MONDO
Ban Ki- moon: "Profonda preoccupazione per i civili"
Guerra all'Isis, Erdogan: "Kobane è persa". Onu: "Agire subito". In Turchia 12 morti nelle proteste
Il presidente turco in un campo di profughi siriani: "Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei". La città siriana, osserva De Mistura, potrebbe non essere più in grado di difendersi da sola
Turchia
La città siriana al confine con la Turchia, Kobane, "è sul punto di cadere" nelle mani degli jihadisti e "la comunità internazionale deve agire subito". A lanciare l'allarme è l'Onu, prima tramite l'inviato in Siria Staffan de Mistura, poi tramite il segretario generale Ban Ki-moon che si è detto preoccupato per la sicurezza dei civili. Parole che arrivano poco dopo quelle del presidente turco Recep Tayyp Erdogan che, durante una visita in un campo di profughi di siriani nel sud del Paese, ha invocato un'azione di terra contro i terroristi dello Stato Islamico. E proprio in seguito ai violenti scorsi in corso a Kobane, nella regione sudest della Turchia sarebbe stato imposto il coprifuoco.
Il clima in Turchia è sempre più teso. Almeno 12 persone sono morte nel corso delle proteste dei manifestanti curdi avvenute ieri in varie località del Paese, soprattutto nelle province sud orientali curdofone. I dimostranti oltre a denunciare la situazione a Kobane, chiedono la creazione di una Stato Curdo e la liberazione del leader Ocalan. Manifestazioni simili si sono svolte in tutta Europa e anche alla sede del Parlamento Ue dove una settantina di curdi hanno fatto irruzione brandendo bandiere di Ocalan al grido di "Isis terroristi, turchi terroristi".
Ban Ki- moon: "Profonda preoccupazione per i civili"
"L'Isis continua a portare avanti la sua campagna barbara e a commettere estese violazioni dei diritti umani nelle aree cadute sotto il suo controllo in Siria e in Iraq" ha detto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha espresso la sua "profonda preoccupazione" per la sicurezza dei civili coinvolti nell'offensiva dei jihadisti nella città di Kobane.
De Mistura: "Agire subito"
"Il mondo ha visto con i suoi occhi cosa accade quando una città in Siria o in Iraq è conquistata dall'Isis: massacri, tragedie umanitarie, stupri, violenza orribile. Kobane è sotto assedio da tre settimane. Ci sono 400 mila abitanti, sono tutti curdi e si difendono tutti con grande coraggio", ha osservato de Mistura. "Adesso però gli abitanti di Kobane sono molto vicini a non farcela più. Combattono con armi normali mentre l'Isis ha carri armati e mortai. La comunità internazionale li deve difendere perché non può sostenere che un'altra città cada nelle mani dell'Isis. Ora serve un'azione concreta".
Erdogan: serve "operazione di terra"
"Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei e fintanto che noi non collaboreremo in vista di un'operazione di terra d'intesa con coloro che già combattono sul terreno", ha aggiunto il presidente turco sollecitando la comunità internazionale a cambiare strategia. "Sono passati mesi senza che alcun risultato sia stato ottenuto", ha insistito.
Le condizioni di Ankara
Ankara pretende dagli Stati Uniti un impegno per la futura rimozione del presidente siriano Bashar al-Assad - e l'introduzione di una no fly zone sulla Siria - in cambio di un suo intervento diretto contro l'Isis a Kobane, che dista pochi chilometri dal confine turco, come ha ribadito lunedì alla Cnn il premier Ahmet Davutoglu. Il governo turco è peraltro accusato da più parti di avere sostenuto, o quanto meno favorito, negli ultimi anni le milizie islamiche in Siria - jihadisti compresi - all'interno del fronte anti-Assad, dopo la rottura di Erdogan con il governo un tempo alleato di Damasco.
A Kobane oltre 400 morti
Intanto a Kobane oltre 400 persone sono rimaste uccise in 20 giorni di combattimenti. Secondo gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con sede a Londra, tra le vittime si contano sia jihadisti sia militanti curdi difesa della città, l'Unità per la protezione del popolo (Ypg), come anche civili. Stando all'Osservatorio, sono 412 le vittime appurate degli scontri, ma i morti potrebbero essere di più.
Il clima in Turchia è sempre più teso. Almeno 12 persone sono morte nel corso delle proteste dei manifestanti curdi avvenute ieri in varie località del Paese, soprattutto nelle province sud orientali curdofone. I dimostranti oltre a denunciare la situazione a Kobane, chiedono la creazione di una Stato Curdo e la liberazione del leader Ocalan. Manifestazioni simili si sono svolte in tutta Europa e anche alla sede del Parlamento Ue dove una settantina di curdi hanno fatto irruzione brandendo bandiere di Ocalan al grido di "Isis terroristi, turchi terroristi".
Ban Ki- moon: "Profonda preoccupazione per i civili"
"L'Isis continua a portare avanti la sua campagna barbara e a commettere estese violazioni dei diritti umani nelle aree cadute sotto il suo controllo in Siria e in Iraq" ha detto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha espresso la sua "profonda preoccupazione" per la sicurezza dei civili coinvolti nell'offensiva dei jihadisti nella città di Kobane.
De Mistura: "Agire subito"
"Il mondo ha visto con i suoi occhi cosa accade quando una città in Siria o in Iraq è conquistata dall'Isis: massacri, tragedie umanitarie, stupri, violenza orribile. Kobane è sotto assedio da tre settimane. Ci sono 400 mila abitanti, sono tutti curdi e si difendono tutti con grande coraggio", ha osservato de Mistura. "Adesso però gli abitanti di Kobane sono molto vicini a non farcela più. Combattono con armi normali mentre l'Isis ha carri armati e mortai. La comunità internazionale li deve difendere perché non può sostenere che un'altra città cada nelle mani dell'Isis. Ora serve un'azione concreta".
Erdogan: serve "operazione di terra"
"Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei e fintanto che noi non collaboreremo in vista di un'operazione di terra d'intesa con coloro che già combattono sul terreno", ha aggiunto il presidente turco sollecitando la comunità internazionale a cambiare strategia. "Sono passati mesi senza che alcun risultato sia stato ottenuto", ha insistito.
Le condizioni di Ankara
Ankara pretende dagli Stati Uniti un impegno per la futura rimozione del presidente siriano Bashar al-Assad - e l'introduzione di una no fly zone sulla Siria - in cambio di un suo intervento diretto contro l'Isis a Kobane, che dista pochi chilometri dal confine turco, come ha ribadito lunedì alla Cnn il premier Ahmet Davutoglu. Il governo turco è peraltro accusato da più parti di avere sostenuto, o quanto meno favorito, negli ultimi anni le milizie islamiche in Siria - jihadisti compresi - all'interno del fronte anti-Assad, dopo la rottura di Erdogan con il governo un tempo alleato di Damasco.
A Kobane oltre 400 morti
Intanto a Kobane oltre 400 persone sono rimaste uccise in 20 giorni di combattimenti. Secondo gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con sede a Londra, tra le vittime si contano sia jihadisti sia militanti curdi difesa della città, l'Unità per la protezione del popolo (Ypg), come anche civili. Stando all'Osservatorio, sono 412 le vittime appurate degli scontri, ma i morti potrebbero essere di più.