MONDO
Il 25 e il 26 giugno a Bruxelles
Grecia e immigrazione. I nodi da sciogliere al Consiglio europeo
Nella bozza di conclusioni Ue: "Tutti i paesi membri parteciperanno al meccanismo di redistribuzione". Ma sulle trattative pesa lo stop - poi rientrato - dell'Ungheria ai richiedenti asilo e il caso Calais. Preoccupazione per la frenata all'accordo tra Atene e creditori
Bozza Ue: serve un approccio "geograficamente completo"
All'Europa serve "un approccio all'immigrazione equilibrato e geograficamente completo, basato sulla solidarietà e la responsabilita'", si legge nel documento leggermente modificato rispetto a quelli diffusi nei giorni scorsi. "Il Consiglio europeo si è concentrato su tre punti chiave che devono avanzare in parallelo: redistribuzione e reinsediamento, rimpatri e reintegrazione, e cooperazione con i paesi di origine e transito".
Immigrazione e Grecia sul tavolo a Bruxelles
La strada di questo Consiglio europeo appare però in salita. Oltre all'immigrazione i capi di Stato e di governo parleranno anche di Grecia, anche se quest'ultima ufficialmente non compare nell'ordine del giorno. La prima sessione dei lavori del Consiglio è infatti dedicata alla questione dell'immigrazione. A cena invece i leader lasceranno spazio al capo del governo britannico David Cameron, che parlerà del referendum sull'Ue in programma nel Regno Unito. La seconda sessione di lavori, quella di venerdì è dedicata a "occupazione, crescita e competitività", e alle "sfide della sicurezza" che affronta l'Unione. Per discutere di quest'ultimo punto sarà presente anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
L'annuncio dell'Ungheria e il caso Calais
Sul fronte immigrazione la situazione è delicata: l'annuncio dell'Ungheria - che poi ha fatto marcia indietro - di non accettare più richiedenti asilo, che fa seguito a quello di voler creare un muro lungo il confine serbo, e il caso di Calais, dove centinaia di migranti sono stati respinti mentre tentavano di entrare nel Regno Unito approfittando dello sciopero dei portuali hanno raffreddato le aspettative italiane: "Oggi - ha detto Renzi - non ci sono le condizioni per cambiare l'approccio del regolamento di Dublino. Lo vediamo dai giornali, prima ancora che dalle cancellerie. Siamo in un periodo in cui torna a farsi strada la paura, in cui si afferma di nuovo l'idea di frontiera, piuttosto che di piazza".
Il nodo quote
Ma anche le possibilità di approvare la distribuzione obbligatoria delle quote di migranti ipotizzate dalla Commissione Ue sembrano piuttosto scarse: diversi Paesi sono contrari a rendere vincolanti le quote e lo stesso commissario alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, ha messo in chiaro dopo l'ultima riunione dei ministri dell'Interno dell'Ue, di aspettarsi una intesa non prima di fine luglio.
Renzi: "Se costretti da soli ci tireremo indietro"
Per prendere di petto la situazione, Renzi ha scritto un intervento pubblicato da La Stampa, El Pais e The Guardian (tradotto su questi due rispettivamente in spagnolo e inglese). "Se costretti a fare da soli - ha affermato - non ci tireremo indietro. Non rinunceremo a salvare nemmeno una vita, perché abbiamo sulle nostre spalle secoli di civiltà ai quali non rinunciamo per un punto di gradimento: la vita vale più di un sondaggio. Ma avere una risposta europea serve innanzitutto all'Europa, prima che all'Italia".
Frenata su accordo Atene-creditori
Sul fronte Grecia se pochi giorni fa l'intesa tra Atene e i creditori sembrava raggiunta, oggi si registra una brusca frenata. Il premier greco Alexis Tsipras ha incontrato il presidente Bce Mario Draghi, la direttrice del Fmi Christine Lagarde e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, per rimodulare i tempi del piano di rientro dal debito. Tsipras lunedì aveva proposto un aumento delle tasse per raggiungere i target fissati dalla Troika, ma il piano è stato bocciato. La Grecia sta conducendo una "lotta contro l'estorsione e le tattiche di soffocamento senza precedenti", ha commentato il segretario di Syriza, Tasos Koronakis.
Il raffreddamento confermato da Berlino
Un raffreddamento confermato anche da Berlino. Bce, Fmi e Ue hanno dimostrato "con una posizione comune la propria generosa disposizione verso la parte greca, ora tocca alla Grecia agire", ha detto il portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Martin Jäger, nel corso di una conferenza stampa. "Andiamo ora a Bruxelles - ha aggiunto - per continuare queste discussioni, ma la nostra sensazione è che ci resta ancora molta strada davanti. È evidente che non ancora non c'è alcun accordo".
Lagarde: "No alla Grexit ci troveremmo in un territorio inesplorato"
L'aria è carica di tensione. "I greci devono sapere, e lo diciamo con l'affetto di amici e la vicinanza di chi sa le difficoltà del popolo greco, che esiste una fortissima pressione per usare questa finestra che si apre per chiudere i conti con la Grecia ed eliminare Grecia dalla zona euro", ha spiegato il premier Matteo Renzi, nel corso della sua informativa al Senato sul Consiglio. Ha tentato di gettare acqua sul fuoco Lagarde: "Non credo in un'esplosione dell'eurozona. E non voglio una Grexit. In tal caso, ci troveremmo in un territorio inesplorato, come dicono alcuni, con tutti i rischi che ciò comporta".