MONDO
La missione militare
Libia, al Hafar: "Mandateci armi e dottori, non soldati"
Il vicepremier del governo di Tripoli in un'intervista al Corriere della Sera: "Noi libici abbiamo i soldati necessari e la volontà per combattere l'Isis. Ma ci servono armi, munizioni e sostegno logistico. Abbiamo visto come gli americani e i loro alleati hanno sprecato tante forze per cercare di battere Isis ed estremismo islamico in Iraq, Siria e Afghanistan. Non vorremmo che da noi si ripetessero gli stessi errori"
In merito a un possibile intervento militare in Libia, "occorre cooperare al meglio. Qualsiasi contributo della comunità internazionale deve essere concordato con il governo di Tripoli, che è l'unico legittimo in Libia. Ma non servono soldati stranieri - sottolinea al Hafar - piuttosto sostegno logistico alle nostre forze militari, che sono ben determinate a battere Isis".
"Il 95% dei libici odia Isis. La sua forza sta nei volontari jihadisti stranieri che arrivano dall'estero", spiega al Hafar. "I miei parenti a Sirte raccontano che sono in maggioranza giovani tunisini, egiziani, sudanesi, marocchini, vengono dal Ciad e dal Mali. Non è un caso che liberando gli italiani a Sabrata i nostri uomini abbiano scoperto che i loro rapitori erano tunisini".