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MONDO

La crisi

Libia, Haftar bombarda aeroporto di Mitiga. Tripoli attende la tregua negoziata da Russia e Turchia

Di Maio: "Embargo Ue su armi alla Libia". Erdogan: "Avanti fino alla vittoria"

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Sempre più complesso lo scacchiere diplomatico libico mentre sul terreno continuano gli scontri in attesa di un possibile cessate il fuoco. L'ambasciatore libico all'Ue ha smentito ieri sera le voci di un sequestro di Sarraj al suo rientro da Bruxelles: "Il premier libico è tornato con me a Tripoli e sta bene", ha detto Gaddur. Sarraj non ha fatto però scalo a Roma, irritato a quanto pare dall'accoglienza riservata da Conte ad Haftar: "Non ci può essere dialogo con un criminale di guerra", hanno dichiarato da Tripoli. Russia e Turchia chiedono intanto il cessate il fuoco da domenica.

Raid aerei sull'aeroporto di Tripoli
L'aeroporto di Tripoli Mitiga, l'unico funzionante nella capitale libica, è stato oggetto nella notte di nuovi raid aerei da parte dell'aviazione facente capo al generale Haftar. Lo scrive su twitter il giornale The Libya Observer facendo riferimento al supporto dell'aviazione degli Emirati Arabi Uniti ad Haftar nell'operazione. Ieri il portavoce dell'esercito di Haftar, aveva annunciato l'estensione del divieto di sorvolo anche "sulla base e sull'aeroporto Mitiga", richiamando "le compagnie aeree ad attenersi severamente a questo provvedimento e a non mettere in pericolo i loro aeromobili".

Tripoli: bene il cessate il fuoco negoziato da Erdogan e Putin
L'appello di Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan per "un cessate il fuoco in Libia" a partire dalla mezzanotte di domenica prossima è stato accolto con favore dall'Alto Consiglio di Stato di Tripoli. "Le dichiarazioni del presidente turco e del presidente russo riguardo la crisi libica e l'attacco contro la capitale vengono accolte con favore dall'Alto Consiglio", afferma una nota diffusa nelle ultime ore e rilanciata stamani dall'agenzia ufficiale turca Anadolu. Il testo insiste affinché il dialogo rientri nel quadro dell'Accordo politico libico siglato nel dicembre del 2015 a Skhirat, in Marocco.

Erdogan: "Avanti fino alla vittoria"
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e' tornato a parlare della Libia a meno di 24 ore dall'appello al cessate il fuoco lanciato con il collega russo, Vladimir Putin, garantendo che la Turchia non si tirera' indietro. "Continueremo a difendere i nostri interessi nel Mediterraneo orientale, in Siria e in Iraq. A coloro che dicono che mandiamo i nostri militari nel deserto dove rimarranno impantanati dico che le loro parole sono aride come il deserto e i loro cuori sono in un pantano. Siamo andati in Libia perche' e' stato chiesto il nostro aiuto contro l'ingiustizia e l'oppressione. Andremo avanti, senza alcuna esitazione, fino alla vittoria ", ha detto Erdogan.

Di Maio: "Embargo Ue su armi alla Libia"
"In Libia arrivano armi perche ci sono varie interferenze da parte di Stati esterni. Dobbiamo trovare una soluzione con la Ue per far rispettare l'embargo sulle armi in modo tale che non possano piu arrivare alle fazioni che si stanno combattendo creando instabilità nel mar Mediterraneo". Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in una dichiarazione registrata sul suo profilo facebook. Inoltre il responsabile della Farnesina chiede di "individuare il prima possibile una data per la conferenza di Berlino".  


Il mancato incontro a Roma con Sarraj
Ed è polemica in Italia sulla mancata visita di Sarraj a Roma. Palazzo Chigi sarebbe potuto diventare crocevia del destino della Libia. Ma, nel giro di poche ore, sfuma il progetto di far convergere a Roma, uno dopo l'altro, i due leader chiave del Paese nordafricano. Arriva nella Capitale il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, che nei giorni scorsi ha conquistato Sirte e ora punta ad allargare il proprio dominio.

Conte ad Haftar: "Si rinunci ad opzione militare"
Al termine del colloquio, durato poco meno di tre ore, dal governo arriva la posizione ufficiale: Conte ha espresso "la forte preoccupazione per la continua escalation sul terreno in Libia", sottolineando come "l'unica soluzione sostenibile è quella politica e ha pertanto invitato a rinunciare all'opzione militare".

Sarraj irritato diserta Roma
Non si fa vedere, invece, Fayez al-Sarraj, a capo di un fragile governo con sede a Tripoli, sostenuto dalla comunità internazionale. Al-Sarraj, che vive sotto la costante minaccia di Haftar, pronto a conquistare l'intero Paese, non ha apprezzato la mossa italiana. E pensare che Palazzo Chigi poteva ospitare un vero colpo da maestro, almeno a livello diplomatico: far parlare le due parti, ricevendole separatamente in territorio neutrale, e permettendo a Conte di rappresentare le ragioni dell'uno e dell'altro leader.

Conte: "Lavoriamo per soluzione politica in Libia. L'Italia sempre coerente"

Unica tappa Bruxelles
Al-Sarraj, però, si limita ad andare a Bruxelles, per incontrare l'Alto rappresentante della politica estera Josep Borrell e il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. E il ministro dell'Interno di al-Sarraj, Fathi Bashagha, smentisce con forza anche solo l'idea di un incontro romano. "Questa è solo propaganda che arriva da alcune parti in Italia, ed è finanziata dagli Emirati arabi uniti", dice alla televisione libica Alahrar. Durissimo anche l'ambasciatore di Tripoli a Bruxelles, Hafid Qaddour, secondo cui "non ci sarà alcun dialogo o incontro con il criminale Khalifa Haftar".

Il sequestro (smentito) di Sarraj
 L'ambasciatore libico all'Ue ha smentito ieri sera le voci di un sequestro di Sarraj al suo rientro da Bruxelles: "Il premier libico è tornato con me a Tripoli e sta bene", ha detto Gaddur

Di Maio in Egitto
Non ha più fortuna la missione, parallela a quella di Conte, portata avanti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al Cairo per una riunione con Francia, Egitto, Cipro e Grecia. Il responsabile della Farnesina, a sentire il suo staff, si batte per "smussare la dura posizione degli altri Paesi nei confronti di turchi e Sarraj", pronti ad un duro confronto militare contro Haftar. Roma, che chiedeva un documento più morbido forse proprio per non sembrare troppo schierata al fianco del generale, non viene ascoltata.

L'Italia non firma la dichiarazione del Cairo
L'Italia, quindi, decide di non firmare la dichiarazione conclusiva della riunione egiziana, considerandola troppo sbilanciata. Di Maio spiega che "non dobbiamo spaccare l'Unione europea", che potrà tentare di parlare con una voce sola al Consiglio dei ministri Ue di venerdì. L'auspicio è che si possa portare avanti il cosiddetto processo di Berlino, che punta ad organizzare una conferenza di pacificazione della Libia. Ma, come ammette lo stesso Di Maio, "non serve solo una conferenza ma anche -e soprattutto. un risultato concreto". Risultato che, al momento, resta ancora un miraggio lontano.
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