raffaele Bonanni
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"Il Governo deve affrontare il tema di una profonda riforma fiscale, da attuare anche gradualmente, che diminuisca il carico fiscale su lavoratori, pensionati e imprese che investono, ma con una ripresa efficace della lotta all’evasione fiscale". La Cisl, con il suo segretario Raffaele Bonanni, torna a chiedere al governo un deciso intervento sul fisco.  Per la sigla sindacale, infatti, "non sono sufficienti la stabilizzazione degli ottanta euro, allargando la platea ai pensionati, e la diminuzione dell’Irap del 10 per cento. È necessario un intervento choc di riduzione delle tasse, molto più forte nel prossimo triennio (alcuni economisti lo indicano nell’ordine del 5 per cento del Pil) con un intervento della Bce per finanziare, nel breve e medio periodo, gli effetti negativi di questa manovra sul bilancio pubblico".

"Un intervento di questo tipo naturalmente non significa il ritorno alla finanza allegra, ma rende ancora più necessario e non rinviabili tutte le riforme strutturali oggi impantanate in Parlamento, a partire da quella del lavoro, senza bloccarsi su diktat ideologici, e con un forte intervento di spending review, che oggi sembra abbandonato, perché finalmente aggredisca tutte le zone di rendita e di sprechi nel paese”.  

Bonanni, nel corso del Comitato Esecutivo della Cisl, in corso a Roma, ha sottolineato che “Il Governo deve uscire dall’ambiguità sulla vicenda fiscale. Non bastano le promesse vaghe che anche oggi Renzi ha ripetuto alla Camera, anche perché non si capisce la battaglia politica che vuole portare avanti il Governo sul piano europeo”.

Il segretario della Cisl ha infatti spiegato che “ormai è opinione ampiamente condivisa che in tutta Europa ed in Italia,in modo particolare, il problema centrale è quello di sostenere la domanda. E’ certamente utile il piano da 300 miliardi  proposto dal Juncker, ma gli effetti di questo piano non potranno che essere a medio -lungo termine. Effetti rapidi immeditati possono essere ottenuti solo con una forte diminuzione della pressione fiscale su famiglie e imprese. Diversamente non si comprende quale sia il terreno sul quale il Governo italiano vuole misurarsi con l’Europa".
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